I VERBALI DI BRESCIA

E E MILANO E CCOLI, uno dopo l'altro, i nomi di chi ha tramato contro Antonio Di Pietro. Bettino Craxi, per cominciare. E poi Sergio Cusani, il grande avversario nel primo processo Enimont. E poi il generale Cerciello. E poi Ferdinando Mach di Palmstein, finanziere vicinissimo, come Cusani, a Bettino... Stanno tutti E, i nomi e i cognomi, in quelle decine e decine di pagine dei lunghi, lunghissimi interrogatori resi da Tonino davanti ai pm bresciani Salamone e Bonfigli: una ricostruzione metodica, al limite della pignoleria. Perché non è servita a niente? Perché Salamone e Bonfigli non ne hanno tenuto conto? E pensare, protesta adesso Di Pietro dalle pagine del settimanale «Oggi», solita rubrica «Dalla parte dei cittadini», solita grinta, «che i protagonisti del tentativo di delegittimazione operato ai miei danni e contro l'inchiesta Mani pulite» erano tutte «persone che io ho puntualmente elencato sin dal mio primo interrogatorio del 2 luglio dell'anno scorso». Domenica caldissima, quella prima domenica di luglio. Diciotto ore filate di interrogatorio, il primo deU'imputato Di Pietro, l'ex pm. Tutte1 Ve televisioni d'Italia ad aspettare fuori. Dentro, ore e ore dì domande e risposte, ore e ore per verbalizzare tutto, capitolo dopo capitolo: dallo sviluppo professionale dell'imputato Di Pietro al caso Chiesa e l'inizio di Mani pulite, dagli imprevisti alle cause delle clamorose dimissioni, dall'opera di delegittimazione al caso Gorrini... Tutto lì, paragrafo dopo paragrafo, secondo lo stile mconfondibile dell'ex pm. Ed è al paragrafo M (titolo: i ripetuti tentativi di delegittimazione personale) che i nomi si fanno più precisi e spuntano i cognomi di chi ha tramato contro di lui. Si comincia da Cusani (pignolo, Di Pietro, indica le date degli «avvertimenti»: 2/10/94,3/10/94,6/12/94). Si arriva agli avvertimenti di Cerciello del 4/12/94. Si accenna ai «messaggi contenuti nel libro di Pillitteri (anche qui ecco la data: 1/4/94 - 26/4/94). Preamboli. L'affondo arriva più avanti, al paragrafo N, quello delle «Denunce di Cusani», al paragrafo O «Le insinuazioni di Craxi». Stesso stile, prima l'enunciazione sintetica di date ed episodi, poi la spiegazione: identico modo di procedere adottato nella requisitoria superinformatizzata contro Cusani che ha reso famoso (anche all'estero) l'allora pm Di Pietro. Su Craxi, il sommario delle insinuazioni contro Di Pietro è un crescendo di episodi: «I corsivi del '92 sull'Avanti, la riunione della direzione psi del settembre '92 (quella nella quale Bettino parlò del famoso poker d'assi contro Tonino, ndr), i memoriali, le dichiarazioni ai giornali, il libro "Il caso C." dell'ottobre '94, la strumentalizzazione di alcune divergenze di vedute nel pool». Ricorda tutto, non tralascia nulla, Di Pietro. Ma è più avanti ancora, a pagina 42 del verbale, che tira le sue conclusioni. Punto 14, paragrafo A: chi ha organizzato la delegittimazione. Ci siamo. Riassume con sintesi efficace, Di Pietro: «Gli avvertimenti di Craxi» e via con una Di Pietro interviene dalle pagine del settimanale «Oggi», dove tiene la rubrica «Dalla parte dei cittadini» «Ho detto a Salamone nove mesi fa chi mi delegittimava. Non è servito» MILANO. Scrive: «Ribadisco, spero una volta per tutte, che non parteciperò in alcun modo a questa campagna elettorale». E sembra di riascoltarlo quando, con la sua voce tonante, puntualizzava con forza fatti ed episodi nell'aula di un tribunale. Stesso stile, stesso tono. Chiaro. Chiarissimo. Fatto apposta per evitare che qualcuno fraintenda. Insomma, stile Di Pietro, l'uomo che - scagionato definitivamente dall'inchiesta bresciana a suo carico - adesso tutti vorrebbero schierato al proprio fianco: destra e sinistra, Polo e Ulivo. E lui zitto. Non una parola, non un commento, non una risposta agli appelli e ai contrappelli. Fino a ieri. Fino all'articolo affidato al settimanale «Oggi», solita tribuna spesso e volentieri usata per rintuzzare polemiche, per chiarire circostanze, per dare risposte alle troppe domande: «No, non sponsorizzerò alcun partito, andrò a votare in silenzio». Scrive, Di Pietro: «Non ho alcuna intenzione di fare da ala destra o ala sinistra di questa o quella I m BRESCIA

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