Priebke: la rappresaglia era legittima di Francesco Grignetti

Strage delle Fosse Ardeatine: l'ufficiale nazista forse libero per prescrizione del reato Strage delle Fosse Ardeatine: l'ufficiale nazista forse libero per prescrizione del reato Priebke: lu rappresaglia era legittima «Ho obbedito a un ordine, sono innocente» ROMA. «Sono innocente. Io eseguivo ordini. I veri responsabili delle Fosse Ardeatine sono gli attentatori di via Rasella». In tre laconiche frasi, ecco la gelida verità di Erik Priebke nel chiuso dell'udienza preliminare presso il tribunale militare. Un Priebke che non ha mai abbassato lo sguardo davanti ai familiari delle vittime. E ha concluso con secche «condoglianze». Il pubblico ministero Antonino Intelisano ha ottenuto l'estradizione dall'Argentina dell'ex ufficiale delle Ss, l'ha fatto chiudere in un carcere militare e ora lo vuole processare per «omicidio continuato e aggravato». Ma il gip Giuseppe Mazzi sembra pensarla diversamente. Ha introdotto ieri la discussione parlando esplicitamente di «concedere le attenuanti» all'imputato. E gli avvocati di parte civile hanno fatto un salto sulla sedia. Dichiara l'avvocato Pietro Nicotera: «Se passano le attenuanti, scatta automaticamente la prescrizione. Priebke potrebbe subito tornare a casa». Strage delle Fosse Ardeatine, 23 e 24 marzo 1944. Sono passati più di cinquantanni da quei giorni che i romani non hanno dimenticato. Dopo l'attentato di via Rasella, i nazisti si scatenarono nella rappresaglia contro i cittadini. Furono trecentotrentacinque le vittime, raccolte tra ebrei, detenuti di Regina Coeli, partigiani rinchiusi a via Tasso. Dalla parte degli aguzzini c'era Erik Priebke, capitano delle Ss, aiutante di Kappler. Ancora oggi Priebke rivendica la legittimità di quei fatti. «Se non ci fossero stati i 33 soldati tedeschi uccisi - ha risposto alle domande - non ci sarebbe stata la rappresaglia per la quale l'ordine arrivò dalla Germania direttamente dal Fùhrer. Personalmente ho ucciso due persone. L'ho fatto rispondendo a un ordine. Era previsto che ogni ufficiale, in questi casi, uccidesse due persone. Fu il capitano Schultz a convocarci in via Tasso per dirci che questi erano gli ordini di Berlino. E, se ci fossimo rifiutati, sarebbe toccato a noi». Gelido, lucido, insensibile, a 82 anni - raccontano quelli che escono dall'aula - Priebke è degno della sua fama. Si muove come ci si aspetta da un anziano ufficiale della polizia nazista. Quando gli chiedono di via Tasso, dove venivano torturati i prigionieri, risponde sardonico: «Avevamo un ufficio in via Tasso. Anch'io ci andavo. Ricevevo persone, tenevo le carte. Ma di torture non so niente. Dovreste chiedere al capitano Schultz». Il quale, naturalmente, è morto. E l'antisemitismo? Figurarsi. Legge una breve dichiarazione, preparata nei giorni scorsi. E rivela: «La migliore amica di mia moglie era ebrea». I parenti delle vittime, che erano lì ad assistere, non credevano alle loro orecchie. Non solo si guar¬ da bene dal dirsi pentito, ma persino gli sfottò. Prova a incalzarlo il pm. E' vero che lei è scappato dall'Europa grazie alla organizzazione Odessa? «Non conosco». E' vero che frequentava gli ex nazisti d'Argentina? «Non conosco». E' vero che lei fece fucilare cinque italiani in più di quanto chiedeva Berlino? «Non conoscevo. L'ho saputo quando sono arrivato in Italia». Ma persino Kappler ha ammesso che vi eravate sbagliati. «Mentiva». La difesa di Priebke, insomma, è presto detta. Sintetizza il suo avvocato, Velio Di Rezze: «Tolte le due giornate fatali e drammatiche di quel marzo '44, e le sue due pistolettate, Priebke ha condotto una vita normale e senza macchia. Chiederò il proscioglimento perché non punibile, come già dichiarò un tribunale nel 1948. In subordine, ben vengano le attenuanti che in sostanza significano la prescrizione». Si gioca sul filo delle norme, insomma, anche un processo alla storia. Può il gip decidere di attenuanti o di aggravanti nel corso di un'udienza preliminare? Sottile quesito giuridico - a cui il pm Intelisano e le parti civili rispondono di no., la difesa di sì - ma che potrebbe significare la pietra tombale di ogni dibattimento. E c'è chi cerca di riportare il discorso sulla sostanza dei fatti. Dice un avvocato di parte civile, Giancarlo Maniga: «E' paradossale pensare alle attenuanti per un personaggio simile, che considera pienamente legittimo un eccidio di civili». Oggi la decisione del giudice Mazzi. Se ci saranno le attenuanti, Priebke sarà liberato-in serata. E non si pensi a un secondo round davanti al tribunale ordinario. Giusto una settimana fa il gip Monsurrò ha depositato una chilometrica ordinanza che spazza ogni conflitto. Si tratta di reati da codice militare - ha sentenziato il giudice - e non da codice penale. Francesco Grignetti

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