ITALIA DIVISA Destra e Sinistra tutti al mare

Due film, «Ferie d'agosto» di Virzì e «Jack Frusciarne» della Negroni, due generazioni a confronto Due film, «Ferie d'agosto» di Virzì e «Jack Frusciarne» della Negroni, due generazioni a confronto ITALIA DIVISA Destra e Sinistra tutti al mare UNA tribù famigliare di sinistra e una tribù famigliare di destra in vacanza s'incontrano di Ferragosto a Ventotene, l'isola sulla quale in passato i fascisti condannavano al confino gli antifascisti: e si scontrano, guardati da un adolescente con l'indifferenza sardonica di chi appartiene a un altro mondo. «Ferie d'agosto» di Paolo Virzì (come già «Selvaggi» di Carlo Vanzina) trasferisce al cinema quella divisione degli italiani in due blocchi nemici che pareva sparita dai tempi di Don Camillo e Peppone, che adesso invade giornali, televisioni e contrapposizioni elettorali, che viene estesa ad ogni scemenza trasformando il Paese in un teatrino parodistico. Ma' la commedia, naturalmente, si nutre di stereotipi, di luoghi comuni, di idee ricevute: il regista, autore anche del soggetto e (con Francesco Bruni) della sceneggiatura, descrive all'inizio quelli di sinistra come li vedono o li immaginano quelli di destra, e quelli di destra come li pensano o li temono quelli di sinistra. La tribù famigliare di destra risulta composta dai bottegai Ennio Fantastichini e Piero Natoli (un armaiolo, un proprietario di profumeria), romani beceri, con belle mogli sontuose quanto Sabrina Ferilli, brutti figli grassi e maleducati: mangioni, teledipendenti e ignoranti; prepotenti armati di Beretta calibro 9 con silenziatore, che tengono accesi i motori della barca spargendo intorno carburante, che pisciano e buttano scorze di anguria in mare; cafoni chiassosi che confondono Russell e Rascel, adorano telefonini e karaoke; razzisti che sfottono un venditore ambulante africano, lo derubano e si divertono a sparargli addosso ferendolo. La tribù famigliare di sinistra risulta composta da coppie non sposate, dall'opinionista progressista Silvio Orlando con la sua compagna Laura Morante e la bambina di lei, da galleriste d'arte, attori frustrati, giramondo immotivati, lesbiche, ragazze enigmatiche: chitarristi, nudisti, amanti del folclore latino, fumatori di canne, naturisti senza televisione e senza luce elettrica, sentimentali che di notte suonano e cantano in coro impedendo alla gente di dormire, snob che vorrebbero bandire tutti gli altri dall'isola, democratici che trattano male le donne, legalitari rigidi pronti a ricorrere ai carabinieri. Tra simili tipi a una dimen- sione il conflitto è inevitabile. Litigano, si picchiano. Discutono, imparzialmente applauditi dagli abitanti dell'isola. «La gente come voi sta rovinando l'Italia», accusa Silvio Orlando; «Ho lavorato tanto, ho un negozio, una casa, una famiglia unita, non mi sento inferiore a nessuno», rimbecca Ennio Fantastichini; «Siete aridi, siete elitari, non riuscite a entrare in contatto neanche con l'uomo della porta accanto» è il rimprovero dell'adolescente alla tribù di sinistra. Le donne e i ragazzi sfuggono agli schemi e si lasciano'sedurre dal nemico. Ma tutti, via via che la storia si sviluppa, somigliano sempre meno ai rispettivi luoghi comuni: quasi nessuno fa l'amore, l'armaiolo coltiva da anni una passione non corrisposta per la cognata, il profumiere sta andando in fallimento e ha il rimpianto perenne d'una carriera di cantante, le mogli vivono male accanto a loro, l'attore avverte con dolore che nessuno lo rispetta, il giramondo si rivela un fatuo donnaiolo, Silvio Orlando si sente schiacciato dalle proprie responsabilità e repressioni. Insomma, pare voler dire il film, la lacerazione, la differenza ostile, i due mondi e le due culture sono un'invenzione politico-culturale più che una realtà: sinistra o destra, i protagonisti sonu tutti ugualmente infelici e scontenti, da italiani. La conclusione è malinconico-conciliante, non abusiva: da almeno cinquantanni italiani che la pensano diversamente convivono, nonostante le gerarchie politiche o religiose abbiano teso a dividerli o a renderli nemici prima in nome dell'ideologia, adesso esclusivamente a vantaggio dei propri poteri. La divertente commedia di costumi di Paolo Virzì, livornese, trentadue anni, già autore del premiato «La bella vita», certo non è straordinaria, può incoraggiare una confusione tra stereotipi comici e psicologie reali, risulta a tratti un poco faticosa, ma a suo modo rispecchia l'Italia dei Novanta. Tra gli attori, Silvio Orlando, Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Laura Morante sono bravi come sempre, è notevole e simpatica Vanessa Marini: la sorpresa è il regista Piero Natoli, che recita molto bene l'infelicità, la frustrazione, la sensibilità sbadata e triste del negoziante di profumi, di destra per caso. Lietta Tornabuoni FERIE D'AGOSTO di Paolo Virzì con Silvio Orlando, Ennio Fantastichini, Sabrina Ferilli, Laura Morante, Piero Natoli Commedia. Italia, 1996. Cinema Doria, Faro di Torino; Corso di Milano; Academy Hall, Atlantic 2, Broadway 1, Empire, Excelslor 2, Gregory, Paris, Reale di Roma. Trasferita nel cinema quella separazione in due blocchi che pareva sparita dai tempi di Peppone e don Camillo: stereotipi VISA stra n alto a sinistra foto di gruppo per «Ferie d'agosto». A destra Violante Placido evute: el sogBruni) scrive a come o queltra co quelli igliare sta dai chini e lo, un ria), ro mogli Ferilaledundenti armati silenQui a sinistra Silvio Orlando, tra protagonisti di «Ferie d'agosto»: nel film è un opinionista progressista In alto a sinistra foto di gruppo per «Ferie d'agosto». A destra Violante Placido Qui a sinistra Silvio Orlando, tra protagonisti di «Ferie d'agosto»: nel film è un opinionista progressista

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