Corsera, referendum sul direttore di Fabrizio Rondolino

Corsera, referendum sul direttore Corsera, referendum sul direttore Il quesito: approvi il modo di fare il giornale? MILANO. Una consultazione sull'«attuale modo di fare il giornale». Lo chiede il Comitato di redazione del Corriere della Sera con un documento che riassume una serie di punti di «disagio». Alle 18 di oggi i giornalisti del Corsera sono quindi chiamati ad esprimersi a scrutinio segreto. Il voto è iniziato ieri, dopo una giornata densa di riunioni. Nel pomeriggio, a Roma, un altro documento nel quale si prendeva posizione contro l'uso dello strumento referendario applicato al «modello di giornale», raccoglieva 22 firme su 67 persone, più una firma milanese. Ma intanto i delegati di settore approvavano la consultazione a maggioranza, consentendo l'apertura delle urne. Recita il testo del referendum: «Ritieni che l'attuale modo di fare il giornale (la sua organizzazione e l'utilizzazione delle energie) e il modello voluto dal Direttore coincidano con l'interesse reale, l'autorevolezza e la credibilità del Corriere della Sera, dei lettori e di quanto tu pensi debba essere la professione giornalistica?». Rispondere con un «si» o un «no». Si tratta, è ovvio, di una consultazione interna al comitato, prevista del resto dall'articolo 21 dello Statuto dei lavoratori (e che ebbe un solo precedente al Giorno). Le recenti difficoltà del gruppo Rizzoli, una trattativa con l'azienda che dura da tempo e altre vicende recenti pesano sul clima interno del quotidiano. Il Cdr ha voluto saggiare «il polso», prima di riprèndere le discussioni con l'azienda. La circostanza che ha messo in difficoltà il Cdr, convincendolo a chiedere la consultazione, è stata il rientro al lavoro, lunedì, del vicedirettore Antonio Di Rosa che, il 20 marzo scorso, si era trovato al centro di una vicenda di molestie sessuali denunciata in assemblea dalla redattrice della cronaca Alessandra Arachi. Un rientro avvenuto senza preavviso alcuno al Cdr da parte del direttore Paolo Mieli il quale - Paolo Mieli direttore del Corriere della Sera sostiene il documento del Cdr - si era viceversa impegnato «appena trovata una soluzione» ad informare il comitato per le valutazioni della vicenda. Dal 21 marzo, infatti, Di Rosa era rimasto in ferie, e lunedì era tornato al Corsera per un colloquio con Mieli, riprendendo poi le sue funzioni. Tra il 20 marzo e lunedì, però, si erano verificati altri fatti. Come l'intervento dello stesso Mieli ad un convegno sui services, nel quale egli aveva lamentato la scarsa produttività di molti tra i suoi giornalisti. Come il rinvio della pubblica¬ zione di una notizia sull'invito a boicottare il Corriere contenuta in un documento uscito da Forza Italia (boicottaggio dal quale Berlusconi si è poi dissociato). Nel complesso, la linea del Cdr sembra oggi raccogliere in via Solferino la maggioranza dei consensi. Intanto «piena soddisfazione per il giornale e la piena fiducia nel direttore» vengono ribadite dall'editore del Corriere della Sera in un comunicato diffuso in serata. «Paolo Mieli - dice una nota dell'Rcs quotidiani - ha assunto la direzione nel settembre del 1992, quando il giornale era distanziato di circa 80 mila copie dal diretto concorrente. Dopo oltre tre anni di lavoro è saldamente il primo quotidiano italiano per copie vendute. Nel '94 e '95 ha raggiunto la massima diffusione dei suoi 120 anni di vita, è al centro del dibattito politico e civile con la massima autorevolezza e ha raggiunto livelli di redditività che non hanno alcun riscontro nel panorama dell'editoria nazionale», [v. s.] lancio. Se ci salviamo, lo faremo con le nostre gambe», dice Luciano Fontana, caporedattore. Di qui una crisi che è di vendite, ma anche di identità. E i gadget, che siano libri o videocassette, diventano importanti. Quantomeno danno la garanzia che a fine mese gli stipendi arrivano. «Siamo tutti spaventati - confessa Nadia Tarantini - perché i soldi arrivano in banca con molti giorni di ritardo». Stretti tra l'incudine della disciplina sindacale e il martello della crisi economica, i giornalisti dell'Unità hanno fatto la loro scelta. Fabrizio Rondolino: «Il sindacato non è un totem da onorare sempre e comunque». Stefano Bocconetti: «Era uno sciopero indetto dalla destra, la scelta dell'Unità è stata consequenziale». [fra. gri.]

Persone citate: Alessandra Arachi, Antonio Di Rosa, Berlusconi, Luciano Fontana, Mieli, Nadia Tarantini, Paolo Mieli

Luoghi citati: Milano, Roma