«Faremo del Sud una Florida» di Fabio Martini

L'Ulivo festeggia sotto il Vesuvio. Veltroni: al prossimo G7 ci saranno Romano e Tony Blair L'Ulivo festeggia sotto il Vesuvio. Veltroni: al prossimo G7 ci saranno Romano e Tony Blair «Faremo del Sud una Florida» Bassolino dà la carica al Labour Day CASTELLAMMARE DAL NOSTRO INVIATO In questa piazza meridionale, con i cornetti rossi appesi dentro le macchine, col Vesuvio in dissolvenza, Walter Veltroni sfida tutte le iettature e urla parole forti, parole che raccontano lo stato d'animo della sinistra italiana ad una settimana dal «D-Day». Dice Veltroni: «Ho visto Michel Rocard e gli ho detto di stare tranquillo: alla prossima riunione del G7 ci saranno due facce nuove: Tony Blair e Romano Prodi!». La folla di Castellammare applaude felice e Veltroni insiste: «Per come stanno andando le cose, forse Romano ed io possiamo cominciare a scrivere il programma dei primi cento giorni di governo dell'Ulivo». E in nell'ottimismo ostentato c'è la novità di questa campagna elettorale, diversissima da quelle in cui la sinistra in crescita si nascondeva («non mettiamo paura...») e lo spettro del sorpasso lo agitava invece la de. E questo ottimismo sbandierato è stato il filo rosso della manifestazione-clou del «Labour Day», la giornata del lavoro indetta dall'Ulivo. Mentre a Castellamare parlavano Prodi, Veltroni e Bassolino, comizi si svolgevano in diverse città e ieri sera l'intervista di Maurizio Costanzo a Massimo D'Alema nella piazza di Gallipoli è stata rilanciata (via sa- tellite) in 400 piazze d'Italia. Un «Labour Day» con un pericolo serpeggiante: diventare la giornata dell'apoteosi degli operai e degli impiegati contrapposti a commercianti, imprenditori, professionisti. E per questo motivo Prodi, Veltroni e Bassolino si sono sgolati per lanciare il messaggio che alla fin dei conti può essere decisivo per vincere le elezioni: l'Ulivo è la forza «tranquilla» che propone un patto sociale, mentre il Polo divide il mondo del lavoro. Ha detto Prodi ai cinquemila di Castellammare: «Se vinciamo le elezioni, la sera stessa del 21 aprile si aprirà una conferenza per stabilire i fondamenti della politica del lavoro» e un grande patto per il Mezzogiorno vedrà assieme «sindacati, Confindustria, regioni del Nord». Ma prima del comizio in piazza, Prodi e Veltroni si erano visti a pranzo e avevano fatto quattro chiacchiere nella sala ristorante dell'hotel Stabia e avevano commentato il match televisivo della notte precedente. Prodi - si vede da lontano - è gongolante, ma ripete: «Soltanto i giornali credono che la tv sposta tanti voti...». Ma poi, man mano che mangia, il Professore diventa più discorsivo, si scalda e chiosa così i tentativi di Berlusconi di conquistare il voto cattolico: «E' come uno che va in casa d'altri e fa la cacca sul tappeto!». Sì, è proprio gasato Prodi e Veltroni non riesce a trattenersi quando gli portano il di¬ spaccio di agenzie con la sparata di Berlusconi sulle «ultime elezioni libere». Commenta Veltroni: «Mi sa che ha un po' perso la testa...». Poi tutti al comizio, alla villa comunale di Castellammare, questo paesone alle falde del Vesuvio che è sempre stato un termometro degli umori «vesuviani», sia ai tempi di Valenzi che in quelli di Gava. L'evento eccita la cittadina e davanti a quell'orgia di fui, telecamere, poliziotti, Ciro, uno scugnizzo di 8 anni, chiede ad uno degli uomini di Prodi: «Scusate, ma dopo esce in televisione?». I tre big salgono sul palco: passerella di Prodi, Veltroni e Bassolino («An-to-nio, An-to-nio, An-to-nio!»). Si mettono tutti a sedere e nell'ilarità di qualcuno con¬ quista il palco da solo Mario D'Urso: sotto una splendida giacca di tweed indossa una bizzarra maghetta arancione col suo nome. Flash e si può partire. Per primo tocca a Veltroni, che già in mattinata, passeggiando tra gli applausi in via Scarlatti a Napoli, aveva misurato la sua popolarità. Partenza scoppiettante da comizio: «All'inizio ci hanno preso in giro, ma a me quel pullman piace: è lo strumento che prendono i lavoratori, quelh che al lavoro non ci vanno in elicottero!». Berlusconi e le ultime elezioni libere? «Lui non ha paura delle future elezioni, ma di quelle di domenica prossima!». E Bassolino, che da queste parti è amatissimo sfotte il Polo: «Qualcuno di loro dice che se perdono lasciano l'Italia, mentre da qualche tempo ci sono tanti napoletani che sognano di tornare nella loro città!». E visto l'entusiasmo, visto l'ottimismo che c'è in giro, Prodi parte con una sparata: «Alle prossime elezioni spero di trovare avversari più forti!». E' troppo anche per l'entusiasmo dei cinquemila di Castellammare che stavolta applaudono tiepidamente, ma quando il Professore si scalda («è possibile fare del Mezzogiorno la Florida del Mediterraneo»), la piazza è tutta con lui. Fabio Martini Il Professore: se vinciamo un patto per il Mezzogiorno tra Nord, sindacati e Confindustria A sinistra: Antonio Bassolino, Romano Prodi e Walter Veltroni ieri a Castellammare di Stabia