La Russia riscopre la tv degli yesmen

La Russia riscopre la tv degli yesmen DIARIO DI MOSCA La Russia riscopre la tv degli yesmen MOSCA I giornalisti che fanno le belle statuine ce n'è dappertutto e, quindi, non è bello scagliare la prima pietra su quelli russi che sono andati in televisione, ieri, per farsi riprendere davanti al presidente russo. Del resto non è tutta colpa loro se la Russia non ha ancora preso l'abitudine alla dignità e al coraggio politico. Ci vorrà tempo. Solo che qualche volta si ha l'impressione che, invece di andare avanti verso la democrazia, il pluralismo, insomma verso l'affermazione del «quarto potere», i giornalisti russi e chi li strattona se ne vadano all'indietro, come i cortigiani che si allontanano dal trono del monarca come i gamberi, con le teste chine fino a che il ciambellano di corte non li autorizza a raddrizzare la schiena. Per questo i tre eroi della trasmissione a reti unificate di ieri meritano una menzione speciale e nominativa. Arina Sharapova, bionda e dal profilo volitivo, in rappresentanza della prima rete (statale). Nikolai Svanidze, barbuto principe della seconda rete (statale). Evghenij Kiseliov, osannato efebo dell'unica rete tv «indipendente», Ntv. Ho messo indipendente tra virgolette perché lo era fino a una settimana la, anche se con grande fatica. Poi Boris Eltsin ha deciso che le due reti di Stato non erano sufficienti per garantire l'assoluta obiettività dell'informazione in campagna elettorale. E ha inserito d'autorità, nello staff che guiderà la sua propria campagna elettorale presidenziale, anche il signor Malashenko, che - vedi le coincidenze! - è anche il direttore generale della Ntv. Date le premesse, anche se Evghenij Kiseliov fosse stato un cuor di leone, invece che il normale cuor di coniglio che è sempre stato e per il quale ha fatto la sua carriera, non si sarebbe potuto attendere da lui più di quello che ha fatto. Cioè un domandina molto intelligente, che infatti ha trovato il consenso del presidente. Per il resto dell'esposizione Kiseliov e gli altri due hanno sfoggiato volti gravi e compunti. Talvolta sembrava - ma era cer¬ to solo un'impressione - che fossero gravati da un peso che sovrastava le loro teste. Ma quale fosse il peso non si è capito. Ogni tanto le telecamere inquadravano fuggevolmente or l'una or gli altri due mentre facevano assensi educati ai passaggi più significativi del discorso presidenziale. Tanto perché fosse chiaro che ogni dissenso era escluso. Kiseliov riempiva il tempo disegnando qualcosa su un grande blocco per note, mentre la signora Sharapova aveva già scritto tutto e quindi teneva educatamente le mani in grembo. Di Svanidze l'espressione del viso restava del tutto ermetica, anche perché le telecamere lo riprendevano sempre da un'angolazione che mostrava soltanto metà della barba. La quale era nera con una leggera brizzolatura. Ma ai telespettatori questo dettaglio era noto, non meno della totale dedizione di Svanidze a qualsiasi cosa dica, faccia, pensi, supponga, immagini, progetti Boris Eltsin. Tutti e tre, comunque, hanno definito «sensazionale» il piano di pace di Eltsin, dimenticando di ricordare che siamo a 77 giorni dal voto. Nessuno di loro ha chiesto al presidente russo se, per caso, non si fosse pentito di aver cominciato questa guerra. Alla fine, dopo le tre domandine intelligenti che i tre prìncipi del giornalismo russo 1996 erano stati chiamati a formulare, Boris Eltsin ha ripreso a leggere sul «gobbo» (quell'aggeggio che i telespettatori non vedono ma sul quale scorrono i discorsi dei leader) la fine del suo discorso. Non li ha neanche ringraziati per la loro presenza. Ma perché avrebbe dovuto farlo? Di solito il regista non perde tempo a salutare le comparse. Giulietta Chiesa

Luoghi citati: Mosca, Russia