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E Come nascondiglio una capanna nel Montana dei Sioux e di Custer Il rifugio dei lupi solitari E RA del Montana il benzinaio che, interpellato per un sondaggio in piena guerra del Vietnam, confessò, con assoluta noncuranza, di non avere la minima idea di dove il Vietnam si trovasse. Attestato tra Wyoming, il Sud e Nord Dakota e il confine canadese, il Montana è tuttora un territorio in qualche modo remoto di frontiera, terra vergine, come il West americano viene tradizionalmente chiamato. La terra è fertile, ma le foreste coprono vaste aree, mentre due quinti dello Stato comprendono montagne, parte del sistema delle Rocciose, tra cui spicca il Granite Peak, che sfiora i 4 mila metri: se si aggiungono i laghi, i fiumi e le cascate, nasce un contrasto pittoresco tra pianure temperate e ghiacciai. Con il Wyoming, poi, il Montana comprende lo splendido Parco di Yellowstone. Un dato singolare ma certo non trascurabile è che, a fronte di una popolazione che non arriva al milione, e dunque meno di sei abitanti per miglio quadrato, si contano circa 2 milioni e mezzo di bovini, tutt'altro che «pazzi», in quanto si nutrono di ottima erba dei pascoli. Ecco dunque un autentico paradiso naturalistico, pastorale, arcadico, un sogno per chi odia gli incubi tecnologici e le minacce deu'industrializzazione, pur se in una parte del Montana esistono miniere e industrie di trasformazione, il che giustifica il motto dello Stato, in spagnolo come il suo nome e come il dolce nome fenmùnile della sua piccola capitale, Helena: Oro y Piata, oro e argento. Spagnolo è pure il nome dell'albero emblema dello Stato, il Ponderosa, un genere di pino. La definizione proverbiale del Montana, ricavata dal titolo di un romanzo di A. B. Guthrie portato anche sullo schermo, è «Il grande gelo», e ormai tutti negli Stati Uniti lo chiamano «La terra del grande gelo». Atmosfera da western, e del resto l'episodio storico più famoso del Montana rimane la leggendaria battaglia di Little Big Horn, dove, il 25 e il 26 giugno 1876, il Settimo Cavalleria al comando del generale (ma in realtà tenente colonnello) George Custer venne attaccato e virtualmente distrutto dai Sioux e dai Cheyenne guidati da Toro Seduto e ''.a Cavallo Pazzo. Ecco un luogo propizio per scomparire nel nulla, in qualche capanna o in un piccolo villaggio di poche decine di abitanti. L'unico rischio è che il visitatore sconosciuto, se si trattiene a lungo, attiri l'attenzione dello sceriffo, curioso di sapere che cUamine sia venuto a fare proprio laggiù. Potrà, da buon americano, rispondergli: «Si occupi dei fatti suoi», con serie probabilità di ricevere scuse e di non venire più importunato. Esistono però per i turisti i falsi ranch e i rodei per far credere che i cowboy esistano ancora. Qualcuno sostiene che soltanto negli Stati Uniti e in Canada sia ancora possibile incontrare ciò che nell'Ottocento si chiamava paesaggio romantico, dove i grandi spazi naturali appaiono tuttora ^contaminati, con un senso tutto particolare dello spazio e, a ben considerare, del tempo. Gli agricoltori si raccontano storie infinite quando si incontrano la sera, e i protagonisti sono sempre loro. Ma succede anche negli ambienti borghesi. Attraversando il Montana, mi capitò di leggere il maggior quotidiano locale, pubblicato nella più grande città, Billings (poco più di 70 mila anime). Per quattro quinti le notizie riguardavano appunto lo Stato e il pezzo più ampio e di rilievo consisteva nel racconto quasi favoloso di una signora che aveva compiuto un viaggio turistico addirittura sulla Costa Azzurra. L'Università si trova a Missoula - bel nome indiano - città di ebrea 35 mila abitanti, e suggerisce una sorta di isola felice e diffidente, del tipo di quelle che si incontrano nei romanzi come Una nuova vita di Bernard Malamud, dove il sospetto di radicalismo può risultare fatale. Da non dimenticare: il figlio più illustre del Montana si chiamava Gary Cooper. Claudio Gorlier