La medaglia dimenticata di Aldo Rizzo

La Bosnia premia chi l'ha aiutata, non ci sono italiani La Bosnia premia chi l'ha aiutata, non ci sono italiani La medaglia dimenticata NEL quarto anniversario, più o meno, dell'inizio della guerra, e mentre una qualche pace sembra finalmente imporsi, grazie all'azione della Nato, la presidenza della Bosnia-Erzegovina ha distribuito una serie di onorificenze a personalità di vari Paesi «per il loro appoggio alla causa bosniaca» durante l'aggressione serba. Un'iniziativa del tutto legittima e comprensibile. Meno ovvio è che, nel lungo elenco dei «premiati», non figuri neppure un italiano. Che la massima onorificenza (il «Kuhn Ban») sia stata conferita al cancelliere tedesco Kohl e al presidente turco Demirel si capisce, anche se per motivi strettamente politici. La Germania è stata la punta di diamante, in Europa, dello schieramento antiserbo (peraltro, a voler essere pignoli, in funzione filocroata, e filoslovena, prima ancora che filobosniaca). E la Turchia vuol dire l'Islam, la solidarietà politico-religiosa ai musulmani di Sarajevo. Ma poi l'elenco continua con personalità dei più svariati Paesi (alcune, purtroppo, morte in guerra o a causa della guerra) e lì sorprende, appunto, che manchi un rappresentante dell'Italia. Eppure l'Italia ha avuto anch'essa i suoi caduti. A parte questo, che non è poco, dal nostro Paese si è mossa un'autentica ondata di aiuti umanitari, una delle maggiori e forse la maggiore in assoluto. E, per stare sul piano militare, l'intera azione della Nato (prima con le operazioni di sorveglianza e di controllo, poi con la micidiale offensiva che ha stroncato l'aggressione serba, creando le premesse degli accordi di pace) si è retta sulla disponibilità delle basi aeree in Italia, sull'Adriatico. Infine, siamo ora presenti con alcune migliaia di soldati nell'opera di pacificazione, in zone delicatissime. Complessivamente, una partecipazione che il ministro della Difesa americano, William Perry, ha definito tre giorni fa «la più carica di impegni» per un Paese della Nato. Può darsi che, sotterraneamente e magari inconsciamente, ci sia un rimprovero per il fatto che il governo, i governi di Roma non hanno mai rotto del tutto un qualche dialogo con Belgrado. E forse un po' di ambiguità c'è anche stata, in certi momenti, ma questa è la diplomazia. E comunque non è mài stata messa in discussione la solidarietà di fondo con Sarajevo. Pazienza. Non è del resto motivo di scandalo, o di protesta, la nostra assenza dalla «lista d'onore» della presidenza bosniaca, semmai di sorpresa. Anche quella, in fondo, relativa. Importa piuttosto che le cose in Bosnia continuino, tutto sommato e nonostante i rischi ancora presenti, ad andare ragionevolmente bene. Grazie all'azione della Nato, e dell'Italia. Aldo Rizzo

Persone citate: Demirel, Kohl, Kuhn, William Perry