Nasce il libro-salvagente per «galleggiare» a scuola di Natalia Aspesi

discussione. La Zanichelli crea manuali con il «sapere minimo» per agguantare il sei discussione. La Zanichelli crea manuali con il «sapere minimo» per agguantare il sei Nasce il libro-salvagente per «galleggiare» a scuola IA scrittrice Banana Yoshimoto, che è venuta in Italia per ritirare il premio «Fendissime», ha raccon I tato a Natalia Aspesi che i terribili rigori della scuola giapponese inducono al suicidio molti giovani. Anche da noi questa è una tragedia, ma lo è solo per metafora: si chiama «mortalità scolastica» la differenza fra il numero degli iscritti e il numero dei diplomati (l'Italia, cara Banana, è una nazione di rigori soltanto calcistici o verbali). A prendere sul serio la metafora iettatoria si dovrebbe concludere che si tratta ormai di una strage: un terzo degli iscritti alle superiori, per esempio, non raggiunge la cosiddetta maturità. Tutta la battaglia si gioca sugli studenti cagionevoli nella propria salute scolastica. Un paio d'anni fa, un baldanzoso ministro abolì gli esami di riparazione, perché c'è sempre chi crede che rompendo il termometro passi la febbre o coprendo lo specchio la nostra brutta faccia migliori. Ma gli studenti che «restavano indietro» allora, «restano indietro» tuttora, e non hanno più l'estate per «mettersi in pari». Che fare? Sono stati escogitati i corsi di recupero, da infilare fra un quadrimestre e l'altro, o di Eomeriggio, o mentre gli studenti ravi (basta essere sufficienti per esserlo) sono in settimana bianca. Insomma, un pasticcio che risulta deprimente anche per i non filonipponici. Mentre lo Stato si è assentato dalla cattedra scolastica, altre figure si affacciano nel ruolo-tampone del supplente. Per esempio, la figura dell'editore. Le edizioni Bignami hanno appena prodotto delle schede che riportano tutte le formule geometriche e algebriche in uno spazio minimo: staranno comodamente nel palmo della mano dello studente, arma segreta per assicurarsi la sopravvivenza scolastica. Una strategia decisamente più ufficiale è quella inaugurata dalla Zanichelli con i «libri salvagente». Sono i normali libri di testo, ma qui e là, a fianco di un paragrafo o vicino al titolo di una rubrica, compare la figura di un salvagente. Come l'etichetta «Bevimi» sulla bottiglia di Alice nel Paese delle Meraviglie, questo salvagente dice allo studente «Leggimi». Il paragrafo con il salvagente è un riassunto, o il punto cruciale di un capitolo, o un esercizio che fa verificare l'efficacia dello studio. Il salvagente, insomma, indica ciò che basta sapere per prendere il sei nei compiti o nelle interrogazioni, quello che occorre ricordarsi per «restare a galla» (e così si ritorna alle metafore della sopravvivenza). Il libro di testo contiene così il suo Bignamino; e, nelle speranze dell'editore, il normale orario scolastico conterrà il proprio corso di recupero, poiché lo strumento offerto dai paragrafi-salvagente sarà costantemente disponibile, e consentirà a tutti di non restare troppo indietro. Qualche anno fa, forse, questa proposta non sarebbe stata possibile: l'idea di costellare il testo di indicazioni ulteriori, rimandi a paragrafi separati, differenze di colori sembra dipendere dall'esistenza dei cosiddetti «ipertesti». Il testo non è più un blocco unito che corre dalla prima lettera in alto a sinistra della prima pagina all'ultima lettera in basso a destra dell'ultima pagina; il testo è una rete di miniblocchi che si intersecano e formano diverse occasioni e possibilità di lettura per tipi diversi di lettori. Gli ipertesti informatici hanno suggerito qualcosa ai grafici che progettano giornali e perio- dici, e qui forse sarà solo una moda o poco più. Ma quando questa logica arriva ai libri di testo, il fatto è meno frivolo: è la constatazione che il sapere, e non solo il testo che lo riporta, non è un blocco ma una rete, che ha maghe più o meno fitte. A questo raffinato aggiornamento tecnologico e culturale, però, si arriva sulla base di un fallimento scolastico: dell'incapacità di insegnare e della conseguente scarsa volontà di verificare i risultati ottenuti. Un libro è sempre il manuale di se stesso, e questi libri lo sono in modo più evidente e facile. Ma nello stesso tempo, questi libri concedono alla scuola una grazia: l'occasione di implorare lo studente neghittoso perché studi almeno i paragrafi con il salvagente. Non è da oggi che la nostra è diventata la scuola dell'Almeno, del Se non altro, dello Stare a galla. La scuola dell'Almeno fa un uso appena sufficiente (detto nei suoi termini) dei libri: figurarsi di questi libri con il salvagente. Sarebbe mortificante se le parti evidenziate funzionassero non come salvagente per i momenti rari e catastrofici del naufragio ma come zattera residenziale, guscio in cui stare definitivamente fermi. Nelle situazioni scolastiche già sfortunate, però, avverrà così e i libri con il salvagente verranno presi come libri già sottolineati, un po' come la bistecca già tagliata che si dà al bambino che recalcitra, dicendogli: «Mangiane almeno metà: ma quella metà mangiala, perché sennò muori». Stefano Bartezzaghi Dopo il «Bignami» ecco la nuova rivoluzione: l'insegnamento dell'«almeno» Sarannocome il cibo che la mamma offre al bambino recalcitrante «Mangiane solo metà ma quella mangiala perché se no muori» g,ma, indica ciò che gg qci che progettano giornaliSarannocome il cibo che la mamma offre al bambino recalcitrante «Mangiane solo ma quella mangperché se no muo Banana Yoshimoto; a sinistra, Ignazio Bignami erede della casa editrice omonima

Persone citate: Banana Yoshimoto, Bignami, Ignazio Bignami, Nasce, Stefano Bartezzaghi, Zanichelli

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