Chi si rivede i «Puritani» ma De Chirico è ripudiato di Giorgio Pestelli

Torino, torna dopo 23 anni l'opera di Bellini Torino, torna dopo 23 anni l'opera di Bellini Chi si rivede, i «Puritani» ma De Chirico è ripudiato Ottimo il cast con Devia e Sabbatini Marini cancella i bozzetti metafisici TOSINO. Con uno spettacolo di grande richiamo il Regio rappresenta «I Puritani» di Bellini, dopo 23 anni, riprendendo dal Comunale di Firenze i bozzetti di Giorgio De Chirico, ma rinnovando e trasformando l'allestimento per la regìa di Giorgio Marini e l'impianto scenico di Edoardo Sanchir dirige Bruno Campanella e la presenza di alcuni fuoriclasse, come Mariella Devia e Giuseppe Sabbatini, ma anche degli altri in una compagnia benissimo impaginata, assicurano le più schiette gioie liriche: gli slanci di passione, i voli canori dove l'errore di un capello può essere fatale, il tutto ben ripagato dall'attenzione e dall'entusiasmo del pubblico. I bozzetti e i figurini di De Chirico per i «Puritani» furono presentati al Maggio Fiorentino del 1933; e piacquero punto, il pubblico tradizionale dell'opera non raccapezzandosi troppo fra manichini e varie ortopedie «metafisiche»; ma non piacciono nemmeno oggi al Marini, che evidentemente non condivide quella solarità mediterranea tipica della maniera dechirichesca; sicché, a parte il siparietto dipinto in origine per la terza scena del primo atto, di De Chirico non si riconosce altro, tutto essendo immerso in una luce oscura, da Seicento olandese, di caldo color giallo ocra; ispirato ai romanticismi e goticismi certo presenti nell'opera, ma che sono solo un contorno, sia pure importante, rispetto a quella vocazione classica che negli italiani è quasi inestirpabile: non solo Bellini pensava addirittura alla «Nina pazza per amore» di Mariella Devia Paisiello, ma anche la disperazione di Elvira, a sua insaputa, ricorda troppo l'ampia retorica di un'Arianna abbandonata; in ogni caso, la fiammata risorgimentale di «Suoni la tromba» suonava un po' spaesata al passo di una fantomatica ronda di notte. Elementi positivi del nuovo allestimento sono le grandi cornici da cui i personaggi si affacciano come da un mondo surreale e la nube che li separa dal prossimo, isolandoli nell'interiorità dei loro momenti salienti. Campanella dirige una edizione rigorosamente senza tagli, quindi un po' faticosa, perché la qualità della musica è eccelsa solo in presenza della polarità Arturo-Elvira; ma l'operazione, che ha anche il merito di sottolineare l'inedita ampiezza di re spiro dei «Puritani», è consentita dalla bellezza e tenuta delle voci: con una Devia straordinaria, tanto nel registro commovente delle pagine più alte, quanto nella brillante «polacca» di «Son vergin vezzosa» e un Sabbatini bravissimo, in grado di resuscitare quel fascino tenorile, fatto di smalto e di leggiadra tenerezza, che oggi parrebbe perduto; e altrettanto bravi i Michele Pertusi, Roberto Servile, Enrico Turco, protagonisti degli ombrosi duetti virili, e Claudia Nicole Bandera e Iorio Zennaro. Orchestra e cori corretti, ma si vorrebbe qualcosa di più in quanto a fascino sonoro; in conclusione, uno spettacolo importante, impegnativo, da non perdere, e da rivedere per valutarne a fondo le novità. Giorgio Pestelli Mariella Devia

Luoghi citati: Firenze, Torino