«Ridatemi mìa figlia» e si dà fuoco

Aosta, psicologo di 43 anni è grave dopo il tentato suicidio davanti al palazzo di giustizia Aosta, psicologo di 43 anni è grave dopo il tentato suicidio davanti al palazzo di giustizia «Ridatemi mìa figlia», e si dà fuoco // tribunale gli aveva negato il permesso di vederla AOSTA. Due mazzetti di fiori di campo, legati con fili d'erba e posati sul marciapiede bruciato dal fuoco, davanti a Palazzo di Giustizia. Sono per Antonio Sonatore, 43 anni, psicologo e maestro elementare, residente a Villeneuve (12 chilometri oltre Aosta), che ha deciso di versarsi addosso una tanica di benzina e di darsi fuoco. Erano le 13,50 del giorno di Pasqua. Ieri, l'uomo era ancora ricoverato in condizioni molto gravi nel reparto grandi ustionati dell'ospedale San Martino di Genova, con prognosi riservata. Ha tentato di uccidersi per protesta, per riconquistare il diritto a vedere la figlia: dopo la separazione dalla moglie Maria Rosaria Erriquez, i giudici avevano deciso di affidare la bambina alla madre. Da nove mesi, poi, il tribunale dei minori di Torino aveva firmato un'ordinanza per impedire a Sonatore di vedere la figlia. Tutto scritto in quei cartelloni che lo psicologo portava al collo come un «uomo-sandwich». Da mesi girava così in tutte le piazze della città. Le aveva tentate tutte per far conoscere le sue ragioni: si era incatenato alla ringhiera del monumento ai caduti, davanti al Comune di Aosta; aveva trascorso giorni e notti sotto l'albero di Natale nella stessa piazza; si era messo davanti al tribunale quando c'erano processi di richiamo, quando c'era più possibilità di essere notato dai giornalisti; aveva persino ottenuto una manciata di secondi in un collegamento con il «Gabibbo», su Canale 5. Tutto ciò era valso soltanto a metterlo in ridicolo, a rendere meno credibile la sua protesta. Tanto da spingere la figlia di 10 anni à scrivere a La Stampa: «Ho una vita davanti a me, non voglio sentirmi imbarazzata a causa di tutto quello che ha fatto e fa mio padre». Dal '90, la madre della bambina è separata da Sonatore. «Ha picchiato mia sorella, ha abusato di lei, l'ha minacciata. E noi conosciamo soltanto alcuni episodi, lei non ci ha raccontato tutto» spiegano il fratello della donna, Torquato Erriquez, e lo zio Leonardo Solenne. Sette anni fa, Sonatore aveva patteggiato una condanna a 11 mesi per violenza carnale nei confronti della moglie. Nel '91, lo psicologo aveva portato via la figlia dalla casa della moglie. Si era chiuso in una stanza d'albergo a Cannes e aveva telefonato a Maria Rosaria Erriquez per chiedere uno scambio: «Ti lascio portare via la bambina se passi una notte con me», aveva detto. La moglie lo aveva fatto arrestare dai gendarmi, poi lo psicologo era stato estradato in Italia. «Per riuscire a passare il confine, Antonio era riuscito a convincere la bambina a nascondersi nel bagagliaio. Le ha fatto credere di giocare. E' uno psicologo, ha sempre lavorato con i bambini, sa come fare», dice Torquato Erriquez. Otto mesi fa, il tribunale dei minori di Torino ha deciso di impedire a Sonatore di vedere la figlia. «Quella bambina ha assistito a tutte le minacce, le botte che ha dato alla moglie, le aggressioni fatte nei nostri confronti», spiegano il fratello e lo zio di Maria Rosaria Erriquez. E ancora: «Tutto quello che ha detto, si è realizzato. Pensi che a Natale ha detto: "Del mio caso ne parlerà tutta l'Europa". Chissà se pensava già a un gesto come quello che ha poi commesso». I parenti raccontano poi le ultime ore dello psicolo¬ go, le telefonate e la visita a casa della moglie per poter ottenere il permesso di stare due ore con la figlia. «Almeno a Pasqua, il tempo di portarla in piazza Chanoux per accendere il cero della pace», aveva detto come ultimo tentativo per convincere la donna. La risposta era stata un «no» deciso. La madre aveva paura che potesse trasformare la bambina in «ostaggio», come aveva fatto nel '91 in quella fuga sulla Costa Azzurra. Lui ha reagito tentando di impedire alla moglie e alla figlia di uscire di casa. Poi, ha deciso di andare davanti al tribunale di Aosta e di darsi fuoco. Si è rovesciato addosso una tanica di benzina, l'ha appoggiata sul marciapiede e si è incendiato. Le fiamme hanno corroso le piastrelle del marciapiede e annerito la lastra di marmo ac¬ canto al portone del Palazzo di Giustizia. In un attimo, Antonio Sonatore è stato avvolto dalle fiamme. A causa del terribile dolore ha incominciato a urlare e a correre verso i giardini davanti al tribunale. «Una torcia umana, non credo lo dimenticherò mai» dice Anna Maria Castellani, 44 anni, moglie di un maresciallo del Genio Ferrovieri. La donna e la sua famiglia abitano al primo piano della palazzina della stazione ferroviaria di Aosta. Poche decine di metri dai giardini dove è corso Sonatore per cercare di spegnere le fiamme. L'uomo si è buttato su una lingua di prato, il fuoco gli ha bruciato gli ultimi lembi dei vestiti. Dallo tasca gli è caduta una moneta, l'unico segno di lui rimasto nel verde. Claudio Laugcri Prima di cospargersi di benzina ha fatto un ultimo tentativo per incontrare la ragazzina di 10 anni I In passato aveva rapito la figlia ed era stato condannato per violenze sulla moglie da cui si era separato M *»«*«* <»»« .,, f*j m>* *»m tmótt* "■ tv, I * S*m«t; ti:-a K . V """«' "» m«M ">■■ '■ -•"*>•*; I Antonio Sonatore, 43 anni, durante una delle sue manifestazioni di protesta. Sotto, mentre viene soccorso dopo il tentato suicidio