Pds prudente: il veto Usa era già caduto

Gaffe dell'Unità che attribuisce al presidente Scalfaro il merito del «riconoscimento» di Clinton Gaffe dell'Unità che attribuisce al presidente Scalfaro il merito del «riconoscimento» di Clinton Pds prudente; il velo Usa era già caduto Bertinotti ironizza: ora se perdiamo non abbiamo scuse ROMA. Semisdraiato su un divanetto del Transatlantico di Montecitorio, Fausto Bertinotti ride: «L'italiano - ironizza - se ne frega di quello che dicono gli Usa. E poi vi ricordate quando Occhetto tentò di accreditarsi alla City di Londra, nel '94, come andarono a finire le elezioni? Queste storie non portano bene». Il segretario di Rifondazione comunista è l'unico nella sinistra a mostrare un certo scetticismo nei confronti delle dichiarazioni di Bill Clinton, che ha dato il suo «via libera» all'ingresse del pds nel futuro governo. Per il resto, nell'Ulivo, è un delirio di dichiarazioni di assenso. Tanto più che con grande tempismo, il giorno dopo, il responsabile esteri del pds, Piero Fassino, fa sapere che Massimo D'Alema è stato invitato alla convention democratica di Chicago. E' la prima volta che un capo di Botteghe Oscure riceve una simile profferta. Nel '92, infatti, al meeting che incoronò Clinton, furono ospitati Veltroni e lo stesso Fassino, ma non l'allora segretario Achille Occhetto. Un tale entusiasmo per l'Americano senza la k potrebbe però rischiare di rivelarsi controproducente. E non per la ragione scaramantica addotta da Bertinotti. Bensì per tre motivi, che non sfuggono alla parte più avvertita della Quercia (e non è un caso, quindi, che il «clintoniano» per eccellenza, Veltroni, smorzi gli ardori che sembrano pervadere persino il gelido D'Alema al quale l'idea di non passar più per comunista fa perdere un po' dell'abituale prudenza). Già, innanzitutto bisogna dire che l'ebbrezza statunitense fa compiere una «gaffe» di non poco conto all'Unità che, senza volerlo, offre su un piatto d'argento una potente arma ai suoi avversari. Infatti, il quoti¬ diano del pds attribuisce al nostro Presidente il merito dell'uscita di Clinton. «Se non fosse una visita di Stato ma una battuta di caccia, si potrebbe dire che Scalfaro ha riempito il carniere», scrive l'Unità. Secondo la quale l'inquilino del Colle ha riscosso un «significativo successo», «soprattutto per almeno due impegnative dichiarazioni ottenute dall'alleato statunitense». La prima riguarda Ustica, e qui non interessa, l'altra, ovviamente, è quella sull'eventuale ingresso della Quercia nel governo. Insomma, come a dire che Marco Taradash non ha tutti i torti quando accusa Scalfaro di «essersi presentato davanti a Clinton per ottenerne il consenso in caso di vittoria elettorale dell'Ulivo». Naturalmente non è così, ma l'entusiasmo può giocare brutti scherzi. Come ad esempio quello di non rendersi conto (e questo è il secondo motivo che induce alcuni pidiessini alla cautela) che la dichiarazione del Presidente americano («Qualunque governo nasca ci va bene») si presta ad una doppia interpretazione, perché se è un «via libera» al pds, lo è anche ad Alleanza nazionale. E solo la stizza degli avversari dell'Ulivo fa velo a Fini & company inducendo loro a dimenticare di sottolineare questa seconda chiave di lettura. Il terzo motivo è quello che si cela dietro le paróle degli accorti Fassino e Veltroni: «Perché tanto stupore? Le dichiarazioni di Clinton sono un fatto di assoluta normalità». Sì, perché indugiarvi troppo significherebbe ammettere che la Quercia ha ancora bisogno di essere legittimata da qualcuno, si chiami esso Clinton o Dini (il quale, infatti, tiene a precisare che il pds ha i numeri giusti perché ha appoggiato il suo governo). Non è dunque un caso che Fassino ripeta: «Non siamo più ai tempi della guerra fredda, non c'è più qualcuno che legittima, i giornali hanno enfatizzato la cosa, noi no perché i rapporti con i democratici americani vanno avanti da tempo e sono naturali, non costituiscono un fatto clamoroso». Ma altre due ragioni consiglierebbero un certo «understatement», aggiungono gli alleati della Quercia. «Dopo questa dichiarazione di Clinton che legittima il pds in quanto tale sostiene Ottaviano Del Turco qualcuno potrebbe chiedersi che bisogno c'era di costruire l'Ulivo e di rincorrere il centro. Non sarebbe stato meglio unire le varie anime della sinistra in un partito autenticamente socialdemocratico?». Ed è un altro il motivo (scherzoso?) che spinge Bertinotti a minimizzare l'episodio: «La Chiesa e gli Usa - dice il segretario di Rifondazione - stanno dalla nostra parte... messe così le cose, se non vinciamo adesso non abbiamo più scuse». Maria Teresa Meli

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