La guerra delle «zitelle»

Interno Nella tana della «pasionaria» di Bianco il Polo candida Anna Duchini La guerra delle «zitelle» Una contessa nel collegio della Bindi CHIAMCIANO DAL NOSTRO INVIATO Ainina, o non la vorresti fa' tu Tanti Bindi? L'idea di marketing è venuta a un berluscones della zona consultando il «kit del candidato» alla voce «mosse disperate», visto che la zona in questione sarebbe la Toscana del Sud «dove sono rosse pure le pietre», precisò subito l'Annina, prima di accettare l'offerta con la sua parola preferita: «Occhei». E fu così che in queste elezioni piene di uomini ma più che altro di caporali planò un duello di donne sole che non hanno paura di nessuno e riescono a metterne un po' a tutti. Una più famosa, l'altra più fresca, ambedue preparatissime e quindi vagamente castranti per i maschietti tremebondi di fine millennio. Con quell'aria da suore laiche della politica che nel vuoto di idee e di caratteri che ci circonda le porterà molto lontano. Rosy Bindi, l'oliva che ha letto il Vangelo e a differenza di parecchi pidiessini anche Marx. Anna Duchini, la pololiberista che non legge Feltri ma, a dispetto di molti berluscones, un sacco di altre cose. Una amava Dossetti e La Pira, l'altra De Gaulle ed Egidio Sterpa. Così alla fine sono rimaste zitelle, e se lo dicono da sé, con un guizzo di autoironia sconosciuto ai maschi di entrambi i poli. D'altronde in Toscana non si scappa: appena una entra in un negozio, la domanda le rovina addosso ripetitiva come uno spot: «Signora o signorina?». Qualcuna prova a rispondere «faccia lei», ma non c'è mai nessuno che rida: questa è una terra dove sono conservatori anche i comunisti, anzi soprattutto loro. E da ambo le parti i peggiori portano la gonna. «Ma D'Alema, con tante 'ompagne, proprio la Verginellr doveva candidare in Valdichiana?» «Almeno la si depilasse!», e queste sono due madame di Forza Italia che parlano di Rosy Bindi rosicchiando bruschettà al pomodoro in un viiIone del Senese, durante una festa del Polo percorsa da giovanotti ipertrofici e vecchi missini in camicia a dir poco scura, che prima fanno il saluto romano e poi si chinano a sfiorare gli anelli formato anguria delle signore. Sarà bellina quell'altra, che con tutti i soldi che c'ha, a trentatré anni non è ancora riuscita a trova marito, e a controspettegolare su Anna Duchini è «una intellettuale locale della sinistra» (definizione sua) che applaude tutt'ora a mani rigide, come Breznev. Sta seduta e prima fila al dibattito organizzato dall'Ulivo di Chianciano con metodi tosco-rumeni: «Gli iscritti devono esse tutti presenti» intimava l'aggiunta a pennarello sui manifesti appesi nei bar. Signorine, allora, che viste alcune signore è anche meglio. Sen- za fidanzati, ma in compenso con certe mamme. Quella di Rosy vive col marito cacciatore a Sinalunga e ogni mattina ha il compito da tirare giù dal letto la «su' piccina», sempre più sconvolta dai ritmi sincopati della fatica elettorale. L'altro giorno l'ha svegliata a metà d'un sogno: «C'era un amore di bambino coi riccioli biondi e io glieli stavo accarezzando», e la terribile Rosy al ri¬ cordo ancora si commuove. La mamma, bellissima, di Anna guida un hotel di Chianciano, la Mercedes e la campagna della figlia con identico piglio, dolcemente asburgico, occupandosi perfino delle arance col bollino blu «vota Duchini» da distribuire gratis al mercato. Signorine un po' dimesse, certo. Senza squadriglie elettorali a carico, neppure uno di quei «Ma- tranga boys» che girano per le strade di Palermo con la faccia della candidata di Forza Italia tatuata sulla felpa. Figurarsi che l'unico «Bindi boy» è un biondino veneto con faccia da succube e sorriso oratoriale, molto simpatico, che si mette in vacanza quando può e scende a farle da segretario. Donne senza gonne, con pantaloni stretti, maglioni larghi e sotto un fegato grande così. Rosy Bindi non si dà pace per esser finita in collegio sicuro e passa il tempo ad attaccar briga con chiunque sia meno a sinistra di lei: praticamente tutti, persino qui. Sono zuffe improvvise e brevi, però tremende. «Ogni giorno devo litigare con un democristiano che mi dà della comunista e con un comunista che mi dà della democristiana». Divoratili entrambi, esce in strada a cercarsi uno del Polo come dessert. Trova un kamikaze missino che le grida addosso: «Cara signorina, in passato avete rubato tutti, anche lei. E non capisco perché ce l'ha con Buttiglione. Non eravate amici?». Ladra, a lei! E amica di Buttiglione! Rosy Bindi rinserra il collo fra le spalle e parte alla carica come un cinghialetto. Il segretario ve¬ neto chiude gli occhi per non vedere, «xx i, caro signore, odia tanto la prima Repubblica perché rivorrebbe quella che c'era prima... Mi è proprio simpatico, sa?», e meno male, perché, finite le parole, comincia addirittura a spingerlo. Poco lontano, Anna Duchini sta alzando la mano a un dibattito del pds sulla situazione degli ospedali. Dormono tutti. «Parla pure, compagna». «Non sono una compagna, sò la Duchini». Funziona meglio di una sveglia: le risponde un collettivo «ooooh». «L'altro giorno ho fatto di peggio: ho preso le mie du' amiche più carine e sono andata a volantinare alla partita del Bettolle, come di' la Dinamo di Kiev, prima che cadesse il Muro, e tutto lo stadio mi gridava: "Brutta troia, torna dal tu' Berluscao". Poi arriva uno, con una faccia!, e mi fa: "Vattene da qui" e io pensavo: questo adesso alza le mani e mi tonfa». Finalmente si incontrano, le «du' zitelle»: sulla piazza del mercato, come massaie con laurea e cattedra universitaria. Comincia Rosy: «Perché una ragazza giovane e colta come te si è messa con 'sta Destraccia?». «Ma tu sai cosa vuol dire passare tutta la vita sotto i comunisti?». «Mi sono alleata con loro proprio perché non comandino più da soli». «Ma quelli menano. Dovevi vedere allo stadio di Bettolle». «E tu dovresti vedere i tuoi in Parlamento». Break. E baci sulle guance. Il giorno che si coalizzano, forse il comunismo finirà persino qui. Massimo Gramellini Rosy: «Perché una ragazza come te si è messa con 'sta Destraccia?». Annina: «Ma sai che vuol dire passare tutta la vita sotto i comunisti?» Rosy Bindi, Ulivo, e a sinistra Anna Duchini, candidata per il Polo nel collegio di Chianciano Terme (sopra)

Luoghi citati: Chianciano Terme, Kiev, Palermo, Sinalunga, Toscana