Biagi andatevene al New York Times

Interno Biagi: andatevene al New York Times E MILANO NZO Biagi, insieme con altri due «veterani» del «Corriere», Gaetano Afeltra e Indro Montanelli, lei ha giudicato molto male l'iniziativa dei colleghi di via Solferino. A caldo l'ha definita «aberrante». Oggi è più morbido? «Posso dire "improvvida", come Fanfani chiamò un'impresa di sua moglie. Tutte le critiche ai direttori sono comprensibili: si sono sempre fatte. Ma un referendum! Coi voti! L'unione fa la forza, non la giustizia o l'acume. Una votazione in questo caso non è prova di democrazia ma di dabbenaggine. Quanti giornalisti stamattina sono andati da Mieli a dirgli "basta, mi vergogno di stare qui"? Come possono essere complici di un giornale che disapprovano? Comodo, mettere una scheda e basta». I giornalisti non possono giudicare il direttore? «Ci sono tre tipi di dittatore: il chirurgo, il direttore d'orchestra e il direttore di un giornale. Se fanno venire la febbre a quaranta, se stonano, se diminuiscono le vendite, meglio cambiarli. Ma il Corriere va benissimo. Si può stare al Corriere come se fosse il manifesto? Un giornale non è un kolkhoz». Un uscire dai limiti sindacali, lei dice. Quale la causa? «I giornalisti che non riescono a sfondare sono sempre mortificati: il nostro è un mestiere competitivo, da vanitosi; il sogno di ogni praticante è diventare una firma, mentre in tv basta diventare una faccia. E dalle frustrazioni nascono le rivoluzioni, ma un conto è il Palazzo d'Inverno e un conto è via Solferino. Erenburg diceva: "La rivoluzione russa ha garantito il diritto all'uguaglianza, non all'intelligenza". E' un problema di misura e di coscienza. A Panorama stanno facendo uno sciopero di dieci giorni per far saltare due numeri mentre l'editore investe miliardi per il lancio della nuova formula: per ottenere l'uovo ammazziamo la gallina?». Chi è per lei il sindacalista Fiengo? «Un signore che insiste». I giornalisti rivendicano una «funzione più alta». Aspirazione sbagliata? «Continuino a migliorare i loro articoli. Per l'esame di professionista propongo di far scrivere equo, iniquo e innocuo senza consultare il dizionario. Sono stanco degli apostoli delle redazioni, dei salvatori, degli unti o macchiati dalla Provvidenza, dei tutori della democrazia e dell'informazione. Cominciamo a farli meglio noi, i giornali. Quando ci fu lo scoppio di Seveso, se non ci andavo io da Sasso Marconi non ci andava nessun altro: troppo vicino, dicevano, al Corriere... E se la cronaca d'oggi è pettegola, lo è la vita italiana, dove tutto è spettacolo: la politica, il dolore, i corrotti che vanno in tv, le signore che non perdono né il pelo né il vizio... Avanti, 149 colleghi del Corriere che avete votato no. Aspetto qualche bel gesto. Il New York Times vi aspetta».

Persone citate: Biagi, Comodo, Erenburg, Fanfani, Fiengo, Gaetano Afeltra, Indro Montanelli, Mieli

Luoghi citati: Milano, Sasso Marconi, Seveso