Con l'operaio Lech Walesa di Giuseppe Zaccaria

7 7 Le 6,25: l'ex Presidente arriva allo stabilimento per riprendere il vecchio posto di lavoro Con l'operaio Lech Walesa Il rientro (dm ore) ai cantieri di Danzica quali sconvolgimenti si verificherebbero se capitasse qualcosa del genere da noi. Eppure non è neanche questo che impressiona, si sa che la vendetta ha molti strumenti: a colpire sono i registri su cui questa rappresentazione si sta svolgendo. Tutto il mondo occidentale è qua (il mondo dell'informazione, dico) ad assistere a una recita cui i colleghi polacchi partecipano con grande distacco. La sagoma che s'intravede fra due grossi ceffi esce veloce dall'auto e si dirige verso l'Officina Numero Due, scompare dietro un cancello, mentre operai in giacche fintoarmani blocca¬ no i cacciatori di simboli. Fra breve nell'officina ci sarà una conferenza stampa, nel frattempo ecco allineate come su un bancone da elettrotecnico tutte le allegorie che il momento possa evocare. «E' ignobile che un ex Presidente sia costretto a lavorare in fabbrica», sta ripetendo ai network di mezzo mondo monsignor Jankowsky, il pretone di Solidarnosc, che negli ultimi anni si è distinto per le sparate antisemite e adesso regala a Walesa un «set» di cacciaviti con la dedica: «Al più grande elettricista della Repubblica polacca». Il Grande Elettricista adesso Non ha diritto a una pensione come Capo dello Stato, qui avrà 400 mila lire «Mi perseguitano» è là, seduto dietro un bancone, pronto per la conferenza stampa. Il Presidente che torna onerato, come nel romanzo di X^n- dera il chirurgo Tomas diventa lavavetri. L'uomo che regredisce proprio nel giorno in cui il governo neo-comunista fa uscire su «Rzeczpospolita», cioè «Repubblica», l'offerta di cessione di un cantiere che sarà pure un simbolo, ma rende il dieci per cento di quello appena ristrutturato della vicina Stettino. «Se avessi i soldi lo comprerei», dice l'ex Presidente. I soldi però non li ha. E la mostruosa tenaglia che vede il comunismo di ritorno far perno sui modelli più classici del capitalismo si avvia a stroncare lui e i suoi vecchi operai. Sotto un impermeabile color TRIONFI E CADUTE DEL CAPO Bl SOLBDARNOSC AGOSTO'80 Capo dei ribelli L'elettricista Lech Walesa guida lo sciopero dei cantieri di Danzica contro il regime comunista. Nella foto, scattata l'8 agosto, i compagni di lavoro lo portano in trionfo dopo la firma dell'accordo con i negoziatori nominati dal governo che chiude diciassette giorni di agitazioni. Ma la crisi polacca, in realtà, è appena incominciata. DICEMBRE '81 Stato d'assedio Per prevenire un intervento armato delle truppe del Patto di Varsavia, il generale Jaruzelski proclama lo stato d'assedio. Il sindacato «Solidarnosc», Solidarietà, fondato da Walesa, è fuorilegge. Il movimento di opposizione antitotalitario è schiacciato. Il suo leader indiscusso, Lech Walesa, scompare, circolano voci di arresto. GIUGNO'83 // confino Lech Walesa fuma una sigaretta mentre pesca nel lago di Gdansk, il paese polacco dove trascorre i lunghi mesi del confino. Jaruzelski è saldo al potere. Ma questa mattina, il 24 giugno, Lech Walesa è reduce da un incontro con Papa Giovanni Paolo II, che è salito a trovarlo sui monti Tatra, a Zakopane. OTTOBRE '83 Il Nobel Per Lech Walesa il 5 ottobre è il giorno della rinascita. Dalla Scandinavia arriva una notizia straordinaria: il capo dei lavoratori e degli oppositori polacchi ha vinto il premio Nobel per la pace. Per il regime comunista polacco e per il suo alleato è un colpo durissimo. Ma le libertà politiche e sindacali si faranno ancora attendere. centroeuropeo Walesa esibisce una bella giacca «country». Le domande fioccano, le risposte hanno un tono più imbarazzato del solito. «Sì, sono tornato al lavoro da elettricista perché non ho più alcun cespite... E' vero, a metà aprile dovrò recarmi in America per una serie di conferenze, e comunque ogni settimana girerò la Polonia come consulente di Solidarnosc... Dovrò concordare i permessi con il mio caporeparto». L'insostenibile pesantezza di un essere che solo pochi anni fa si riteneva liberato, e adesso invece sembra rimpiombare nel passato, affiora attimo do- DICEMBRE '90 Presidente Domenica 9 dicembre l'ex elettricista di Danzica diventa presidente della Polonia. Walesa accoglie la notizia a Gdansk, là dove aveva vissuto l'esilio (nel la foto saluta i sostenitori insie me con la moglie Danuta). Ma per lui non ci sarà un secondo mandato: 5 anni dopo lo scon figgerà il postcomunista Aleksander Kwasniewski. GRECIA In un villaggio cretese po attimo. Per l'ex presidente Walesa, tessera di operaio specializzato numero 61878, nel reparto manutenzione dei carrelli elettrici è pronto il banco quattro, seconda fila a partire dal finestrone. Adesso è metallico, sedici anni fa era di legno: porta un targhetta con nome dell'operaio di ritorno e del suo caposquadra, Wojciech Zareba. «In un Paese che mi perseguita e non riesce neanche a varare un appannaggio per gli ex presidenti, meglio tornare a fare l'operaio», dice il Grande Elettricista. Come operaio (dopo le visite mediche, un corso antinfortunistico e altri adempimenti di rito) guadagnerà circa 800 zloty al mese, posto che difficilmente farà gli straordinari. Siamo intorno alle 400 mila lire. «Trovo sconcertante - dice sua moglie Danuta, franca come prima, solo un po' più elegante - che un Paese di quaranta milioni di abitanti tratti così chi l'ha guidato». Forse solo in Polonia poteva accadere che un avvenimento come il ritorno di un ex Presidente alla condizione (presunta) di operaio venisse seguito con tale disincanto. L'altro ieri era il primo di aprile: e sui principali giornali polacchi il ritorno di Walesa al lavoro è stato anticipato con frizzi e lazzi di varia natura. Quel che è chiaro è che all'ex Presidente d'ora in poi potrà spettare solo un ruolo da ex operaio. Le leggi dello Stato non gli concedono ancora un appannaggio, ma una scorta sì: e immaginare un operaio che ai cantieri di Danzica lavori con accanto i gorilla del governo non è molto agevole. Ha nove figli, Lech Walesa, l'ultima delle femmine vive ancora con lui, in una casa oggi ipotecata. Uno dei maschi è stato appena condannato (con la condizionale) per aver investito una donna in stato di ubriachezza. Sembra che d'un tratto tutta la smania di rivincita di un mondo seppellito troppo in fretta si stia concentrando su di lui. L'uomo che nella guerra al comunismo anticipò papa Wojtyla ieri ai cantieri di Danzica ha lavorato per meno di due ore. Ci tornerà, forse, per qualche volta ancora. E' un po' più pingue e più elegante di quanto fosse quindici anni fa. Soprattutto, per la Polonia di oggi è un uomo del passato. Due settimane fa ha incontrato a Varsavia la regina d'Inghilterra, andrà negli Stati Uniti per un ciclo di conferenze, ha rifiutato 500 mila dollari per una pubblicità in quanto «poco decorosa». Eppure, ieri la sua giornata in qualche modo ha simboleggiato un punto di svolta. I grandi simboli dell'ex blocco comunista appartengono a ieri. Nel frattempo, c'è qualcosa che è cambiato. Ce ne accorgeremo presto. Giuseppe Zaccaria PARIGI Maxiretata in Francia