Mediterraneo in 60 volumi
Enciclopedia interna2ionale Enciclopedia interna2ionale Mediterraneo in 60 volumi fi] MILANO li L Mostafa Chadli per H professione ascolta rac1.1 conti: va ad ascoltarli sii nelle oasi, sui monti della Cabilia, sulle rive del mare, nei vicoli delle città. Li registra, li classifica e annota gli echi più remoti, perfino di Atene e Roma. Farà un grande libro, El Mostafa Chadli. Non permetterà che quei racconti che coglie da voci e labbra screpolate vadano perduti. La storia che gli piace di più, e che una volta gli ha detto anche un vecchissimo berbero, è la stessa che gli raccontava sua madre: un uccello colorato parlava agli eroi che lo avvicinavano e li incantava e li rendeva felici, ma poi li tramutava in pietre perché non riferissero nulla della sua magia; finché una fanciulla dai capelli d'oro... Chadli s'interrompe: «La scriverò!», esclama. Chadli è un sorridente professore marocchino, una specie di Giuliano Scabia della Meknes ventosa dov'è nato e dove fanno l'Alt Souala, un vino rosso molto buono: come il nostro Scabia scava nel gran ventre della Padania per tirar su una sorta di stralingua, una lingua densa e soltanto parlata che gronda umori e fonie, così lui raccoglie la vita perduta dei suoi popoli nelle superstiti tradizioni orafi. Allievo di Barthes e Greimas a Parigi, 43 anni, Chadli insegna semiologia a Rabat. Ha scritto II racconto popolare nelle regioni mediterranee, uno dei primi sessanta volumetti che comporranno «Un'enciclopedia del Mediterraneo», l'iniziativa con cui la Jaca Book festeggia i suoi trent'anni di vita. Idea generosa, presentata ieri al Centro culturale francese. Sante Bagnoli, il patron della Jaca, ha pensato bene di ridurre i costi puntando su diverse coedizioni con francesi e arabi: così ogni volumetto, con bibliografia e indicazioni dei luoghi dove approfondire l'argomento, costa poco, tra le dieci e le ventimila lire. «Anche gli studenti arabi potranno comprarseli», dice Bagnoli. Lo scopo è quello di conoscere il Mediterraneo attuale sullo sfondo della sua storia accidentatissima e gloriosa, di scoprirlo luogo di conflitti ma anche di incontri e di convivenza. Una scommessa su un futuro di tolleranza, di festa possibile. Gli allarmi certo non mancano. Cominciano subito, da questi primi quattro libretti. C'è un francese, Bernard Kayser, che in Mediterraneo, geografia della frattura lancia un grido: quale unità del Mediterraneo, quale identità comune possiamo rintracciare ormai? Questo mare, con i Paesi che vi si bagnano, è frastornato, gracile nella vegetazione (i boschi sono il 5% di quelli d'un tempo), torbido nell'acqua e immiserito nella pesca, frammentato nelle pianure, nei declivi, nelle coste, dappertutto. Altro che mito solare ed ellenico sognato da Camus! Turismo, industria... Tante sono le dissennatezze che lo stanno abbattendo. E un urbanista dalla barba alla Siniavskij, Augusto Perelli del Politecnico milanese, alza il lamento sulle povere campagne scempiate in modo quasi irreversibile {Insediamenti umani e paesaggi agrari). La violenza del moderno, del cosiddetto razionalismo, del cemento, ha spazzato via i materiali, i colori e le forme millenarie che garantivano la bellezza e l'armonia delle case con il suolo e l'ambiente. Dopo la Riva Nord, europea, il ciclone s'abbatte sulla Riva Sud: «Ho in mente la distruzione dell'oasi di Damasco, la cementificazione della costa di Gaza. Per carità - esorta Perelli diffondiamo un'altra educazione». Un esempio di collaborazione fra le due sponde lo porta l'algerino Abdenour Keramane {L'energia e la sua distribuzione: petrolio, gas naturale, elettricità). La scelta giusta, almeno qui, pare sia stata fatta. Claudio Al tarocca
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