Calunnie a stelle e strisce

Uno studioso rivela i colpi bassi delle campagne elettorali: un rischio per la democrazia Uno studioso rivela i colpi bassi delle campagne elettorali: un rischio per la democrazia Calunnie a stelle e strisce Brogli è trucchi nel voto americano LA FRODE NELL'URNA B WASHINGTON ENVENUTI a Chicago salutava ironico i nuovi residenti della città l'editorialista del Chicago Tribune Mike Royco -, la sola città d'America dove la democrazia ha compiuto il miracolo di farvi votare alle elezioni anche dopo morti». «Ci fai ridere, Chicago - gli ha risposto il Los Angeles Times -, la California è molto più democratica di voi. Da noi, votano anche i cani». Morti che resuscitano per votare. Cani che vanno alle urne elettorali, presumibilmente scodinzolando. Comatosi terminali che prodigiosamente si staccano dai loro respiratori e rinvengono soltanto per andare ai seggi. Cittadini che conseguono il dono dell'ubiquità e votano contemporaneamente in tre o quttro collegi diversi. E' il triste miracolo della democrazia corrotta. E' la parabola della maledizione più antica e inestirpabile che perseguita tutti i sistemi elettorali, ma che non tutti hanno il coraggio di guardare in faccia: il «broglio» e il suo malvagio fratello minore: lo «sporco trucco» escogitato per screditare l'avversario. La storia dei brogli elettorali e degli sporchi trucchi è antica come la storia delle democrazie, e fertile quanto la fantasia dei disonesti che hanno sempre cercato, probabilmente sin dall'Atene di Pericle, di piegare il responso delle urne ai desideri dei politicanti e dei partiti. «Non esistono sistemi elettorali immuni dal broglio - mi dice il professor Larry Sabato, studioso di "brogli" all'Università della Virigina e autore di uno studio insieme deprimente e incoraggiante, "Sporchi segreti" che sta per uscire in America -, esistono soltanto democrazie che lo sanno e hanno la forza di ammetterlo». L'America lo sa, e qualche volta lo ammette anche. Lo sa da sempre, dagli anni nei quali giovani donne pagate dall'opposizione sfi- lavano davanti alla Casa Bianca del presidente Grover Clevalend, celebre donnaiolo e padre di numerosi illegittimi, reggendo neonati e cantando in coro con voci infantili: «Dove abita il mio papà, mammina? Tesoro mio, abita dentro la Bianca Casina». Lo sa da quando Kennedy sconfisse Nixon nel 1960 con poco più di 100 mila voti, scovati proprio nella Chicago del sindaco Daly, la città dove votano anche i morti. E lo sa da quando Lyndon Johnson esordì in una competizione elettorale per la Camera facendo diffondere la voce che il suo avversario faceva all'amore con le galline. Quando il suo addetto stampa, sbalordito, gli fece osservare che non era affatto vero, il futuro presidente rispose ridendo: «Lo so benissimo che non è vero, ma pensa che figura farà andando in televisione a negare di aver mai fottuto una gallina». Ogni tempo, ogni elezione e ogni partito, progressista o conservatore, di destra o di sinistra, ha i suoi scheletri nell'armadio, indulge in brogli e trucchi. E se oggi, nota il professor Sabato, il massimo e più credibile studioso americano di truffe elettorali, la mazzetta all'elettore, il voto di scambio, la corruzione diretta sono in declino, trionfano invece i metodi più sofisticati per cambiare disonestamente il responso delle urne. «Ho il sospetto, se non ancora le prove, che alcune clamorose sorprese che stravolgono i sondaggi presi poche ore prima del voto siano figlie non di improvvisi cambiamenti di umore o di errori dei sondaggi, ma di veri e propri brogli». L'arsenale dei manipolatori di voti è ormai vastissimo e attinge a un campionario di trucchi che vanno dall'elettronica alla psicologia alla finanza. Quasi tutti i candidati sanno che, illegalmente, i loro avversari andranno a fruga¬ re nelle loro spese, nei mutui, nelle carte di credito, nei conti correnti. Specialisti di computers vengono assoldati per andare ad annusare nella storia finanziaria dei politici e scoprire, nella speranza di scovare, lo «scheletro» da sbandierare a sorpresa in un dibattito. In almeno 19 collegi elettorali per la Camera dei Rappresentanti, ha rivelato il professor Sabato, gli elettori stanno ricevendo in questi giorni volantini e pamphlet travestiti da sondaggi con domande di questo tipo: «Cambierebbe lei la sua opinione sull'oi. jrevole (nome dell'onorevole) se sapesse che è un molestatore abituale di hi .ibini e un pedofilo?». E certo che la cambierei, rispondono ovviamente i cittadini. Peccato non sia vero affatto che l'onorevole sia un sodomizzatore di bambini, né il volantino lo afferma. Si limita a creare un'associazione fra il suo nome e il reato, nella testa di qualche elettore ingenuo. Calunnia calunnia, qualche cosa resterà attaccato. Ma qui siamo ancora sul terreno delle insinuazioni, delle illegalità marginali, appunto degli «sporchi trucchi». Non più onestà, ma non ancora aperto crimine. E' invece con il broglio smaccato che si arriva alla distorsione completa e grossolana della volontà popolare. In California, a Los Angeles, un giudice che rivedeva i risultati di un'elezione parlamentare nel 1994, notò che i 250 elettori di un caseggiato si chiamavano tutti Alvarez di cognome e Fifi, Lampo, Macchietta, Svelto di nome. Gli bastò una telefonata per scoprire che quel palazzo aveva lo stesso indirizzo del canile comunale. Duecentocinquanta ospiti del canile, 250 cani, avevano «votato», naturalmente per corrispondenza. Nella stessa Califoima, un'inchiesta della Commissione Eletto¬ rale ha rivelato che fra i 14 milioni di cittadini iscritti a votare, almeno due milioni risultano trasferiti, scomparsi o morti. Eppure i loro certificati di voto sono ancora validi e utilizzabili. Dunque il 15% dei voti californiani, una quantità immensa, sono «a disposizione» di chi li voglia usare. Negli Stati Uniti, dove la registrazione elettorale è volontaria, i partiti, e i quartier generali dei candidati, pagano 10 dollari al pezzo i cosiddeti «voter hunter», i cacciatori di corpi che vanno a scovare cittadini non iscritti e li convincono a votare, possibilmente per chi li paga. Le scene da Italia del 18 aprile '48, quando malati e anziani venivano portati alle urne da democristiani e comunisti per mettere il loro voto sulla croce di Gesù, la de, o San Giuseppe, il Garibaldi del Fronte Popolare, si ripetono qui in America. In Illinois, lo Stato dove votano, naturalmente per corrispon¬ denza, anche i morti, un altro giudice annullò l'esito di un'elezione del 1992 quando scoprì che aveva votato un intero ospizio di malati terminali di Alzheimer, di poveri anziani che non ricordavano più neppure il proprio nome. In Indiana, il magistrato scoprì invece il voto dei comatosi. La maggior parte delle competizioni elettorali sono accettabilmente oneste, fa osservare Sabato, ma questo significa poco. In un sistema politico maggioritario, come l'America è da sempre e l'Italia da due anni, minuscole differenze, manciate di voti possono essere determinanti. «Dire che un solo senatore è stato eletto con i voti dei morti o dei cani non è una consolazione, è un'affermazione gravissima, perché il voto di quell uomo o di quella donna può essere deteraiinante nella storia di un Paese», dice lo studioso di brogli e ha ragione. Non sono aneddoti divertenti, storie curiose queste delle truffe elettorali, sono colpi di stato invisibili. «In un'epoca di crescente distacco, di disaffezione per la politica - dice - se i cittadini non sono almeno certi che le elezioni siano pulite, si corre il rischio di seppellire la democrazia rappresentativa». E la democrazia,, a differenza degli elettori, è difficilissima da resuscitare. Vittorio Zucconi A Chicago sono riusciti a fare votare i morti a Los Angeles ha votato un intero canile Poi ci sono i sondaggi dubbi e le insinuazioni Nella foto grande Richard Nixon durante la campagna elettorale Qui a sinistra J. F. Kennedy Secondo Larry Sabato non esiste una democrazia che sia immune da brogli o da «sporchi trucchi» per vincere le elezioni