Dimmi come mangi e ti dirò chi voti di Raffaella Silipo

Dimmi come mangi e ti dirò chi voti Dimmi come mangi e ti dirò chi voti Dalla rucola craxiana al minestrone leghista POLITICA E CIBO CM E' la «gauche caviar» e la rughetta craxiana, il minestrone leghista di Boso e la dieta idrica di Berlusconi. E oggi a mezzogiorno a Bologna scatta il «mortadella-day» organizzato da An contro Romano Prodi «mortadella dal volto umano». Mistero dei legami tra cibo e politica. Perchè il modo in cui si mangia è questione di linguaggio, pensiero, persino ideologia. Almeno questa è l'idea da cui è partito Davide Paolini, organizzatore di un Forum a Milano il 17 aprile dal titolo «Mangiare, bere, destra, sinistra. Esiste un rapporto tra scelte alimentari e scelte politiche?» seguito da cenatest in cui a ogni commensale sarà svelata la sua tendenza elettorale più o meno nascosta. Dimmi come mangi e ti dirò chi voti, dunque, in una sorta di sondaggio alimentare, in cui si scopre che il burro è di des' ra e il riso di sinistra, il caffé di destra e i surgelati di sinistra. «La patata per natura è di sinistra, spappolata nel purè è di destra», cantava già ironicamente Giorgio Gaber. Contraddicendo poi in parte Boso, nel proseguire con «una bella minestrina è di destra, il minestrone è sempre di sinistra». «Ma la cosa è assai più seria di quanto può sembrare - dice Paolini -. Il professor Pizzato Cajani, per esempio, ha studiato "la cucina di strada e di piazza, tra autarchia e politica". Il sociologo Vercelloni sostiene che in cucina la materia prima è di destra, la tecnica di centro e i fruitori di sinistra». Il punto di partenza è l'opera di Gurnowski «Le parti en gastronomie», in cui il grande gastronomo francese argomentava che «la grande cucma accademica è di destra, la cucina regionale di centro, la nouvelle cuisine di sinistra». Ma Paolini rifiuta le equazioni troppo dirette. «Che dire senno dei tortel¬ lini bolognesi? Cibo tradizionalissimo, che però nasce in una terra di sinistra. Non me lo vedo, il bolognese, soddisfatto delle microscopiche porzioni della nouvelle cuisine. Non ci sono propriamente cibi di destra o di sinistra, conta piuttosto chi li mangia, il linguaggio, l'identificazione con aree storiche specifiche: ma le ricette dell'Allusi, bibbia della cucina borghese di fine 800, erano seguite anche nelle case popolari». Forte poi è l'effetto trascinamento dei cibi prediletti dai leader: le sogliole bollite di Scalfaro, (un'eco di venerdì santo?), le ranocchie fritte di Dini (per un «rospo», è il massimo), la pastasciutta alle melanzane di Ignazio La Russa che la cucina personalmente ai meeting di An, il risotto di Massimo D'Alema che ne ha decantato le qualità in una tv siciliana. Senza dimenticare gli scioperi della fame di Palmella, estrema protesta di una politica che proprio non si riesce a digerire. Insomma, l'elettore incerto ha ancora una chance: andare a cena. Anche se Paolini non vuole anticipare nessun piatto e nessun abbinamento. Si lascia sfuggire solo un dessert: «Bomba farcita con meringa al cioccolato e salsa vaniglia». Una leccornia capace di falsare qualsiasi sondaggio alimentare. Raffaella Silipo Un convegno svelerà le ideologie con cene-test Oscar Luigi Scalfaro e Lamberto Dini

Luoghi citati: Bologna, Milano