Veltroni voto e poi tavolo istituzionale

Ma per Fini «è ridicolo cercare l'accordo ad ogni costo» Ma per Fini «è ridicolo cercare l'accordo ad ogni costo» Veltroni: voto e poi tavolo istituzionale ROMA. Tornato alla ribalta, grazie alle esternazioni del Capo dello Stato (o malgrado loro?), il tema del presidenzialismo fa discutere le forze politiche e le lacera: il Polo ne ha alzato il vessillo in quest'ultimo scorcio di campagna elettorale, l'Ulivo, con maggior cautela (visto che è diviso al suo interno), parla più genericamente di riforme. L'oggetto del contendere, da giorni, è lo stesso: come innovare le istituzioni? Il centro destra vorrebbe farlo a colpi di maggioranza, applicando l'articolo 138 della Costituzione. 11 centro sinistra, invece, ritiene indispensabile un'intesa ben più vasta, tra tutti, per non spaccare il Paese e i partiti proprio sulle regole che dovrebbero governare la «casa comune». Ed è per questo motivo che ieri Walter Veltroni, ha proposto l'apertura, dopo le elezioni, qualsiasi sia il risultato. di «un tavolo istituzionale». Ma l'ipotesi lanciata dal dirigente di Botteghe Oscure non sembra essere condivisa dal Polo. Le obiezioni mosse dal centro destra all'idea di un compromesso sulle riforme sono molteplici. Secondo il leader di An Fini è giusto non rompere «il dialogo che in verità non si è mai interrotto» tra le diverse forze politiche su questo tema. «Ma ciò ha aggiunto - non può significare l'accordo ad ogni costo. Ed è ridicolo che in piena campagna elettorale un candidato come Maccanico dica che si farà un governo delle larghe intese svincolato dai partiti: ci vuole un po' più di rispetto per gli elettori e per la democrazia». Fini ha anche replicato alle perplessità di chi sostiene che le regole comuni non possono farsi a colpi di 51% dal momento che con il nostro sistema elettorale la maggio¬ ranza parlamentare non corrisponde alla maggioranza degli elettori. Un problema, questo, che a giudizio di Fini non esiste perché secondo l'articolo 138 della Carta fondamentale le riforme non approvate dai due terzi del Parlamento, possono essere sottoposte a referendum. In questo modo, quindi, per il capo di An, si otterrebbe anche il responso della maggioranza degli italiani. Più aperturisti, Casini e Buttigliene, secondo i quali però la ricerca a tutti i costi di un compromesso, per non lacerare Paese e Parlamento, comporta il rischio di restare immobili e di non cambiare nulla. Un pericolo, questo, reale, per Casini, perché «è difficile giungere ad un accordo con l'Ulivo che ha al suo interno alcune forze decisamente contrarie a ogni ipotesi di presidenzialismo»: «Ed è arduo - ha sottolineato il presidente dei ecd - trovare un compromesso tra chi vuole la riforma e chi vuole la conservazione». Buttiglione, invece, dopo aver bocciato la proposta di Veltroni («un tavolo istituzionale? C'è già il Parlamento») ha spiegato: «Chi ha la maggioranza farà la sua proposta, che non dovrà essere blindata ma disponibile al dialogo con le minoranze. Se si raggiungerà un accordo, che deve partire dal modello della costituzione francese del '58, tanto meglio, altrimenti la maggioranza voterà la sua proposta». [m. t. m.] I presidente di Alleanza nazionale Gianfranco Fini

Persone citate: Buttiglione, Casini, Fini, Gianfranco Fini, Maccanico, Veltroni, Walter Veltroni

Luoghi citati: Roma