Spacciatore «crocefisso» dall'Ira

Sei giustizieri in un quartiere di Belfast dove gli indipendentisti sostituiscono la polizia IL CASO Sei giustizieri in un quartiere di Belfast dove gli indipendentisti sostituiscono la polizia Spacciatore «crocefisso» dall'Ira Gli hanno trafitto gambe e braccia con chiodi IL TERRORE AL POTERE LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE E' stato «crocifisso» nel giardino di casa: legato e imbavagliato, un giovane di Belfast è stato costretto a sopportare la tortura di grossi chiodi - o forse punte d'acciaio inserite su bastoni o picchetti - infitti ripetutamente e con selvaggia violenza nelle sue braccia e nelle sue gambe. La colpa di Martin Doherty, 18 anni, sarebbe stata di avere trafficato in droga. I suoi sei giustizieri, in una zona cattolica della capitale nordirlandese dove la polizia preferisce non avventurarsi, sarebbero tutti esponenti dell'Ira: appartenenti alle «squadre punitive» che a modo loro garantiscono legge e ordine nella provincia che da 25 anni è senza l'uno o l'altra. «Lo hanno crocifisso, ma non è un santo», ha commentato una vicina di casa, che bene conosceva i traffici della vittima. Ma secondo James Calderwood, il chirurgo che lo ha salvato con un delicato intervento e che non è nuovo a rappezzare i misfatti della violenza in Ulster, raramente si è visto a Belfast un attacco «così selvaggio». «Mi sembra quasi incredibile - egli ha detto - che l'uomo sia sopravvissuto. Quelle punte d'acciaio lo hanno straziato: oltre alle fratture ha numerose perforazioni. Gli ci vorranno mesi per rimettersi in sesto: non ha né un braccio né una gamba illesi, non può puntellarsi né muoversi; e neppure, quando starà meglio, camminare con le stampelle». In un primo tempo era corsa voce di una vera crocifissione; ma anche se in realtà non lo è stata, la vicenda fra i grigi e desolati caseggiati di Turf Lodge è altrettanto orrenda. Eppure non è, nell'orrore dell'Ulster, una novità. La fine della violenza settaria, fra protestanti e cattolici, non è stata la fine del sangue. Anche nella relativa tranquillità di una pace barcollante scorre il sangue. Svanita la disciplina imposta dalla guerra, riaffiora la criminalità, in particolare il traffico di droga che nei 25 anni dei «disordini» aveva la¬ sciato Belfast - unica fra le città britanniche - quasi immune. E l'Ira, ora in veste poliziesca, cerca di reprimere i nuovi traffici. Negli ultimi due mesi, rivela la polizia, le «azioni punitive» sono aumentate drammaticamente rispetto all'anno scorso: 27 nei quartieri cattolici controllati dai militanti repubblicani e 13 nelle zone protestanti dove l'ordine è garantito dai gruppi paramilitari lealisti. Nello stesso periodo del 1995 tali episodi erano stati, complessivamente, 15. «Ciascuno fa la propria legge», ammettono rassegnati gli abitanti della zona in cui si è verificata la «crocifissione». Gli aggressori di Martin Doherty non erano neppure mascherati. Qualcuno, sicuramen¬ te, li ha riconosciuti; ma nessuno, a Belfast, ha il coraggio di andare dai «peelers», dai poliziotti. I rischi sarebbero troppi, l'omertà non è un'esclusiva mediterranea. Alex Maskey, membro del Sinn Fein che è il braccio politico dell'Ira, ha spiegato l'aggressione affermando che le squadre punitive agiscono «in assenza di polizia». «Non ci sarebbero punizioni - egli ha aggiunto - se ci fosse una forza di polizia funzionante». E' la solita storia: quella che c'è - la Royal Ulster Constabulary - ha chiari contenuti lealisti e protestanti che la rendono inaccettabile alla popolazione cattolica. Proprio ieri il Sinn Fein ne ha chiesto lo scioglimento. Tanto, per chi è colpevole di «attività antisociali», c'è già chi provvede. [f. gal.] Ma la gente difende il commando «Quel ragazzo non era un santo» Militanti dell'Ira

Persone citate: Alex Maskey, Lodge, Martin Doherty

Luoghi citati: Belfast, Londra, Ulster