Da zero a mille di Giorgio Calcagno

Da zero a mille Da zero a mille N un vecchio armadio di redazione, spostato nell'ultimo trasloco, si conserva un cimelio dimenticato; il numero zero di Tuttolibri. In copertina, una grande fotografia di Alberto Moravia che rispondendo alle domande di Furio Colombo spiegava «perché scrivo». Ma i lettori che cercarono in edicola il numero 1, mercoledì 29 ottobre 1975, non trovarono quella copertina. Lo spazio destinato a Moravia si era dovuto restringere, per fare posto a Eugenio Montale: che, nel frattempo, aveva vinto il Nobel. La tiratura, calcolata - per favorire il lancio - in centomila copie, si rivelò insufficiente. Le rotative della Stampa dovettero riprendere a girare, se ne fecero 33 mila altre: esaurite, Quel Nobel che, a sedici anni da Quasimodo, tornava a premiare uno scrittore italiano, per il nuovo giornale era la più augurale bottiglia di champagne sparata alla cerimonia del varo. Era un premio nel premio, per chi aveva tentato un'avventura che la maggior parte degli esperti riteneva destinata al naufragio. Qualche volta gli esperti sbagliano. Avventurosa la nascita di Tuttolibri certamente fu, in una città che sembrava avere tutti i requisiti per essere alla periferia della società letteraria. Il giornale lo aveva voluto Arrigo Levi, allora direttore della Stampa, che aveva sviluppato una idea di Carlo Masseroni, direttore amministrativo, sostenuto da Giovanni Giovannini. Alla guida era stato chiamato un uomo proveniente dall'editoria, Mario Bonini della Garzanti, affiancato da Alberto Sinigaglia. E proprio Sinigaglia che aveva formato un minigruppo redazionale, con due giovani e allora quasi sconosciuti giornalisti, Vittorio Messori e Mario Varca, fu il primo artefice dell'operazione. Il titolo del giornale doveva essere «I libri» : certamente indicativo e certamente scialbo. Quei giornalisti non ne erano molto soddisfatti. Il titolo vero nacque da una discussione in¬ terna: funzionò subito. Forte delle 133 mila copie, il gruppo lavorò con eccitazione al secondo numero. Ma neanche la nuova copertina arrivò in edicola. Perché quando il settimanale era stato chiuso, e stava per andare in rotativa, Sinigaglia senti alla radio la notizia dell'assassinio di Pasolini. Era la domenica mattina, 2 novembre. Chiamò subito Furio Colombo, che era la colonna del giornale a Roma, e proprio il giorno prima era stato a trovare lo scrittore di Ragazzi di vita. Colombo non sapeva nulla, rimase sconvolto. Ma, pochi minuti dopo, era già davanti al registratore, per tradurre l'intervista. Il secondo a essere svegliato fu Stefano Mana, il mago della tipografia, quello che aveva saputo superare tutti gli scogli per mandare la navicella in porto. Corse al giornale, da cui era appena uscito, smontò le pagine 1, 2, 3 e 4, che la redazione rifece nel pomeriggio. E il secondo numero, con quello straordinario documento, vendette 177 mila copie. La storia di Tuttolibri nasce sotto quel duplice segno, in una stagione di passioni forti, di impegno civile e letterario ad alta temperatura. C'era anche qualche equivoco, in quell'interesse, che si dissipò nelle Un'antologia di idee per ricominciare da 1 ABATOMILLE. Tuttolibri vent'anni dopo e al numero 1000. Per un supplemento di informazione letteraria è un compleanno non da poco. Vent'anni fa moriva, orrendamente, Pasolini, Moravia temeva «qualcosa che nessuno si aspetta», Villaggio porta il suo Fantozzi a 600 mila copie e si lamenta di non esser considerato come scrittore, la Tamaro, forse, va ancora in schettini. 1000 numeri: la «lettera» della Fallaci, il «dono» di Bellow, «Avere o essere?» di Fromm, «se una notte» di Calvino, «il nome» di Eco, l'«Aracoeli» della Morante, la «leggerezza» di Kundera, la «Perestrojka» di Gorbaciov, i «versi» di Rusdhie», e le «Cose di cosa nostra» di Falcone e il «Va' dove ti porta L cuore» e il Pereira e la «seta». Tfenti anni, tinti libri, tanti autori. Con questo nuiiero abbiamo preso un'apparente pausa adi libri per riflettere, seriamente e giocosamente, sul numero 1000. Cosi ai tanti amici abbiamo chiesto di lavorare su quel molto che è mille, su quel modo di dire che permea la cultura, dalle milleuna notte alle mille bolle blu, dalle millelire al mese alle millemiglia, dalle millegrazie ai millepiedi. Ne è venuta fuori una piccola antologia intrisa di idee e sapori, di ricordi e inven- ^ settimane successive. Come dimostrava la posta dei lettori centinaia di lettere la settimana - molti credevano che Tuttolibri dovesse aiutare i genitori a orientarsi nella giungla dei testi scolastici; altri speravano che il giornale fosse finalmente la tribuna per pubblicare i propri racconti o per vedere recensito il volumetto di liriche ^stampato a proprie spese. Ma c'era anche un interesse reale, uno zoccolo di lettori veri, che hanno resistito, nel cambio delle generazioni, fino a oggi. A questi lettori il settimanale dava, per la prima volta in Italia, un quadro completo sull'universo del libro: aggiungendo, al repertorio delle recensioni, servizi sul mondo dell'editoria, della libreria, degli autori, novità, anteprime, indiscrezioni e polemiche. E tenendo sempre aperto il dialogo con i lettori. Fin dal secondo numero il giornale inseriva la classifica dei libri più venduti, fatta con rilevazioni di persone presenti fisicamente in libreria, attraverso istituti di ricerca: la Demoskopea nei primi anni, la Adhoc dal 1987 in poi. Il primo libro che raggiunse i cento punti del più venduto fu Lettera a un bambino mai nato di Oriana Fallaci; quello che ha mantenuto il vertice per più tempo II nome della rosa di Eco; il long seller assoluto, apparso in continuità per oltre dieci anni, sia pure in posizioni intermedie, il Siddharta di Hesse. A partire dai primi Anni 80, per coinvolgere meglio i lettori, Tuttolibri ha lanciato i suoi referendum: sullo scrittore più importante, il libro del secolo, zioni, ma anche un «vademecum» contro la retorica e la cristallizzazione dei modi di dire, di pensare, di essere. Numero 1000 con un referendum: «La più bella del '900», per trovare insieme.ai lettori la figura femminile più intrigante, sfaccettata della letteratura di questo secolo. Dalla prossima settimana ricominceremo a contare da 1. Ma con qualche novità: Tuttolibri uscirà con La Stampa del giovedì e con una veste grafica rinnovata, più recensioni e più rubriche. E mentre vi auguriamo una buona lettura, ci stiamo già lavorando, sotto le improvvise «milleluci» di Torino in questo vertice d'Europa. Con un sottofondo di parole di un amico di Tuttolibri da poco scomparso: «Non si può scrivere un libro. Tutto quello che si scrive oggi è avvelenato dal compromesso, dalla falsità, dall'inerzia. Le parole sono troppo logore. Perché nella nostra vita finta, sterile, convenzionale, non possono trovare posto ordinato gli istanti della nostra speranza». Parole di Sergio Quinzio: un monito, per SiTA»*»^?*^ andare avanti nell'utopia di smentirle. Nico Orango il personaggio più amato, il verso più bello. Abbiamo superato, più volte, le diecimila risposte. E abbiamo scoperto che il personaggio più amato è Don Camillo, il verso più bello «Il naufragar mi è dolce in questo mare», il libro più importante del Novecento «La coscienza di Zeno». Ci scrisse in quella occasione, commossa e sorpresa, la figlia di Italo Svevo: «Penso alla grande ingiustizia che fa sì che io, sua figlia, goda tanto per la sua fama, e che egli abbia goduto tanto poco!». Allargando l'impegno del lettori, Tuttolibri ha bandito un concorso fra il suo pubblico per le migliori recensioni e un altro, più personalizzato, per i diari: con tale successo, anche di qualità, che ne è nato un volume, pubblicato negli Oscar Mondadori. Sono cambiate tante cose, in vent'anni. La veste grafica, oggi al quarto rivolgimento. La direzione, che Levi passò a Lorenzo Mondo, critico letterario del giornale, nel 1977 quando Tuttolibri era autonomo, e che tornò al direttore della Stampa, Giorgio Fattori, quando il settimanale divenne un supplemento del quotidiano, nel 1980. E' cambiata, ripetutamente, la redazione. Del gruppo originario non c'è più nessuno. Sono passati Osvaldo Guerrieri, Alessandro Rosa, per un lungo servizio Ernesto Gagliano, Michele Neri, Bruno Ventavoli. E' cambiato anche il redattore capo. Dopo l'uscita, nei primi mesi, di Bonini, Levi chiamò chi scrive queste memorie, e che rimase tredici anni al timone. Dal giugno 1989 il leader è lo scrittore Nico Orengo, collaboratore di Tuttolibri dal primo numero e in redazione dal 1977. Lo affianca Luciano Genta, anch'egli redattore da quell'anno; insieme con Bruno Quaranta, entrato nel 1989 e il romanziere Piero Soria, dall'anno scorso. Il lavoro, fin dalle origini, è sempre stato fatto in comune, con scelte collegiali. Sono cambiati anche molti collaboratori; non il livello della collaborazione. Fra le firme che hanno caratterizzato Tuttolibri alla sua nascita, i critici Enzo Siciliano e Giovanni Raboni; fra gli scrittori che hanno cooperato Primo Levi, Sciascia, Manganelli, Arpino, Caproni, Rigoni Stern, più saltuariamente Calvino, Eco, Moravia, Soldati, Lalla Romano, Malerba, D'Arrigo, Tabucchi. Per sette anni l'ultima pagina ha avuto l'impronta di Giampaolo Dossena. E per sette anni la nostra classifica è stata ravvivata dalle vignette di Giorgio Cavallo. Le firme di oggi ci sono sotto gli occhi: a tutto campo Oreste del Buono, con buona frequenza Camon, Frutterò e Lucentini, Gianni Vattimo, che proprio da Tuttolibri ha iniziato il suo cammino giornalistico. Ma l'elenco sarebbe lungo, è pericoloso citare oltre, si rischia di commettere ingiustizie. Chi scrive su Tuttolibri ha dovuto già superare un duplice vaglio: il primo del giornale, il secondo, non meno severo, dei lettori. Giorgio Calcagno

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