Giallo Veltri-Tonino di F. Mar.
Giallo Veltri-Tonino Giallo Veltri-Tonino L'ex portavoce annuncia «Non parlo più di lui» ROMA. Elio Veltri sta parlando ininterrottamente da 20 minuti e al suo fianco Romano Prodi sbadiglia, socchiude gli occhi quasi fosse in preghiera. E' mezzogiorno, siamo al quartier generale dell'Ulivo di palazzo Colonna ed è appena iniziata una conferenza stampa piena di promesse: a fianco di Prodi, ci sono i due grandi amici di Tonino candidati dall'Ulivo, l'ex sindaco di Pavia Elio Veltri e il giudice Angelo Giorgianni, due personaggi che tante volte hanno interpretato il «verbo» di Tonino. Tv e cronisti sono stati convocati per qualche annuncio importante? Macché, alla fine la sorpresa sarà un'altra, di segno opposto: lo straripante Veltri e il giudice Giorgianni non soltanto non osano dire una parola sulle simpatie politiche del loro amico Tonino, ma - come dice Veltri - «Di Pietro è fuori da questa conferenza stampa e anche fuori da questa campagna elettorale: rispettiamo la sua volontà». In realtà, quella improvvisa cautela sui gusti politici di Tonino assomiglia ad una dichiarazione di resa: l'Ulivo che tanto aveva sperato in una dichiarazione anti-Berlusconi di Di Pietro, oramai s? è arreso al silenzio di Tonino. Ma c'è di più: è nato un giallo nei rapporti tra Di Pietro e Veltri, che qualche mese fa sembrava essere diventato il portavoce dell'ex pm di Mani Pulite. Due giorni fa Veltri aveva fatto diffondere il testo di una lettera speditagli da Di Pietro nella quale, tra l'altro, era scritto: «Ero e sono contento della tua candidatura». E ancora: «Non dimentico la solidarietà che mi hai espresso anche nei momenti peggiori» e dunque «auguri». Ma dalla sua casa di Bergamo, ecco insorgere Mirko Tremaglia: «Il signor Veltri non ha diffuso tutto il testo della lettera, perché nella parte che lui ha omesso, c'è scritta una cosa molto chiara: "caro Veltri tu non puoi parlare a mio nome e rappresentarmi". E se dico questo, so di poterlo dire: ho parlato ieri con Di Pietro e sono stato autorizzato a riferire la parte mancante. E lui mi è sembrato anche molto irritato per la diffusione parziale di quella lettera». Rincara la dose Gabriele Cimadoro, il cognato di Tonino che è candidato del Ccd: «Il contenuto della lettera, come mi ha detto Di Pietro, è completamente diverso e il fatto che alla fine ci siano gli auguri fa parte dei convenevoli...». Ma è davvero andata così, come sostengono gli interpreti di destra di Tonino? Elio Veltri, mentre si allontana da palazzo Colonna, risponde così: «Non so cosa abbia dichiarato Tremaglia, non mi interessa. Io sono in campagna elettorale, mentre lui è un vecchio camerata che forse non ne ha bisogno...». Veltri glissa, ma alla fine su Di Pietro una cosa la dice: «Prima di scrivere o di mangiare non telefono a Di Pietro, se non ne ho voglia... Lo chiamo quando ne ho voglia...». Insomma dopo gli ammiccamenti dei mesi scorsi; dopo i sondaggi di Prodi e di Dini, tra Ulivo e Di Pietro non c'è più gran feeling. Racconta Tremaglia: «Il momento di crisi tra Dini e Di Pietro, come mi ha spiegato lui stesso, è stato il durissimo attacco del ministro Caianiello. Dini lo ha tollerato forse perché sospettava che Di Piet. n stesse per pronunciarsi a favore di An?». E la r >-r.la fine a tutte queste dietrologie sembrerebbe vo'erla mettere proprio Veltri, l'ex portavoce. Prima di lasciare palazzo Colonna dice: «Da oggi in poi mi impegno a non pronunciare più quel nome, Di Pietro...». [f. mar.]
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