Riesplode la guerra delle vongole

Feriti a Chioggia Feriti a Chioggia Riesplode lo guerra delle vongole VENEZIA. La guerra delle vongole fra pescatori lagunari e polesani esplode sotto la sede della Regione. I primi a favore, i secondi contro il rastrello vibrante, che dovrebbe sostituire le turbosoffianti, barche che arano la Laguna con pericolo per l'ambiente e senza selezione del «raccolto». Una guerra che dura da anni, che ha avuto anche il suo morto, sparato in valle sul Delta del Po dalla fazione opposta; e che giusto un anno fa ha visto l'arrembaggio dei pescherecci alla capitaneria di porto, bestioni lanciati a tutto vapore nientemeno che sulla riva di piazza San Marco. Ieri, la terza battaglia che resterà scritta negli annali: quattro poliziotti feriti, una funzionarla della Regione colpita con una bottigliata alla testa, Nadia Saragoni, ricoverata con venti giorni di prognosi, e anche un pescatore pellestrinotto portato al pronto soccorso. Scene da guerriglia urbana, con le due fazioni che si fronteggiano a suon di badili e bottiglioni lungo il serpente di calli che portano al palazzo, sede della giunta. Tutto perché all'ordine del giorno c'era la decisione definitiva su questa spinosa materia. I vongolari veneziani sono fermi da due mesi, in attesa che la Regione si pronunci sull'uso del rastrello. «Per noi si tratta ormai di una lotta per la sopravvivenza, non possiamo più aspettare», ripetevano esasperati anche ieri. L'assessore regionale alla Pesca, Sergio Boriato aveva in pratica anticipato il suo placet all'uso del rastrello, con mia proposta da portare poi in Consiglio regionale; ma la ferma reazione dei pescatori polesani aveva bloccato tutto. Sono le 7,30 quando i cento pescatori di Pellestrina e San Pietro in Volta arrivano a Palazzo Ferro Fini e bloccano gli accessi alla sede del Consiglio regionale; tanto che i dipendenti sono costretti a raggiungere il posto di lavoro dal Canal Grande. I pellestrinotti sperano di essere ricevuti dalla quarta Commissione consiliare. Alle 10 arrivano a Palazzo Balbi, sede della Giunta, i rodigini, 300 pescatori accompagnati dall'assessore provinciale alla Pesca e da 4 sindaci dei Comuni polesani. Ad accogliere i manifestanti, sul ponte del Forner, una decina di agenti con casco, scudo e manganello. Altrettanti sono nel cortile di Palazzo Balbi. Dieci e venti, cominciano gli scontri. I pellestrinotti, avuta notizia dell'arrivo dei rodigini, si spostano velocemente da un palazzo all'altro. Inutilmente i cinque agenti che li scortano tentato di bloccarli all'Accademia. Arrivano al ponte del Forner, dove gli agenti tentano di fermarli, impedendo che i due gruppi opposti entrino in contatto. I pescatori di Pellestrina. con cocci di bottiglia, bastoni, badili e persino un fusto metallico di birra, si scontrano con gli agenti della Celere. Quattro poliziotti, tra cui la dirigente, e un pescatore di Pellestrina restano feriti sotto la gragnuola di colpi, ma il cordone resiste, nonostante i violenti tafferugli, con i vongolari che mettono di traverso una barca sul canale per riuscire ad aggirare il ponte. Alle 10,30 è ormai tutto finito. I rodigini vengono fatti sfollare da una parte, i veneziani da un'altra, come si usa fare con le curve di tifosi ultras agli stadi. Mario Lello

Persone citate: Balbi, Forner, Mario Lello, Nadia Saragoni, Sergio Boriato

Luoghi citati: Chioggia, Venezia