Germania stipendio tagliato a chi si ammala

La proposta del governo anche per ridurre l'assenteismo da week-end nelle fabbriche e negli uffici La proposta del governo anche per ridurre l'assenteismo da week-end nelle fabbriche e negli uffici Germania, stipendio fagliala a chi si ammala Kobl: «Chi non lavora guadagni meno» BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Stipendio ridotto per chi si ammala, in modo da «premiare» chi è al suo posto di lavoro ogni giorno. Il piano di Helmut Kohl - subito accolto in modo controverso dai principali sindacati del Paese l'ha riassunto il ministro del Lavoro Norbert Bluem, cristiano democratico e compagno di partito del Cancelliere: «Chi lavora deve sempre star meglio di chi - quale che ne sia la ragione - non lavora», ha dichiarato allo Spiegel in previsione della riunione fra alleati di governo che dovrà esaminare domani - nuovi tagli al sistema di previdenza sociale. Come dire che i sindacati devono prepararsi a rinunciare a un tema-simbolo, frutto di un durissimo scontro con imprenditori e governo trent'anni fa, la parità di salario fra chi lavora e chi non può lavorare perché è malato? Come dire, conferma il ministro Bluem, che le difficoltà economiche rendono maturi i tempi di una svolta: chi è ammalato per ragioni non dipendenti dal datore di lavoro, deve rinunciare a una parte del salario. Un sasso, una «provocazione» o peggio, secondo alcuni. Anche se la proposta è infatti ancora aperta - nel senso che non sono stabiliti modalità e tempi di realizzazione - ha inevitabilmente innescato polemiche e rilanci, aprendo per la prima volta un dibattito su salario e malattia anche nel sindacato. Con qualche imbarazzo: dopo le polemiche scatenate all'interno del Dbg - la Federazione sindacale di cui è presidente - in seguito alla «disponibilità a dialogare» sulla proposta Bluem, ieri Dieter Schulte ha fatto marcia indietro. Il progetto del governo è contrario a un principio «irrinunciabile», ha dichiarato scontrandosi con altri esponenti del mondo sindacale. Secondo il leader dell'Ig Chemie Hubertus Schmidt, per esempio, le parole di Bluem meritano attenzione. E lo stesso vale per il responsabile bavarese del Dgb, Fritz Schlosser, mentre al Dag, il sindacato degli impiegati, non hanno dubbi: «Non ci presteremo allo smantellamento dello Stato sociale», garantiscono. In realtà, dietro le contestate dichiarazioni del ministro, affiorano posizioni ancora distanti. Per i liberali dell'Fdp, alleati di governo, la riduzione del salario dovrebbe essere compresa fra il 10 e il 20 per cento. Secondo l'esperto di politica economica della Cdu Hansjuergen Doss, al contrario, la soluzione del problema è soprattutto in due varianti: il lavoratore non riceve salario nei primi tre giorni di malattia; oppure il salano viene ridotto in proporzione ai giorni di assenza dal lavoro. In ogni caso, suggerisce Doss, se un accordo non sarà trovato fra imprenditori e sindacati, bisognerà provvedere con una legge. Qualcosa del genere era già avvenuto in passato, ma in senso inverso: nel 1969 la Grande Coalizione fra Cdu e socialdemocratici decise che fino alla sesta settima¬ na di malattia - a partire dal primo giorno di assenza - il lavoratore ha diritto a ricevere l'intero salario, senza detrazioni. Nel 1957, al termine di uno dei più aspri scioperi del secondo dopoguerra, il governo federale aveva già varato una legge che obbligava le aziende a integrare il 50 per cento del salario pagato dalle casse pubbliche nei primi 28 giorni di malattia (portandolo al 90 per cento del totale), ma che prevedeva ancora tre giornate di vuoto salariale: i cosiddetti Karenztage, nei quali il lavoratore non riceveva compenso o lo riceveva fortemente ridotto. Dopo oltre trent'anni si tornerà ai Karenztage? Ambienti di gover¬ no rispondono che fra i mezzi per alleggerire costi del lavoro ormai insopportabili c'è - senza dubbio anche la riduzione del salario nei giorni di malattia. E a parte i risparmi consistenti per le aziende, che potrebbero essere impiegati per finanziare un nuovo sistema di assicurazione-malattia, si colpirebbe anche l'assenteismo, una piaga: la Germania ha il primato in Europa, con un tasso medio dell'8,5 per cento, che aumenta nei giorni immediatamente precedenti e successivi ai fine settimana e ai ponti. Come dire che, ogni giorno, un salariato ogni 12 è assente dal lavoro. Emanuele Novazio I liberali propongono di ridurre del 10-20 per cento il salario I sindacati: ci opporremo 3 Ih 4 COME CAMBIA L'ORARIO IN EUROPA LU ■ Ou OQ ■ IO < | §3 48 H 40 B 40 ■ 40 ■ 39 B — SETTIMANE DI FERIE ANNUE ORE SETTIMANALI LAVORATE Il cancelliere tedesco Helmut Kohl

Persone citate: Dieter Schulte, Doss, Emanuele Novazio, Fritz Schlosser, Helmut Kohl, Norbert Bluem, Schmidt

Luoghi citati: Europa, Germania