Grossman così ho previsto l'attentato a Rabin di Aldo Baquis

I nostri ragazzi a zig-zag nel terrore il caso. Intervista con lo scrittore, mentre esce in Italia il romanzo «profetico» del '93 Grossman: così ho previsto l'attentato a Rabin B GERUSALEMME AMBINI israeliani, bambini «a zig zag». E non solo loro, costretti a vivere, in questo periodi di san¬ guinosi attentati, in una situazione di grande precarietà. La metafora si applica a tutti i bambini (e gli adolescenti) del mondo. Lo spiega David Grossman, che al tema ha dedicato un romanzo, Ci sono bambini a zigzag, appena pubblicato in italiano (nella traduzione di Sarah Kaminski e Elena Loewenthal) da Mondadori. Il libro narra le vicissitudini del tredicenne Nono (Amnon Feinberg) inviato da Gerusalemme a Haifa in treno dal padre in quello che si rivela essere un viaggio nella sua confusa identità di adolescente. E per una strana coincidenza, la nostra conversazione con lo scrittore israeliano avviene pochi minuti dopo che ha accompagnato il figlio quattordicenne Yonatan (il destinatario principale di Ci sono bambini zig-zag) alla stazione centrale degli autobus di Gerusalemme: come Nono, anche lui diretto ad Haifa. I bambini zig-zag sono riconoscibili per strada? «Siamo tutti a zig-zag, io stesso lo ero da bambino e lo sono ancora. Essere a zig-zag vuol dire essere attirato da sogni, da passioni, da amori, da tendenze contraddittorie. L'adolescenza è riconoscere il proprio "io" fra questi scossoni. Nel caso di Nono il viaggio gli rivela la sua identità. Non è lui a scegliere il viaggio, ma semmai il contrario: è un viaggio nel destino al termine del quale egli stabilisce la propria identità». Ma il suo è un libro per adolescenti o per adulti? «Nella prima edizione ho scritto che è un racconto per giovani adatto anche agli adulti. Nel frattempo è stato adottato dalle scuole israeliane, che lo usano come libro di testo. Ma è successa una cosa ancora più sorprendente: ho scoperto che è davvero un libro adatto anche agli adulti perché offre loro l'esperienza di ricordare le letture dell'adolescenza. Ho ricevuto lettere di apprezzamento da alcuni ministri, e anche da un primo mini- stro...». Un romanzo per adolescenti e adulti, un reportage politico sui palestinesi, fiabe per bambini, un libro impegnato come «Vedi alla voce: amore»: la sua produzione è eclettica. Non teme di confodere i lettori? «Lo riconosco: sono uno scrittore a zig-zag. Innanzi tutto mi considero uno scrittore, e poi anche giornalista. Ma quando ero impegnato nella stesura del Vento giallo mi feci forza e rimandai la scrittura di una novella». Nel libro Nono, ormai cresciuto, ricorda con nostalgia che «una volta i bambini giocavano fra di loro, non via modem». Lei prova la stessa sensazione? «Ho cominciato a scrivere Ci sono bambini a zig-zag quando mio figlio Yonatan aveva 12 anni e stava sviluppando una forte passione per il computer. Il computer attiva un numero ristretto di sentimenti: tensione, sospetto, furbizia, coraggio. Per me era molto importante offrirgli un libro che avesse una gamma di sentimenti più vasta, che fosse una specie di "virus" contro i computer. Quando osservo i bambini israeliani noto che non si guardano più in faccia, ma siedono accanto di fronte al computer». Lei ha scritto il romanzo nel '93 e in due righe ha descrìtto profeticamente l'attentato al premier Rabin, protetto invano da una guardia del corpo. La cosa e tanto più sorprendente perché in Israele nessun primo ministro ne aveva mai subito uno. Come spiega questa anticipazione? «Ero molto entrato nella psicologia del padre di Nono, un ufficiale della polizia, che lo addestrava ad essere sempre sul chi vive, scattante come una molla. Io stesso, quando accompagno i miei figli, mi guardo sempre intorno: in questi mesi chiunque può essere il prossimo kamikaze islamico». Se Nono passeggiasse adesso, come fa nel romanzo, nella via Dizengoff di Tel Aviv o presso la fabbrica di cioccolata di Ramat Gan, teatro di attentati, avrebbe qualche possibilità di imbattersi in un kamikaze palestinese. Come si riflettono sugli adolescenti le recenti stragi? «In questo stato di cose i giovani devono ancora di più trovare rifugio nella fantasia. Il bisogno umano di ascoltare una storia è insopprimibile». Nelle settimane scorse ha detto che Israele dovrebbe parlare con gli islamici di Hamas... «Anche fra di loro c'è un 20 per cento pragmatico che è disposto a cessare gli attentati. Se noi oggi dialoghiamo con questo 20 per cento e se mio figlio, a suo tempo, dialogherà con un altro 20 per cento, allora, forse, mio nipote si godrà una vita tranquilla», Al tempo stesso lei è favorevole alla chiusura dei Territori. «Sì, molti a sinistra si sono arrabbiati per questa mia posizione, ma io non devo loro nulla. Ma i miei amici palestinesi, Izat, Ahmed, Zachi, con cui parlo tutti i giorni, hanno capito. Il fatto è che un nuovo attentato potrebbe significare l'arresto del processo di pace, potrebbe mutare l'esito delle elezioni del 29 maggio e determinare così il destino di Israele. Non possiamo permettere che ciò avvenga». Lei è stato fra i primi a presagire l'Intifada: chi l'ha vinta? «I palestinesi hanno vinto l'Intifada perché hanno obbligato Israele ad abbandonare zone dei Territori da cui altrimenti non si sarebbe ritirato. Al tempo stesso i palestinesi rischiano di perdere la pace. Dagli accordi ad interim e dalle bozze redatte per quelli definitivi si prefigura già uno Stato palestinese a brandelli, senza continuità territoriale, pieno di posti di blocco e con coloni israeliani armati. Temo molto che prima che ci sia vera pace, fra noi e i palestinesi ci sarà un'altra fase violenta». Per via delle colonie? «Ci sarà un confronto israeliano con i coloni e un confronto palestinese con i coloni. A Hebron la situazione è esplosiva. Prevedo che non andrà liscia». Aldo Baquis I nostri ragazzi a zig-zag nel terrore Giovani palestinesi mascherati durante l'Intifada; sotto, Grossman autore del nuovo romanzo «Ci sono bambini a zig-zag»