Ergastolo a Amir «L'ho fatto per Dio»

Ma la difesa insiste sul complotto: «Non è Ygal l'assassino, il premier fu ucciso in auto» Ma la difesa insiste sul complotto: «Non è Ygal l'assassino, il premier fu ucciso in auto» Ergastolo a Amir; «L'ho fatto per Pio» Leah Robin: perché non hanno condannato anche i rabbini? TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Ygal Amir, il responsabile del più grave delitto politico nella storia dello Stato d'Israele, è stato condannato ieri dal tribunale distrettuale di Tel Aviv al carcere a vita per aver ucciso il 4 novembre 1995 il primo ministro Yitzhak Rabin, e a altri sei anni di reclusione per aver ferito la guardia del corpo del premier, Yoram Rubin. «Rispetto alla gravità del crimine - ha commentato il premier Shimon Peres, che la sera del delitto si era pure trovato a breve distanza dalla pistola del terrorista - la pena impallidisce, appare inadeguata». Amir ha fatto la sua parte lino in fondo non mostrando il minimo rimorso e anzi accusando il tribunale di Tel Aviv di aver organizzato un «processo spettacolare» a suo scapito. Un processo a suo avviso tanto più fuorviarne in quanto i giudici si sono astenuti dall'affrontare la «questione cardinale» che è - ha spiegato - «l'insanabile contrasto fra lo stato democratico e lo stato ebraico». Il giudice Edmond Levy lo ha subito riportato alla realtà: «L'imputato ricordi che viene processato non per le sue opinioni, ma per aver ammesso di aver compiuto un omicidio». Dal versante opposto, la vedova di Yitzhak Rabin, Leah, si è lamentata del tono «laconico e legalistico» mantenuto dal giudice Levy e della sua pedantezza nel garantire ad Amir tutti i benefici di legge, «quasi che il processo nei suoi confronti ha osservato - fosse un comune processo per omicidio». Leah Rabin ha anche lanciato pesanti critiche ai giudici che non hanno perseguito tre rabbini accusati di aver dibattuto con i loro studenti la questione teologica se Rabin fosse o meno un persecutore (rodèf) del popolo ebraico. «L'assassinio di mio marito è maturato in un terreno ben preciso ha osservato Leah Rabin - concimato con gli insegnamenti di rabbini estremisti. Perché i nostri tribunali non li fermano? Vogliono forse nuovi attentati?». Il 4 marzo scorso a Tel Aviv una folla inferocita per la strage islamica al Dizengoff Center scandiva a gran voce: «Peres, sei un disastro. Voghamo Ygal Amir». Prima di apprendere la sentenza, Amir ha voluto prendere la parola: «Sono stato costretto a compiere il gesto, contrariamente alla mia visione del mondo, perché altrimenti (Rabin, ndr) avrebbe provocato danni irreparabili per Israele. Ho agito per Dio, per il popolo d'Israele, per la legge d'Israele, per la terra d'Israele». Poi ha concluso, rivolto al giudice: «Che Dio ti aiuti». fi giudice Levy ha respinto sia questa tesi sia tutte le altre obiezioni presentate dalla difesa. Amir - ha stabilito - è perfettamente sano di mente e ha progettato l'assassinio del premier «con mente lucida e con una freddezza stupefacente», allo scopo di bloccare il processo di pace. Il giudice non ha creduto nemmeno che Amir non intendesse uc¬ cidere Rabin, ma solo paralizzarlo per farlo uscire dalla scena politica: «Chi impugna un'arma letale - ha osservato - sa benissimo che essa può uccidere». Levy si è anche lagnato che la difesa abbia trovato opportuno - dopo che Amir aveva abbondantemte ammesso le proprie responsabilità sollevare la «teoria della cospirazione»: che cioè neua pistola di Amir ci fossero proiettili a salve e che Rabin fosse stato ucciso da un'altra persona, rimasta sconosciuta. Ma ieri l'avvocato difensore Jonathan Ray Goldberg ha assicurato che ricorrerà alla Corte Suprema perché - ha sostenuto - «Ygal Amir è la vittima innocente di una colossale messinscena». «Il proiettile che ha ucciso Rabin - ha osservato - fu sparato a bruciapelo, all'altezza della sua giacca. Ma Amir arrivò al massimo 50 centimetri-un metro da Rabin». Conclusione di Goldberg: «Quando il premier fu sospinto nella sua limousine, era indenne. La sua uccisione avvenne durante il trasbordo all'ospedale». Le voci della «teoria della cospirazione» avranno oggi una eco nel rapporto della Commissione Shamgar nominata dal governo per indagare sulle responsabilità della pohzia e dello Shin Bet (il servizio di sicurezza interno) nella uccisione di Rabin. Un terzo del rapporto - quello che tratta dei metodi di lavoro dello Shin Bet - resterà segreto. Per sei dirigenti dei servizi di sicurezza e per un ufficiale della polizia la pubblicazione del rapporto potrebbe comportare un'espressione di censura per il loro comportamento e, forse, anche un processo per negligenze nella difesa del premier. Aldo Baquis Peres: di fronte a quel crimine la pena appare inadeguata Oggi il responso dell'inchiesta sulle responsabilità di polizia e 007 Shlomo Amir, il padre di Ygal ascolta a capo chino la lettura della sentenza L'immagine moltiplicata dai monitor televisivi di Ygal Amir il killer di Rabin mentre ascolta il giudice Edmond Levy che legge la condanna all'ergastolo

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