NOI CRISTIANI E L'OLOCAUSTO di Sergio Quinzio

C C C ARO signor Camon, sono qui nell'Eremo di Camaldoli, apprendista monaco dopo anni di vita parrocchiale e di insegnamento. Ho da anni un colloquio con lei, non diretto, ma con i suoi scritti, fin da quando la incontrai nel '78 in «Un altare per la madre», un libro che mi è caro. Le scrivo reagendo alla sua recensione del libro di R. Hilberg sulla distruzione degli ebrei («Tuttolibri», 24 febbraio '96). Mi ha colpito la sua conclusione. Pur accettando il colpo, perché sento corresponsabilità con un Occidente segnato dal Cristianesimo (ma vi è anche l'Oriente, quello russo, o il mondo di Poi Pot o il mondo turco del genocidio armeno), mi domando se il problema della «pianta» posto da lei sia giusto. 1) Innanzitutto già le citazioni che ho fatto sopra allargano il riferimento all'intera pianta umana (e allora il simbolo espresso con il «peccato originale» è un'interpretazione da guardare con attenzione e senza la sicurezza che troppe volte incontriamo). 2) Con i silenzi famosi della dirigenza ecclesiastica, non possiamo non ricordare i frutti della stessa pianta cristiana nell'aiuto agli ebrei. Non voglio in- NCHE Hilberg allarga il concetto di colpa: non sono colpevoli soltanto coloro che impartiscono ordini crimina- li, ma anche coloro che li eseguono per obbedienza: è la disponibilità all'obbedienza che rende possibili quegli ordini. Ma lo Sterminio, secondo Raul Hilberg («La distruzione degli ebrei d'Europa», Einaudi), non comincia quando vien decisa la «soluzione finale» (estate del '41): ha radici lunghe duemila anni. E' l'ultima conseguenza della perenne non-accettazione degli ebrei nei territori cristiani. La non accettazione ha avuto tre fasi: la forzata conversione, l'espul¬ sione, l'annientamento. Ogni nuova fase si era resa necessaria dopo 0 fallimento della precedente. Le tre tappe, insieme, riempiono venti secoli. Per questo dicevo, completando il discorso di Hilberg, ed esprimendo le domande che lui lascia implicite, che quelle sistere apologeticamente, ma solo fare questo ricordo per complessificare la sua conclusione. 3) «L'assolutismo cristiano». Mi permetto di rimandarla a Rom. 9.11, un testo che poco è conosciuto, ma che è sufficiente a indicare con quale animo complesso Paolo ha guardato a Israele (e non solo lui). 4) Infine quello che riguarda l'«ordine ricevuto». Spesso oggi senza volerlo si evita il discorso faticoso ma necessario della chiamata di responsabilità. Siamo in un tempo strano: da una parte l'affermazione della libertà (giusta) fino a un'impossibile indipendenza; dall'altra il ritorno a una mentalità fatalistica. (...) La collocazione dei singoli come gocce perdute e fuse con un oceano, dove nessuno alla fine ha una responsabilità. (Le scrivo) non al fine di contrastare quanto lei o Hilberg dicono, ma per dialogo che ci possa aiutare non tanto a raggiungere insieme una complementarità (troppo ambizioso), quanto a verificare una supplementarità di dati e avvisi che ci aiuti a pensare e crescere in umanità. Paolo Giannoni Sacro Eremo, Camaldoli (Ar) tre tappe pongono il problema non del frutto (i cristiani), ma della pianta (il Cristianesimo). Lei difende la pianta per ragioni altissime che riconosco e condivido, anche nei miei libri, che lei del resto ha letto. La mia impressione è che oggi la terza fase (la distruzione) sia cancellata: tutti la riconoscono come colpa, anche i colpevoli, la seconda, l'espulsione, sia cancellata: tutti la riconoscono come colpa, anche i colpevoli. Ma la prima fase, la conversione, resta, come un merito da perseguire: il bene degli altri sta nel diventare come noi. Non c'è il pericolo che tutta la catena ricominci da capo? Ferdinando Camon, Padova < Adelphi T.E. Lawrence LO STAMPO Traduzione di F. Bovoli «Biblioteca Adelphi», pp. 253, L. 32.000 «Hai sognato che una notte io venissi con questo libro, gridando: "Ecco un capolavoro. Brucialo". Ebbene, come vuoi» (T.E.Lawrence). Muriel Spark LA BALLATA DI PECKHAM RYE Traduzione di Maria Grazia Bellone e Margherita Crepax «Fabula», pp. 155, L. 24.000 Il diavolo in fabbrica. Theodor Lessing HAARMANN STORIA DI UN LUPO MANNARO Traduzione di Rosanna Sarchielli «La collana dei casi», pp. 194, L. 26.000 Indagine su un mostro. Manlio Sgalambro LA MORTE DEL SOLE «Saggi. Nuova Serie», pp. 230, L. 40.000 «La filosofia moderna ha inizio col dubbio, ma la filosofia eterna ha inizio col terrore». René Guénon GLI STATI MOLTEPLICI DELL'ESSERE Traduzione di Lorenzo Pellizzi «Piccola Biblioteca Adelphi», pp. 148, L. 16.000 I vari «mondi» o «gradi dell'Esistenza». Sergio Quinzio DIARIO PROFETICO «Piccola Biblioteca Adelphi», pp.213, L. 20.000 II primo, sorprendente libro di Quinzio.

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