LA STORIA DI UN CRACK ANNUNCIATO

Ri Af Ri Af Ri NAPOLI ATEME 'nu tavolo, e i' ve facc'a bbanca...». Se volete capire qualcosa di quel pasticciaccio che è ormai diventato il Banco di Napoli - il cui decreto legge per il salvataggio esordisce oggi alla Camera, per una seduta meramente formale visto che della cosa si dovrà occupare dopo il voto il nuovo Parlamento - dovete partire da qui. Dalla spicciola ma arguta filosofia dell'uomo che, di quel Banco, ha rappresentato il pezzo di storia più importante, con i suoi vizi e con le sue virtù: il povero re Ferdinando Ventriglia, scomparso in un tetro pomeriggio del dicembre '94. «Datemi una scrivania - diceva dunque 'o Professore - e io sarò la vostra banca». Li elargiva senza parsimonia, questi scampoli della sua efficace ma datata «Weltanschauung» partenopea, Ventriglia: dalla mattina, quando passava a piedi per via dei Mille e salutava Blasi, il suo fedele sarto personale, alla sera, mentre faceva autentiche razzie di brodo di polipo da Ciro a Mergellina, il suo ristorante preferito lungo il mare. E scandagliando appunto in quel gran mare di ricordi che 'o Professore ha lasciato qui, tra le acque increspate del Golfo, i suoi vecchi amici economisti come Massimo Lo Cicero, Mariano D'Antonio e Alfonso Ruffo, pescano a caso qualche perla. Perle, cioè donne: com'è noto l'altra grande passione (insieme alla banca) di Ventriglia. Che spesso finiva per confondere cuore e portafoglio. «Come accadde - evoca Lo Cicero per due delle sue più ardenti fiamme: Clotilde Izzo e Lina Sastri...». Alla prima, docente di letteratura francese e animatrice della Guida Editori, 'o Professore assicurò la benevola protezione della migliore imprenditoria locale, da Romanazzi a De Lieto a Mario Valentino, t= o t • «*. o o =^= o o 3 ° e £ £ r5 m «3 • 3 = g V" 5 «; i £ E 2 ° e £ 2 V" 5 «.; £ r5 m 3 3 = g i £ > E s 2 - I i§ I % « % S 3 S o 00 o °- II i LA STORIA DI UN CRACK ANNUNCIATO

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