Eltsin: stop alla guerra in Cecenia di Foto Ansa

Per la prima volta il Presidente è disposto a trattare col leader separatista Dudaev Per la prima volta il Presidente è disposto a trattare col leader separatista Dudaev Eltsiti: stop alla guerra in Cecenia / russi si ritirano ma solo dalle «zone tranquille» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Le elezioni si avvicinano e il presidente russo cerca di correre ai ripari proclamando unilateralmente uno stranissimo cessate-il-fuoco in Cecenia. Dalle ore 24 di domenica notte, ha detto ieri solennemente di fronte alle telecamere dei canali unificati, «tutte le operazioni militari sul territorio della Cecenia vengo¬ no interrotte». Nell'ambito, s'intende, di un «piano di pace» che è stato faticosamente elaborato all'interno del Consiglio di Sicurezza russo. Di nuovo c'è l'ammissione, a mezza bocca, che il Cremlino è disposto a trattare con Dudaev, «attraverso intermediari». Chi potrebbero essere questi intermediari? Eltsin ha fatto tre nomi, anzi tre ipotesi, due delle quali appaiono fin da subito come piuttosto strampalate: l'ex dissidente e fisico Jurij Orlov (che non sembra avere né peso né esperienza sufficiente per una tale impresa); e un non ben precisato «sceicco arabo». Entrambi - ha rivelato Eltsin - si sarebbero offerti come mediatori via lettera inviata al presidente russo. Il terzo volontario - il presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbaev - è invece un peso massimo e, se la trattativa dovesse davvero cominciare, qualche prospettiva di pace, o almeno di tregua temporanea, potrebbe delinearsi. Ma non è ancora affatto chiara la reazione del principale protagonista della scena cecena: il generale Dudaev, senza il cui assenso la proposta di Eltsin non potrebbe neppure cominciare a realizzarsi. Lo stesso Eltsin ha ammesso che la verifica delle intenzioni di Dudaev non è ancora fatta e che il generale ribelle tiene ben ferme richieste preliminari che il Cremlino considera «inaccettabili», cioè una Cecenia indipendente dalla Russia. Comunque la novità della mossa di Eltsin costituisce l'ammissione deU'irnpossibilità di uscire dalla crisi senza prendere contatto con Dudaev. Un bel passo indietro rispetto alle posizioni mantenute da Mosca in tutti i quindici mesi scorsi, in cui si parlava esclusivamente di banditi da disarmare e con cui ogni negoziato era inammissibile in linea di principio. Il resto del discorso televisivo di Eltsin appare il risultato di un farraginoso collage di misure, molte delle quali tutt'altro che nuove, già ripetutamente tentate in passato senza successo. In dettaglio, oltre alla fine delle operazioni militari, Eltsin annuncia un «ritiro graduale delle forze federali», ma soltanto «dalle zone tranquille». Cioè dalle zone che le forze federali affermano di avere pacificato nelle ultime settimane di furibondi bombardamenti. Ma si è già visto in passato quanto durino queste «aree di tranquillità». Eltsin aggiunge che «noi non staremo a guardare eventuali atti terroristici e risponderemo adeguatamente». Il che lascia prevedere che la dinamica dei combattimenti non verrà sostanzialmente modificata nelle settimane a venire. Le misure «politiche» di Eltsin prevedono «elezioni libere generali per il parlamento repubblicano», con la partecipazione anche degli uomini di Dudaev, che dovrebbero essere preparate con la creazione di un «forum politico di pace» cui dovrebbero prendere parte «rappresentanti del popolo di tutte le zone, delle città è dei maggiori villaggi». E' evidente che, anche nel caso di accettazione di principio da parte di Dudaev, si porrebbe comunque la questione delle garanzie e, in primo luogo, quella di azzerare il risultato dell'appena avvenuta elezione del presidente ceceno Zavgaev, considerata da Dudaev truffaldina. La maggiore delle altre proposte politiche di Eltsin è anch'essa non nuova: uno «status speciale» alla repubblica, di gran lunga più vasto di quello concesso alle altre autonomie della Federazione Russa. Integrata con la promessa di ingenti finanziamenti per la ricostruzione, e dalla creazione di una commissione statale per il controllo di tutte le misure previste, presieduta dal premier Cernomyrdin. Infine l'amnistia, ma solo a coloro che «non hanno commesso gravi delitti». Dudaev e il suo comando sarebbero esclusi. Pensare che vadano a trattare in queste condizioni è poco probabile. Anche perché il primo commento del discorso di Eltsin (da parte del capo dell'amministrazione presidenziale Egorov) è stato questo: «Il piano del presidente prevede la definitiva distruzione degli Irriducibili», [g. e] non sembra avere né peso né esperienza sufficiente per una tale impresa); e un non ben precisato cecena: il generale Dudaev, senza il cui assenso la proposta di Eltsin non potrebbe neppure cominciare a realizzarsi. Lo stesso Eltsin ha ammesso che la verifica delle intenzioni di Dudaev non è ancora fatta e che il to era inammissibile in linea di principio. Il resto del discorso televisivo di Eltsin appare il risultato di un farraginoso collage di misure, molte delle quali tutt'altro che nuove, già ripetutamente tentate in passato senza successo. In dettaglio, oltre alla fine delle operazioni militari, Eltsin annuncia un «ritiro graduale delle forze federali», ma soltanto «dalle zone tranquille». Cioè dalle zone che le forze federali affermano di avere pacificato nelle ultime settimane di furibondi bombardamenti. Ma si è già visto in passato quanto durino queste «aree di tranquillità». Eltsin aggiunge che «noi non staremo a guardare eventuali atti terroristici e risponderemo adeguatamente». Il che lascia prevedere che la dinamica dei combattimenti non verrà sostanzialmente modificata nelle settimane a venire. questione delluogo, quella dell'appena presidente cderata da DuLa maggiopolitiche di Enuova: uno «pubblica, di gquello concesdella Federacon la promementi per lacreazione di tale per il conre previste, pCernomyrdinsolo a coloromesso gravi dcomando sarche vadano adizioni è pocAnche perdel discorso capo dell'amdenziale Egopiano del prenitiva distruli», Due mezzi blindati russi fra le vie della capitale cecena Grozny fiancheggiate da palazzi semidistrutti dalle bombe [FOTO REUTER) Il presidente russo Eltsin ha annunciato ieri il suo piano di pace che dovrebbe fermare la carneficina in Cecenia [FOTO ANSA]

Luoghi citati: Cecenia, Grozny, Mosca, Russia