Droga, un morto ogni 8 ore di Raffaello Masci

intestabile Drogo, un morto ogni 8 ore Allarme degli esperti: si è troppo rassegnati di fronte all'emergenza Drogo, un morto ogni 8 ore Le vittime sono aumentate del 26per cento I intestabile IROMA N Italia c'è un morto per droga ogni otto ore, e il trend è a salire: nel '95 l'incremento è stato del 26% rispetto al '94. Cambiano inoltre le droghe, non più solo o soprattutto eroina ma, con una presenza sempre maggiore, ecstasy, cocaina, anfetamine, il cui uso devastante per il cervello - ha fatto lievitare negli ultimi anni le patologie psichiatriche tra i tossicodipendenti. Ma tutto questo si consuma «nella totale indifferenza della politica», come hanno denunciato ieri a Roma il Cnca e il Fict, le due organizzazioni che raggruppano gran parte delle comunità terapeutiche. Sempre ieri, ma a Bergamo, si è riunito il «Gruppo di collaborazione europea per lo studio della tossicodipendenza» per raccogliere i risultati di una ricerca commissionata dall'Unione europea nel '90. Il quadro che emerge da entrambi questi convegni è desolante: il problema droga è stato praticamente abbandonato proprio mentre si sta risvegliando. Stanchi di combatterlo, ha detto Mons. Vinicio Albanesi, del cordinamento del Cnca, si è giunti ad un pericoloso fenomeno di convivenza pacifica con la droga: c'è e quindi tanto vale sopportarla. I morti per overdose sono stati 1.098 nel '95, 258 in più del '94. I sequestri di nuove droghe nello stesso periodo sono cresciuti del 117%. Resta drammatico il legame tra droga e Aids e tra droga e criminalità: il 60% del totale dei contagiati da Hiv ha o ha avuto un rapporto assiduo con le droghe, e più del 50% dei detenuti (di cui dueterzi tossicodipendenti) è in carcere per reati connessi alla droga. La figura del tossicodipendente sta anche cambiando, all'interno della società - come fa notare il «Gruppo di collaborazione europea» - e ha ormai una sua «accettabilità», il drogato insomma rischia di essere considerato semplicemente un cittadino in più, diverso, particolare, ma non da curare a ogni costo. Per esempio - hanno fat¬ to notare gli studiosi riunti a Bergamo - va scomparendo la figura dell'eroinomane «sbandato» per lasciare spazio ad un cittadino dalla vita apparentemente normale, che magari lavora, che fa però uso di sostanze stupefacenti dai devastanti effetti sul cervello, come testimonia il fatto che l'80% dei tossicodipendenti presenta forti patologie comportamentali di natura psichiatrica. «Nonostante questo però - ha detto mons. Albanesi - una stupida indifferenza circonda il problema droga tanto che nessuno schieramento politico ha pensato di farne cenno in campagna elettorale. Gli ultimi dati disponibili, dimostrano che il problema è in crescita ma l'attenzione nei suoi confronti si è abbassata». Oggi, contro questa piaga strisciante che la società tende a riassorbire e a rimuovere come problema, in Italia sono schierate solo le comunità terapeutiche. Per esempio quelle del Cnca di don Vinicio Albanesi con 128 gruppi, 7.000 operatori, 289 comunità residenziali, 16 mila persone in trattamento; e quelle della Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) presieduta da Bianca Costa Bozzo e che si richiama all'esperienza di don Mario Picchi, con 53 centri, 1.500 operatori e 4.500 volontari, 424 comunità, 6.500 giovani e 15.000 familiari assistiti. Le due associazioni delle comunità terapeutiche hanno rivolto ieri un appello alle forze politiche con un documento che è stato presentato ai leader di 12 partiti italiani, per chiedere «una seria politica delle tossicodipendenze». La richiesta non è - per ora - caduta nel vuoto. Al documento hanno risposto - assicurando la loro attenzione - Romano Prodi dell'Ulivo, Stefano Trasatti e Luigi Pagliaro per il Polo, Francesca Martini della Lega, Natale D'Amico per la Lista Dini, e poi Rocco Buttigliene, Marco Pannella e l'ex ministro della Famiglia, Antonio Guidi. Raffaello Masci

Luoghi citati: Bergamo, Italia, Roma