II boia saudita sulle onde Bbc
II boia saudita sulle onde Bbc II boia saudita sulle onde Bbc Riad furente per ilfilmato di una decapitazione LONDRA NOSTRO SERVIZIO La canicola del mezzogiorno non dissuade le frotte di sauditi all'uscita della moschea, al termine delle preghiere del venerdì. Sulla pubblica piazza i fedeli si accalcano intomo a un gigante dalla bianca tonaca che fa oscillare la sua scimitarra con moto lieve, i pugni serrati sul manico e nascosti dietro la schiena. I due condannati scendono da un furgoncino e vengono fatti inginocchiare senza cerimonie sul selciato. Ora l'arma scintilla come uno specchio puntato verso il sole. Il boia gira intorno ai due corpi e con sicurezza abbassa un terribile fendente. La televisione lo «congela» con la lama a mezz'aria, un istante prima che la testa della vittima sia recisa dal tronco. «Sembrava quasi il servizio di un tennista», ha raccontato con quieto orrore alla Bbc James Me Credie, un accidentale testimone oculare. La telecamera segreta che ha filmato l'intera sequenza appartiene invece a un'altra anonima fonte. Le immagini cruciali sono evidenziate da un cono di luce nel fumato, mentre la vita della città con il mare sullo sfondo continua a pulsare come se niente fosse. «Mi hanno spinto in prima fila - prosegue Me Credie -. I sauditi amano mostrare a chiunque appartenga a un'altra cultura come funziona la loro giustizia». l d gMa allora non si capisce perché siano tanto ostili a divulgare filmati di esecuzioni pubbliche. Questo documentario rischia di precipitare le tensioni suscitate dal caso di Muhammad al-Masari, il dissidente che ha chiesto asilo politico in Gran Bretagna e di cui Riad pretende l'estradizione, in una vera e propria crisi diplomatica e commerciale: l'effetto combinato potrebbe mettere in forse le ricchissime commesse di armi britanniche. Un precedente c'è: nel 1980 un «gruppo di uomini d'affari sauditi» fece pressione sulla rete televisiva privata Itv e su alcuni parlamentari Tory per bandire la messa in onda di «Morte di una principessa», un fumato sull'esecuzione di un'aristocratica accusata di adulterio. Il programma fu trasmesso, il regime di Riad reagì con furia, il governo inglese si scusò. i i ii i g gDowning Street continua imperterrita a non scomporsi davanti alle immagini di una decapitazione o ai racconti dei torturati. Alla BbC Arlene Hemot, una filippina, ha rivelato di avere ricevuto 75 scudisciate per essere uscita a cena con il marito e alcuni amici maschi; il suo connazionale Fred Mallo ne ha ricevute il doppio per aver riunito un gruppo di amici cristiani a pregare nella sua villa. Entrambi condannati senza poter ricorrere a un avvocato, come Neil Tubo, un altro giovane filippino omosessuale che ha avuto la testa tagliata perché accusato di avere violentato due donne, e come tutti gli altri 200 che hanno subito la stessa sorte l'anno scorso. «Gli stranieri - denuncia la tv di Stato inglese - erano più del doppio dei condannati sauditi». Maria Chiara Bonazzi La scimitarra del boia sta per colpire: un'immagine dal documentario della Bbc REPORTAGE DALIA FABBRICA AL PALAZZO E RITORNO DANZICA DAL NOSTRO INVIATO La sirena di una Mercedes nera fende la marmaglia annunciando la prepotenza del paraurti. Qualcuno cade, qualcuno urla, altri si scansano per lanciarsi all'inseguimento appena il mito semovente è passato. E' un momento storico, ragazzi: alle sei e venticinque di un mattino di fine secolo, Lech Walesa torna a fare l'operaio. Saremo un centinaio qui, raggruppati come pappagalli d'importazione sotto il gelido sole baltico. Microfoni, telecamere, interpreti, cavi e treppiedi, ponti radio, redazioni volanti e telefoni satellitari. Tutto per registrare un avvenimento che sembra epocale e in fondo lo è. Lo scenario pare ideato da uno specialista della «Warner Bros». Sullo sfondo i cantieri navali, enormi, sporchi e inutili. In direzione del mare un Golgota semimoderno, con tre croci a ricordare le vittime dei moti operai del '70. In mezzo lui, il Simbolo, che arriva scortato. Dopo aver contribuito a cambiare il mondo comunista, l'operaio che diventò premio Nobel torna a fare l'elettricista nei cantieri di Danzica, un tempo intitolati a Lenin e oggi alla bancarotta. Non ha più un soldo, dice. Da novembre, da quando i comunisti di ritorno gli hanno tolto il potere, i malumori di un Paese uscito dal collettivismo senz'essere mai entrato in Europa gli si rovesciano addosso. Walesa attraversa la folla dei giornalisti - dei giornalisti, posto che all'evento manca ogni partecipazione popolare come sagoma curva e distante. Nei suoi confronti è cominciata la persecuzione: però, una persecuzione che pur sapendo di rivincita si svolge su binari occidentali. Un tormento «pulito», in stile moderno. Il Simbolo non ha pagato le tasse, decreta il tribunale fiscale di Danzica: deve allo Stato grosse percentuali su un milione di dollari. Volevano trasformare la sua vita in fiction e la «Warner Bros» (sì, proprio lei) versò sotto forma di donazione il denaro per i diritti di un film mai realizzato. L'erario della Polonia postcomunista non ha visto un soldo, i giudici si sono mossi poche settimane prima che l'azione penale fosse prescritta. Come sempre succede, al persecutore numero uno s'è agganciata una muta di cani ululanti. «Walesa è un truffatore: nella sua prima campagna elettorale promise a ciascuna famiglia polacca 100 milioni di vecchi zloty», lamenta uno che di mestiere fa il cittadino medio e di nome Jozef Gawenda. Bene: il tribunale di Danzica adesso decreta che il signor Gawenda ha il diritto di ricevere quel che il tribuno promise. Pensate a GRAN BRETAGNA Rischio di ritorsioni, in pericolo commesse militari per migliaia di miliardi
Persone citate: Fred Mallo, Jozef Gawenda, Lech Walesa, Lenin, Maria Chiara Bonazzi, Neil Tubo, Ritorno, Walesa
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