Processo al comunismo? di Barbara Spinelli

C'è chi preferisce dimenticare Solzenicyn, Bukovskij, Pljusc e Kuznetsov, i dissidenti sovietici degli Anni 70, insieme in un tribunale Processo à cmunisìw? DA quando è caduto il Muro di Berlino, quel che accade nei Paesi postcomunisti ha un carattere enigmatico, oscuro. Sembra sorgere da un nulla, che non si afferra. Scoppiano subitamente guerre, come in Cecenia o nei Balcani, le cui genealogie appaiono insondabili. Tornano al potere nomenclature comuniste convertite al nazionalismo etnico, e la celerità del ritorno crea stupore, muto. La concezione stessa del tempo si deforma, perde una dimensione: è come se fosse schiacciato sul presente, mangiato dall'attualità. E' come se fosse senza profondità, senza radici nel passato, appiattito. Perfino la nuova democrazia ha quest'aspetto piatto, paragonabile a tabula rasa: non si sa bene da dove venga, contro quali forze abbia vinto la sua battaglia, con quali di esse abbia regolato i conti, e se mai li abbia regolati. Democrazia nei Paesi del postcomunismo non è una convinzione durevole, edificata su un processo all'ancien regime. E' sinonimo di Attualità, di Spirito del tempo che tutto tollera, dimentica. E' un fenomeno di moda, e come la moda non ha altra coscienza se non quella del presente, dell'effimero, del modernista. Del passato comunista non conosce nulla, non sa dire alcunché. Non sa dire le deportazioni e i massacri dei ceceni, ad opera dello stalinismo. Non sa dire gli affronti patiti dalle nazionalità, nella Jugoslavia comunista. Il passato è evacuato, nel momento in cui si è deciso di non sottoporlo a processo e di non fargli subire il destino che tribunali ed epurazioni riservarono, dopo la guerra, a nazismo e fascismo. Ingiudicato, il co- munismo è divenuto, col tempo, ingiudicabile evento sulla cui esistenza si dubita. Forse per questo si torna a parlare della possibilità di processare i crimini comunisti, di istituire qualcosa che rievochi simbolicamente il processo di Norimberga contro i nazisti. L'ultima iniziativa è dell'editore russo Alexander Glezer, che avrebbe raccolto il consenso di Solzenicyn e Pljusc, di Buko¬ vskij e Kuznetsov, di Neizvestny e Glucksmann in Francia, ma altri gruppi si formano, decisi a impedire almeno in parte quel che sta accadendo: l'applicazione del negativismo revisionista al passato comunista, prima ancora che sia stata proposta una Visione circostanziata, di quel che i regimi sovietizzati hanno fatto. Impresa ardua, perché i processi giungono tardi, a danni avvenuti, e perché si tratterà di ricostruire non solo i crimini ma anche l'enigma del loro venir meno, nel 1989. Ma impresa pur sempre utile, che aiuta a capire quel che in caso contrario resterebbe ineffabile, inaccessibile ai ricordi. Dei processi hanno bisogno i popoli, che altrimenti non sapranno qaale sia stato l'avversario della libertà riconquistata, né quale sia il prezzo per preservarla. I tribunali sono un atto dovu¬ to, non solo a chi ha subito violenza ma anche a chi non ha partecipato al sopruso, ai cittadini incolpevoli che hanno vissuto nel totalitarismo. In fondo è per questi ultimi, sempre, che si esige giustizia e si cercano criminali: è per scagionare gli innocenti, che in altro modo vengono mescolati con i colpevoli in una massa indistinta, simultaneamente assolta e sospetta in permanenza. Senza processi, le colpe cessano di essere individuali e diventano collettive, tali da macchiare per intero un popolo. Il tribunale di Noi iinberga e la denazificazione, in Germania, hanno risparmiato ai tedeschi il fato della colpa collettiva. I processi contro gli autori dei genocidi in Bosnia sono rivendicati per onorare la memoria delle vittime, ma anche per evitare che il popolo serbo venga incriminato in quanto tale, perpetuamente. Il popolo russo avrebbe avuto eguale diritto a vedersi restituita una decenza collettiva, se si fosse potuto separare, anche lì, i colpevoli dagli incolpevoli. Se si escludono i timidi tentativi in Germania Est e a Praga, tuttavia, il regolamento dei conti è mancato. Sono mancati i tribunali, le epurazioni, e il comunismo ha potuto metamorfizzarsi, cambiare nome, prender possesso dell'economia, invocare l'assoluzione e la pagina bianca della storia, su cui si scrivono intonse biografie. D'altronde è stato precisamente questo, la Caduta del Muro: non già una Rivoluzione, come si è preteso, ma una trattativa con le singole nomenclature, nel corso della quale i comunisti hanno chiesto e ottenuto il non luogo a procedere, in cambio del proprio ritiro dai governi. Ritiro provvisorio d'altronde, perché in breve tempo, provviste di simile salvacondotto, le nomenclature sono tornate ovunque al potere, con la significativa eccezione della Repubblica cèca e della Germania Orientale. Il generale Jaruzelski ha ammesso esplicitamente, in un'intervista, che questo fu lo scambio di favori negoziato durante le tavole rotonde con Solidaìnosc, nell'89. Se non ci fosse stata questa pagina bianca molte cose sarebbero valutate con metro diverso, a Est e anche in Occidente. L'assoluzione del comunismo ha consentito che venisse scagionato anche il neofascismo, automaticamente, permettendo a quest'ultimo di reclamare l'azzeramento di ogni giudizio e processo, sui due totalitarismi. Lo stesso fenomeno dei naziskin sarebbe stato ridimensionato, se comunisti e nazisti fossero stati ambedue processati, se anticomunisti e antifascisti fossero stati parallelamente riaccreditati. Il comunismo invece è morto ingiudicato, e a partire da qui tutto è apparso permesso, tutto ha potuto sfacciatamente rinascere, a destra e sinistra: questa l'eredità nichilista dell'89, che l'assenza di processi al totalitarismo comunista ha alimentato, e consegnato alle generazioni presenti. Barbara Spinelli «Senza un giudizio tutto può rinascere sfacciatamente» «L'assoluzione silenziosa ha consentito che venisse scagionato anche il neofascismo» Parata delle Forze Armate sovietiche sulla Piazza Rossa a Mosca

Persone citate: Alexander Glezer, Bukovskij, Glucksmann, Jaruzelski, Kuznetsov, Neizvestny, Solzenicyn

Luoghi citati: Berlino, Cecenia, Francia, Germania, Germania Est, Germania Orientale, Jugoslavia, Mosca, Norimberga, Praga