E guerra sul caro-benzina di Paolo Patruno

13 i gestori: colpa delle costose campagne pubblicitarie. Le società: no, il prezzo del greggio continua a salire E# guerra sul caro-benzina Esposto al governo sui nuovi aumenti ROMA. Sarà colpa della pubblicità con le sinuose forme di Valeria Marini? 0 delle campagne promozionali a base di buoni-premio, carte stradali, cofanetti-omaggio? Fatto sta, denunciano i gestori delle pompe di benzina, che fra poco il pieno rischierà di essere ancora più salato: perché le compagnie petrolifere intendono scaricare sugli automobilisti i costi delle loro campagne pubblicitarie. Ma niente affatto, replicano tutti i responsabili delle compagnie che si fanno concorrenza sul mercato nazionale, dall'Agip Petroli alla Esso, dalla Q8 alla Erg. Perché, sostengono, «non c'è automatismo, alcuna correlazione fra le spese della campagne di promozione e i prezzi alla pompa, che vengono "consigliati" dalle compagnie dopo la liberalizzazione del mercato, ma decisi dai gestori». Fra le due tesi opposte, la realtà è che è guerra sul caro-carburanti. E la vittima è, come sempre, il povero automobilista. Tanto che è scesa in campo l'Adiconsum in difesa dell'utente consumatore sollecitando un intervento del governo. «Negli ultimi giorni si sono registrati aumenti di 40-50 lire al litro nel comparto dei carburanti - accusa l'associazione - mentre un ulteriore aumento di 10-15 lire si profila per maggio». Un aumento definito «ingiustificato», tanto più di fronte alla necessità di combattere l'inflazione. E l'Adiconsum ricorda che il prezzo della super era di 1535 lire nel settembre '91 con il regime di sorveglianza, salendo a 1750 nel maggio '94, a liberalizzazione del mercato avvenuta, e sfiora adesso le 1900 lire. Insomma, «la liberalizzazione che avrebbe dovuto innescare una reale concorrenza, evidentemente, non ha prodotto alcun risultato». Di qui la richiesta di un intervento del governo e dell'Antitrust. La nuova battaglia è stata innescata dalla denuncia del coordinamento dei gestori (Fegica, Faib e Figisc) che addebita i prossimi aumenti alle campagne di promozione che le varie compagnie si apprestano a lanciare. Una decisione «miope che scarica il costo della pubblicità di marchio sugli automobilisti». I gestori quindi rigettano ogni responsabilità sugli aumenti di marzo, dovuti all'aumentato costo del greggio, e su quelli futuri derivanti dalle prossime campagne pubblicitarie. Sul banco degli imputati, come si difendono le compagnie petrolifere? Le argomentazioni della difesa sono su due livelli. Alla Kuwait Petroleum ricordano, ad esempio, che lo quotazioni sono aumentate dal 1° marzo a oggi da 194 dollari a tonnellata a 224: se quest'incremento si fosse ripercosso esattamente sui consumatori, il rincaro avrebbe dovuto essere di 42 lire al litro invece di 35. Ma perché il petrolio è aumentato tanto? Alla Erg sottolineano le tensioni sui mercati internazionali, dovute anche all'inverno eccezionalmente lungo in America e in Europa, con aumento dei consumi e necessità di ricostituire le scorte. Inoltro, non si è ancora sbloccata la vertenza con l'Iraq, la cui produzione se immessa sul mercato potrebbe allentare la tensione sui prezzi. E relativamente alla situazione italiana, si scontano anche gli effetti residui della svalutazione della lira sul dollaro, con cui si pa ga il greggio. Infine, le compagnie petrolifere ricordano l'esorbitante peso dell'accisa, del prelievo fisca le: 1111,5 lire oltre a 310 di Iva sul le 1900 lire di super al litro. E le spese della pubblicità? «Pre feriamo puntare sulla qualità dei nostri prodotti - ribattono all'Agip che sulle campagne pubblicitarie. Ma detto questo non esiste automatismo fra promozioni ed esigenza di aumenti alla pompa. Queste campagne sono pagate dalle compagnie e in minima parte dai gestori, che però possono incassare di più con le aumentate vendite e sono liberi di fissare i prezzi alla pompa». Resta, comunque, una situazione di disagio per gli automobilisti, soggetti a una giungla di prezzi, diversi alla pompa in città o in autostrada, al self-service, in «notturna» o nei giorni festivi. «Dipende dai costi di gestione negli impianti aperti giorno e notte sulle autostrade o in città», indicano alla Esso per spiegare questi scarti di prezzo. Possiamo solo sperare, per un prossimo ribasso, in Saddam Hussein e nel petrolio iracheno che potrebbe invadere i mercati, se la riunione dell'8 aprile sarà un successo. Paolo Patruno caro-benzina sui nuovi aumenti

Persone citate: Saddam Hussein, Valeria Marini

Luoghi citati: America, Europa, Iraq, Kuwait, Roma