Truffa e falso vescovo a giudizio

L'arcivescovo di Monreale è accusato di irregolarità nei restauri del Duomo L'arcivescovo di Monreale è accusato di irregolarità nei restauri del Duomo Truffa e falso, vescovo a giudizio Cassisa sarà processato PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Concussione, truffa o falso. Con queste accuse l'arcivescovo di Monreale Salvatore Cassisa è stato rinviato a giudizio. Sarà processato il 18 luglio prossimo dai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo. Per monsignor Cassisa, 74 anni, nato a Trapani e dal 1977 alla guida della più estesa tra le 18 diocesi della Sicilia, la magistratura italiana ha potuto far procedere senza ostacoli l'istruttoria in corso da due armi. Il processo riguarda presunte irregolarità nei lavori per alcuni restauri nel celebre duomo normanno l'atto edificare a Monreale da Guglielmo il Buono. L'arcivescovo non ha voluto fare commenti. E' stato riferito che è di umore pessimo e che se n'è rimasto nel suo studio, «assediato» dalle richieste di interviste. «Non c'è proprio niente da dire», hanno affermato i difensori, gli avvocati Angelo Bonfiglio e Dino Canzoneri. 11 rinvio a giudizio l'ha deciso il presidente dei gip di Palermo Giovanni Puglisi, in parziale accoglimento delle richieste del pm Luigi Patronaggio. L'imputazione di concussione è relativa a una tangente di 4 milioni che l'impresario Gaetano Burgio avrebbe versato all'arcivescovo pur di ottenere l'aggiudicazione di alcuni lavori. Le accuse di truffa e di falso, invece, sono relative a un contributo di 750 milioni concesso dalla Cee per la sistemazione di un vigneto dell'arcidiocesi. Cassisa è stato prosciolto dal sospetto di aver incassato «mazzette» per altri appalti sulla ristrutturazione del duomo affidati alle imprese Cogeco e Arke. Il gip ha rinviato a giudizio anche l'architetto Fulvio Lima e sua sorella Daniela, rispettivamente amministratore e direttore dei lavori della Fabbrice¬ ria del duomo e i funzionari dell'ispettorato provinciale per l'agricoltura Antonino Drago e Ignazio Benenati. Un sognale negativo per monsignor Cassisa venne tuttavia dal Vaticano quando due anni fa la prestigiosa carica di Gran Priore dell'ordine del Santo Sepolcro gli fu revocata per essere affidata al cardinale Salvatore Pappalardo, l'arcivescovo di Palermo autorevole presidente della Conferenza episcopale siciliana. Cassisa si trovò allora al centro di polemiche accese da chi, compreso il sindaco di Palermo ed eurodeputato leader della Rete, Leoluca Orlando, denunciava propensioni lobbistiche dell'antico ordine cavalleresco. Poi la singolare circostanza del telefonino cellulare del giovane segretario particolare dell'arcivescovo Cassisa, don Giuseppe Campisi, che sarebbe stato utilizzato durante la sua latitanza nientemeno che da Leoluca Bagarella, il boss cognato di Totò Riina. Un'indagine che ad ogni modo non ha implicato finora alcuna conseguenza, segno che le giustificazioni addotte dall'interessato sono perlomeno credibili. 11 sacerdote, comunque, è stato prontamente destinato ad altro incarico. Su Cassisa incombe inoltre una denuncia per l'eredità di un miliardo lasciata da un agiato fedele all'arcidiocesi, la denuncia è stata presentata dai parenti del defunto. Già vescovo di Cefalù, prima di essere assegnato a Monreale, Cassisa è cugino del fisico Antonino Zichichi, il direttore del centro «Ettore Majorana» di Erice. Durante l'ultima visita di Giovanni Paolo II a Palermo vi fu anche un «incidente diplomatico» quando il sindaco non fu notato tra le autorità all'arrivo del Pontefice in aeroporto. Si disse per non stringere la mano a Cassisa. Antonio Ravidà Accanto: il duomo di Monreale. A sinistra: monsignor Salvatore Cassisa, l'arcivescovo siciliano rinviato a giudizio per irregolarità nei lavori di restauro della celebre chiesa