IL COMPLESSO AMERICANO di Filippo Ceccarelli

IL COMPLESSO AMERICANO IL COMPLESSO AMERICANO Eun giorno, Bill Clinton disse finalmente di sì... Punto e a capo. E allora, forse, vale la pena di ricordare anche cosa diavolo è stata, per 50 anni, come l'hanno vissuta, cosa ha via via rappresentato, l'America - o l'Amerika - per almeno tre generazioni di comunisti e postcomunisti italiani. Così, proprio oggi, tornano per forza alla mente confusi e contraddittori brandelli di memoria. Il biglietto della metropolitana di New York che Napoleone Colajanni conservava come una specie di feticcio a riprova del suo viaggio nei primi Anni Settanta. E un editoriale dell'Unità che nel 1947 Togliatti volle intitolare sugli americani: «Ma come sono cretini». I primi corsi d'inglese - «la lingua dell'Impero» - alle Botteghe Oscure e le scritte «Yankee go home» per le quali, nel '68, a Pisa, fu denunciato il giovane D'Alema. L'antologia Americana curata da Vittorini e un poster di Angela Davis ai tempi del Vietnam. Il visto d'ingresso negato dapprima a Napolitano e le foglie secche raccolte da Occhetto a Central Park. Gli slogan che risuonarono a lungo nelle piazze («Il fascismo/ è pagato/ dai padroni e dalla Nato») e il valzer nel quale si slanciò, in coppia con la moglie di Carter, il primo corrispondente del quotidiano comunista da Washington, Jacoviello. Filippo Ceccarelli CONTINUA A PAG. 2 PRIMA COLONNA

Persone citate: Angela Davis, Bill Clinton, D'alema, Jacoviello, Napoleone Colajanni, Napolitano, Occhetto, Togliatti, Vittorini

Luoghi citati: America, Central Park, New York, Pisa, Vietnam, Washington