Zio Vanja celtico e un po alcolista

Zio Vanja celtico PRIME CINEMA Hopkins al suo esordio da regista / / ANCHE se a giorni andrà in scena uno «Zio Vanja» di Peter Stein rigorosamente russo, di'allestimenti checoviani trapiantati di epoca edi luogo se ne contano numerosi e non c'è da stupirsi. Pochi autori hanno espresso con più universalità il malessere dell'uomo borghese a cavallo del Novecento: assorto in ombelicali meditazioni sul perché del proprio fallimento storico ed esistenziale e intanto nel mondo intorno si consumano le tragedie della miseria, dell'ingiustizia e del degrado della natura. Gallese di nascita, l'attore Anthony Hopkins, esordiente nella regia, ha scelto la sua patria per ambientarvi uno «Zio Vanja», riscritto da Juh'an Mitchell in cornice tardo-vittoriana, quando la ricca proprietà terriera cominciava a scricchiolare. Cosicché Ieuan (traduzione celtica di Vanja), che amministra con scarsi profitti la tenuta di famiglia, si gingilla ad annegare nell'alcol la doppia frustrazione di privilegiato in decadenza e di innamorato respinto. A risvegliare in lui i vecchi sogni della giovinezza è la bella Helen, moglie insoddisfatta dell'ex cognato Blathwaite, acclamato accademico sulla china di un'uggiosa vecchiaia; mentre il medico Lloyd, alias Astrov, è l'unico ad avere il senso di quello che avviene fuori delle mura della villa: minatori esposti ai pericoli mortali del loro duro lavoro, foreste distrutte che creano irreversibili danni ecologici. Però il dottore è anch'egli pazzamente invaghito dell'indolente Helen e non si accorge del trepido amore di Sian, cioè Sonia, nipote di Ieuan e figlia di Blathwaite, una scolorita zitella che ha la risorsa di una incontaminata energia spirituale. Pur evitando un cechovismo crepuscolare di maniera, Hopkins traduce senza smalto sullo schermo la materia teatrale, impersonando un Vanja gigione e farsesco in modo un po' forzato; e pure la Helen di Kate Burton (figlia di Richard) e l'Astrov di Gawn Grainger non risultano memorabili. Ma soprattutto sono le scene in esterni, aggiunte per dare una parvenza di cinema, che finiscono per indebolire l'implosa tensione di un testo imbastito sul dolente concertato emozionale dei protagonisti. [a. le.] Antony Hopkins. AUGUST di Anthony Hopkins con Anthony Hopkins, Leslie Phillips, Kate Burton Produzione: inglese 1994 Genere: drammatico Cinema: Lilliput di Torino, Brera e Odeon di Milano, Roma di Roma Zio Vanja celtico e un po' alcolista Antony Hopkins.

Luoghi citati: Brera, Milano, Roma, Torino