«ANALISI» Il vero killer è l'indifferenza

7/ vero killer è Vindifferenza ANALISI 7/ vero killer è Vindifferenza SENTIAMO spesso ripetere che non bisogna rassegnarsi a convivere con la droga ma, intanto, rischiamo di rassegnarci a convivere con le morti per droga. Nell'anno passato sono aumentate sensibilmente ma quasi non ce ne siamo accorti. C'è un preoccupante calo di tensione, di attenzioni, di sforzi per contrastare questa drammatica realtà. Assieme, c'è un pauroso vuoto di politiche. E gli effetti si vedono: fondi che vengono erogati con ritardi di anni, scarsi investimenti nella prevenzione, servizi pubblici spesso distanti dalla realtà e dai nuovi volti delle tossicodipendenze, comunità che solo a fatica riescono ad elaborare nuove modalità di intervento, carceri sempre strapiene, per la metà proprio per violazione della legge sulle droghe. Anche in questi giorni di campagna elettorale si coglie una distanza da questi problemi oppure un interesse solo di facciata e di convenienza, sia pure con qualche lodevole eccezione. Il mondo delle tossicodipendenze è sensibilmente mutato negli ultimi anni: si sono espansi i mercati e, di conseguenza, il potere e i profitti delle mafie e del narcotraffico. Ce lo dicono i dati statistici, dai quali emerge un minore consumo di eroina e un notevole aumento delle droghe sintetiche; ma, prima ancora, ce lo dice la quotidiana esperienza degli operatori, pubblici e privati. Di fronte ai mutamenti e ai problemi inediti l'operatore ma anche l'educatore, deve affinare professionalità e strumenti per cercare continuamente di mettere in comunicazione la domanda di aiuto con l'accoglienza e le risorse terapeutiche. Allo stesso modo, anche le politiche generali sulle droghe devono trovare nuova capacità di risposta. Gli stessi dati ufficiali non possono però dare un'esatta fotografia del fenomeno e delle tendenze, perché gran parte di questo rimane «sommerso». Non c'è vera prevenzione se non aiutiamo questa grande fascia di consumatori a diventare visibile. E per farlo occorrono gli strumenti e le politiche appropriate. Il lavoro di strada, i servizi cosiddetti a «bassa soglia» sono ancora una realtà assai limitata e, non di rado, osteggiata. Le politiche di «riduzione del danno», ma meglio sarebbe definirle di «cura della vita», non trovano la necessaria attenzione. Aver cura della vita significa educare, prima di tutti; ma, assieme, vuol dire superare la logica del «creare terra bruciata» attorno a chi si droga. Perché questa logica, allontana, non aiuta a prevenire, si limita a punire e spinge alla clandestinità, la quale, a sua volta, facilita la diffusione dell'Aids e le stesse morti per overdose. Proprio di fronte a queste morti dobbiamo dirci senza ipocrisia che non è solo o sempre la droga ad uccidere ma anche l'indifferenza, le politiche sbagliate, la mancanza di coraggio nel trovare muovi modi, nuove strade e nuovi strumenti per dare speranza e dignità a tanti giovani costretti ai margini. don Luigi Ciotti atti