«Siamo in 15 diventeremo 30»

in vista dell'allargamento a Est e Sud; gettare le basi della politica estera comune «Siamo in 15, diventeremo 30» La Agnelli: primo passo verso la nuova Ue IL MINISTRO DEGLI ESTERI PTORINO OSSIAMO dire che l'Europa riprende la sua marcia dà Torino? «In questo caso, sicuramente, l'Europa riparte da Torino. Ci sono delle riforme istituzionali che io penso siano necessarie, e credo che la gran parte dei nostri partner europei considerino la stessa cosa. Non possibile pensare che un'Europa con sei Stati membri possa funzionare nello stesso modo di un'Europa a quindici, come è oggi, e che domani avrà ventiquattro, forse anche trenta, Paesi membri. Nella preparazione della Conferenza, l'Italia ha assunto un atteggiamento ambizioso. Quali risultati dovremo ottenere per poter parlare di un successo? «Io credo che sia un successo qualsiasi cosa su cui si riesca a raggiungere il consenso dei partner per apportare modifiche al Trattato di Maastricht. Nella politica estera, per esempio. Io crèdo che debba essere unificata, e che si debba creare una Cellula di pianificazione, o un Segretariato generale, oppure avere una sola persona che rappresenti l'Europa nel mondo. Ma mi sembra che su questa strada si stiano orientando molti dei nostri partner, e credo che si possa arrivare a qualche risultato. Credo anche che quando si parla di diritti dei cittadini, della loro sicurezza, si possano fare molti passi avanti. Naturalmente molto importante sarà il problema della disoccupazione, Credo che la relazione che presenterà il presidente della Commissione europea, Jacques Santer, sarà importante. Anche il presidente francese Jacques Chirac arriva a Torino con quest'idea, e oggi non parlare della disoccupazione, della lotta alla di- soccupazione sembra del tutto impossibile. E non sarebbe neanche giusto». Che cosa può essere fatto in concreto, per dare maggiore visibilità all'Europa in campo internazionale? «E' importante che i cittadini siano più vicini all'Unione, che il Parlamento europeo venga associato, o perlomeno possa essere informato dei nostri lavori, in modo che tutti i cittadini ne vengano tenuti al corrente. Io stamattina (ieri, ndr) ho avuto una riunione con i sindaci europei, ed una delle cose che loro chiedono è di po¬ ter essere informati regolarmente, e di poter anche portare il loro contributo. Credo che questo sia molto importante». Due giorni fa, a Lavai, Francia e Germania hanno concordato le loro posizioni sulle relazioni tra le monete dei Paesi che resteranno fuori dall'Unione monetaria e l'Euro, la futura moneta unica europea. Qual è la posizione italiana? «Francesi e tedeschi hanno concordato qualcosa tra di loro, questo non vuol dire che sulle loro posizioni ci sarà l'accordo di tutti gli altri. E' una cosa che si dovrà discutere tutti assieme». E' tradizione che Francia e Germania si presentino ai vertici europei con una posizione comune, e spesso si ha l'impressione che sia solo l'asse franco-tedesco a dare impulso al processo di integrazione europea. Questa volta però l'Italia ha avuto un ruolo propulsivo importante, presentando alcune delle idee più innovative... «Non è vero che francesi e tedeschi siano d'accordo su tutto. Ad esempio sulla partecipazione del Parlamento europeo alla Conferenza inter-governativa le loro posizioni sono del tutto diverse. Comunque la Francia e la Germania sono due grandi Paesi, ed è giusto che si facciano carico del futuro dell'Europa. L'Italia però è stata uno dei Paesi fondatori dell'Europa, forse anzi è stata uno dei Paesi ideatori dell'Europa, e continua a presentare le proprie idee, che io credo siano molto importanti per il futuro dell'Unione». L'idea di creare un Segretariato per la politica estera e di difesa comune, ad esempio, è stata un'idea italiana, presentata già all'interno del gruppo di riflessione per la preparazione della Conferenza. «Sì, certamente, è stata infatti un'idea italiana, anche se oggi tutti dicono di averla avuta loro per primi». Sarà possibile fare passi avanti concreti verso una difesa comune, magari integrando l'Ueo nell'Unione europea? «Non credo che questo sia proprio alle porte, ma credo che si possano fare dei passi avanti, e che in un futuro la Ueo possa convergere nell'Unione». E per quanto riguarda gli affari interni e la giustizia, pensa si possano registrare risultati più importanti? «Beh, lì bisognerà vincere le resistenze britanniche nei confronti delle competenze della Corte di giustizia europea. Forse ci si arriverà. Credo che anche in questo campo dei passi in avanti si possano fare». La crisi delle «mucche pazze» potrà aiutare il premier John Major a considerare in maniera meno ostile le politiche comunitarie? «Non lo so. Certo si tratta di un problema molto grave, che potrebbe investire anche altri Paesi europei, per cui credo che effettivamente se ne parlerà. Non possiamo lasciare il Regno Unito da solo ad affrontare una questione così grave. Se poi questo farà cambiare loro idea nei confronti dell'Europa, non lo so». Eppure Major è stato uno dei paladini dello smantellamento della politica agricola comune, mentre ora chiede che l'abbattimento delle mucche sia finanziato dall'Ue. «Sa com'è, nella vita bisognerebbe sempre poter guardare avanti e sapere cosa succederà nel futuro». Fabio Squillante TRO TERI TORINO ire che l'Eunde la sua ? sicuramente, da Torino. Ci istituzionali necessarie, e arner no n e n ri e o a è i , a, «SiamLa Agne«FTORstata pmitdenchedelPaedes«N

Persone citate: Agne, Fabio Squillante, Jacques Chirac, Jacques Santer, John Major