Cecenia la tregua scontenta tutti

Gli uomini di Dudaev respingono la trattativa: non crediamo a una sola parola del Presidente Gli uomini di Dudaev respingono la trattativa: non crediamo a una sola parola del Presidente Cecenia, la tregua scontenta tutti Igenerali bombardano: «La guerra continua» MOSCA NOSTRO SERVIZIO Si è sparato in Cecenia il giorno dopo che Boris Eltsin ha annunciato la sua iniziativa di pace per il conflitto. Il cessate-il-fuoco non è scattato a mezzanotte di ieri, come aveva ordinato il presidente russo: per un'altra ora e mezzo le truppe di Mosca hanno continuato a martellare il villaggio di Goiskoe, in mano agli indipendentisti. Poi, un lungo silenzio. Rotto dal bombardamento di aerei e artiglieria russe, che hanno colpito la regione di Noja-Iourt, nel Sud-Est della Cecenia, roccaforte del comandandante separatista Chamyl Bassaev, uno dei più prestigiosi capi della guerriglia che ieri si era espresso in termini negativi sulla proposta di pace di Eltsin. Il leader ceceno Dudaev non ha ancora reagito in alcun modo alla proposta. I suoi uomini sono comunque scettici: «Non crediamo a una sola parola di Eltsin», ha commentato un comandante di campo ceceno, «ci aveva già promesso trattative, ma ci ha sempre ingannato». E dall'altra parte ci sono i falchi del ministero della Difesa russo, tutt'altro che entusiasti di dover abbassare le armi. Il comandante delle truppe russe in Cecenia, Viaceslav Tikhomirov, ha ieri annunciato a Grozny che in Cecenia non verrà più sparato un solo colpo. Ma ha subito aggiunto: «Le truppe non si muoveranno più, ma questo non significa che rinunceremo alle operazioni speciali contro i banditi e i terroristi». In altre parole, a combattere gli indipendentisti, esattamente come prima. E subito dopo ha smentito clamorosamente la proposta di Eltsin di avviare trattative con il generale Dudaev attraverso dei non meglio specificati «mediatori». Secondo Tikhomirov, con Dudaev si può trattare «solo la resa», ma non certo un compromesso. I militari infatti non sono af¬ fatto contenti. Lev Rokhlin, il generale che un anno fa era riuscito - a prezzo di innumerevoli perdite umane - a prendere Grozny e conquistare il palazzo presidenziale di Dudaev, e che ora presiede il comitato per la difesa della Duma, ieri era amareggiato: «Se accettiamo di trattare con Dudaev significa che ammettiamo di essere stati sconfitti.» Esaltata dalla propaganda come «iniziativa sensazionale», la proposta di Eltsin però ha suscitato perplessità tra le forze poli- tiche russe. Forse mai si era registata una tale unanimità nei commenti. Dal riformista Javlinskij al leader del pc russo Ziuganov, da Gorbaciov al comunista ortodosso Anpilov, tutti dicono più o meno la stessa cosa: il piano di Eltsin non ha nulla di concreto e arriva comunque in ritardo. L'unica speranza di realizzare il piano di pace è una risposta positiva di Dudaev. Ma c'è un problema: per i russi Dudaev è un criminale ricercato ed Eltsin diverse volte aveva detto che bisognava li presidente russo Boris Eltsin «fucilarlo». Domenica, per invitarlo a trattare, il presidente russo ha invece lasciato capire che non si opporrà a un'amnistia nei confronti del leader indipendentista, se la Duma lo riterrà opportuno. Ma i deputati sembrano ostili. Anna Zafesova FORZE ARMATE RUSSE (*) L'ORSO RUSSO SENZAZANNE aMOSCA UANDO vedo questi nuovi russi sulle loro Mercedes mi viene voglia di prendere in mano il bazooka, perché nell'alloggio collettivo dove abito ci sono mia moglie disoccupata e i miei figli che fanno la fame». Confessione di un ufficiale dell'accademia militare pubblicata sulla Nezavisimaja Gazeta. Che. a suo modo, riassume una situazione ormai esplosiva. «Stiano attenti, prima dell'estate arriveremo all'estremo». A quanto ammonti il debito dello Stato verso i suoi dipendenti militari (cioè i salari non pagati) non è dato sapere, anche se valutazioni attendibili parlano di 8 trilioni di rubli. Per il resto il ministero delle Finanze riconosce che solo un terzo degli stanziamenti militari del budget e stato realizzato. Anche qui bastino alcuni esempi del collasso. Le truppe paracadutiste dovevano ricevere l'anno scorso 350 nuovi mezzi di combattimento: ne hanno avuto 60. La loro 95" divisione, che era di stanza in Ucraina, e stata trasferita nella città di Ivanovo-Tejkovo, ma ha lasciato sul posto metà dei suoi armamenti. Gli ufficiali e le loro famiglie vivono ancora nelle tende da campo, mentre un battaglione è stato mandato a combattere in Cecenia. Altro esempio: alcuni PESCE D'APRILE MOSCA. L'agenzia russa ItarTass ha messo a segno ieri un succoso pesce d'aprile che ha provocato una reazione allarmata nei Paesi dell'Europa dell'Est già preoccupati dai sogni revanchisti della Duma miranti al ripristino dell'Unione sovietica. Sotto la testata «Russia-Nato-April», l'Itar-Tass ha mandato in rete una notizia secondo la quale in seno al Parlamento russo un non meglio precisato «gruppo di esperti» della Duma sta elaborando un progetto di risoluzione per chiedere di risuscitare dalle ceneri anche il Patto di Varsavia, l'alleanza militare tra Mosca e i suoi satelliti dell'Europa orientale in funzione anti-occidentale. Ha inoltre riferito la dichiarazione di uno di questi esperti, sempre protetto dall'anonimato, secondo il quale il documento, composto di una sola pagina, ha l'obiettivo di contrastare i piani Nato di espansione a Est. La notizia ha suscitato reazioni particolarmente allarmate a Praga. [Agi] «Non è più in grado di operare fuori dai confini dell'ex Urss» particolarmente quelle alimentari e di combustibile. Lo stato dell'aviazione non è migliore di quello della marina. La Russia ha ricevuto in eredità dall'Urss circa l'80% dei 3800 aerei da combattimento. Altri 350 sono usciti dalle catene di montaggio negli ultimi quattro anni. Ma - sempre secondo lo studio tedesco oggi dispone all'incirca di 250 caccia operativi del tipo Mig 23/27. Il resto è stato smantellato o giace negli hangar. Conclusione di Jane's Defence Weekly: «Nel 2005 la Russia sarà in grado di mettere in campo, per operazioni al di fuori della propria area, l'equivalente di un minimo di due divisioni d'armata a di una divisione di fanteria navale equipaggiate con armi, apparecchiature e sistemi di comunicazione moderni». Restano le testate nucleari, sul cui stato e sulla cui sicurezza sono in molti a porsi numerose e inquietanti domande. Se occorreva la prova che la Russia non è già più una grande potenza militare: eccola. Resta solo da aspettare il momento in cui i militari russi chiederanno conto ai politici russi di spiegare in base a quali scelte hanno portato le forze armate in questo stato. E sperare che questo momento non venga mai.