Federconsorzi indagato Gambino di Paolo Patrono
7 Oltre al ministro coinvolti molti nomi noti, sequestrati 3 mila miliardi Federconsorzi, indagato Cambino Perugia accusa: svenduto il colosso agricolo ROMA. Nomi eccellenti nel registro degli indagati e quasi tremila miliardi sequestrati: la procura di Perugia ha colpito duro, e in alto, nell'inchiesta sullo scandalo-Federconsorzi. Perché le informazioni di garanzia sono fioccate su personaggi del calibro dell'attuale ministro delle Poste, Agostino Gambino, dell'ex presidente della Banca di Roma e della società «Sgr», Pellegrino Capaldo e sul presidente della sezione fallimentare del tribunale di Roma, Ivo Greco. E insieme a loro sono indagati per la presunta «svendita» della più grande cooperativa agricola d'Europa (negli anni d'oro) anche altri due ex commissari governativi della Federconsorzi, Giorgio Cigliana e Stefano D'Ercole, e l'attuale presidente della «Società Gestione Realizzo», Francesco Carbonetti, costituita da numerosi creditori e banche dopo il crack della holding per rilevarne il patrimonio. L'inchiesta, che si riferisce agli anni '90-'91, scaturisce appunto dalla asserita «svendita» della Federconsorzi. I reati sarebbero abuso d'ufficio, omissione d'atti d'ufficio, appropriazione indebita, oltre alla violazione della legge fallimentare in tema di concordato preventivo. Tutto nasce, appunto, nella fase precedente al concordato preventivo con cui era stata «Mquidata» la Federconsorzi, all'inizio degli Anni 90 quando si erano succeduti nella carica di commissari della holding agricola Gambino, Cigliana e D'Ercole. Mentre al vertice della «Sgr», che aveva incamerato il patrimonio residuo della Federconsorzi, si erano succeduti Capaldo e Carbonetti, e alla sezione fallimentare del tribunale della capitale sedeva Ivo Greco, che aveva autorizzato il «concordato». E proprio sulle modalità di questo concordato si è concentrata l'attenzione del tribunale di Perugia. Secondo quanto sostiene l'accusa, in¬ fatti, il tribunale di Roma presieduto da Greco avrebbe autorizzato il concordato preventivo pur in assenza dei presupposti: ossia non si sarebbe verificata la condizione essenziale dello stato di insolvenza. La Federconsorzi avrebbe infatti avuto ancora a disposizione un patrimonio di 5 mila miliardi a fronte di un passivo di 4 mila. Questa tesi è naturalmente contestata da Greco, secondo cui addirittura 11 periti da lui nominati avevano decretato che l'attivo della holding agricola era notevolmente inferiore ai debiti. La «Sgr» era stata costituita da numerosi creditori della Federconsorzi, su iniziativa del banchiere Capaldo, per acquistare in blocco per la somma di 2150 miliardi l'intero patrimonio del «gigante malato» dell'agricoltura italiana. Nella cessione era stato comunque escluso il patrimonio zootecnico della holding, al centro di un'altra indagine della procura di Perugia in cui sarebbero coinvolti, ancora, il giudice Greco e gli ex commissari Cigliana e D'Ercole. L'asserito crack della holding aveva colpito 17 mila creditori del colosso agricolo. La prima inchiesta era stata avviata dall'ex ministro dell'Agricoltura Adriana Poli Bortone (An) che aveva raccolto un'abbondante documentazione sulla presunta «svendita». Poi il senatore leghista Giovanni Robusti si è rivolto alla procura di Roma presentando istanza di sequestro per i beni dell'ex Federconsorzi in fase di passaggio alla «Sgr». E anche l'ultimo commissario governativo, Lettera, si era opposto alla consegna dell'ultima tranche. Infine, l'intervento della procura di Perugia e il sequestro di quasi tremila miliardi in fase di trasferimento alla Sgr. L'ex presidente della «Sgr» Capaldo, si difende: «Sono state dette e scritte molte cose sbagliate e fantasiose. E' positivo che ora la magistratura esamini tutta la vicenda, perché così avremo finalmente una parola oggettiva e definitiva sull'operazione». E Gambino, che ha chiesto di essere sentito al più presto dal magistrato, precisa: «Tutte le iniziative assunte dai tre primi commissari governativi non sono collegabili neppure indirettamente alla vendita della Federconsorzi: intanto non avevamo alcuna funzione liquidatoria. Poi, quando io lasciai l'incarico, la vendita non era stata ancora avviata». Paolo Patrono Pellegrino Capaldo Agostino Gambino
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