Non esiste il Polo degli omosessuali
ANALISI ANALISI Non esiste il Polo degli omosessuali C« E' davvero da augurarsi che la questione dei diritti dei gay non si trasformi nella miccia dell'ennesima baruffa pre-elettorale. La nota dell'Osservatore Romano con cui l'organo della Santa Sede esorta gli elettori e ripudiare i «candidati favorevoli al matrimonio tra gay» riporta inevitabilmente la competizione elettorale nei binari di un conflitto tra valori irriducibili, tra imperativi morali incompatibili, tra visioni del mondo inconcniabih. Tutto il contrario di ciò che dovrebbe essere il rito elettorale in una democrazia maggioritaria: scontro anche duro tra ricette e programmi diversi ma senza compromettere l'accordo sui valori fondamentali della convivenza, senza trasformare la competizione democratica in una lotta tra due schieramenti che pretendono di incarnare le forze del Bene contrapposte a quelle del Male. Non si può ovviamente negare che nella Chiesa cattolica quella dell'unione tra i gay venga vissuta come un'intollerabile violazione di valori considerati come fondamentali. Né si può dare l'impressione che al più autorevole dei giornali cattolici venga negato il diritto di difendere condizioni ritenute irrinunciabili per il vivere associato. Ciò nondimeno, non potrà non infastidire anche il cattolico più intransigente sull'opportunità delle unioni civili tra omosessuali il fatto che i valori più strenuamente difesi vengano manipolati come armi mtimidatorie in campagna elettorale, addirittura come bandiere impugnate dalla politica politicante. Non è uno spettacolo entusiasmante quello di un deputato uscente del ccd, Carlo Giovanardi, che si appoggia sulla prevedibile ostilità della maggioranza cattolica moderata dell'elettorato per tirare dal cilindro in ogni dibattito televisivo il coniglio delle «unioni tra gay» al fine di seminare imbarazzo e confusione nell'interlocutore di sinistra. E non è nemmeno entusiasmante lo spettacolo di una sinistra come quella impersonata da Giovanna Melandri che, punzecchiata in tv da Giovanardi, per non inimicarsi quella stessa fetta di elettorato davvero cruciale per la vittoria nelle urne è costretta a balbettare risposte reticenti e vaghe. Il veto imposto da Gerardo Bianco alla presenza nelle liste di un esponente dell'Arcigay non appartiene al miglior repertorio della politica tollerante. Ma la pretesa degli esponenti gay esclusi dal veto del ppi di offrirsi come rappresentanza integrale del mondo omosessuale assomiglia piuttosto a una riedizione di quella «politica delle quote» che se già suscita in quanto tale dubbi e perplessità, ancor più è destinata a suscitarne in una competizione elettorale fondata suU'uninominale, che privilegia il consenso della generalità dei cittadini su quello dell'appartenenza a un gruppo particolare. L'ideale sarebbe che non ci fosse uno schieramento che si autoinveste della funzione di rappresentare gli omosessuali in quanto tali e uno schieramento opposto che si qualifica per la sua ostilità alle rivendicazioni del mondo gay. Nelle democrazie dell'Occidente capita che in uno stesso schieramento coesistano orientamenti e valori diversi e multiformi. In America, tra i seguaci del partito repubblicano si trova l'ultra liberista-libertario e il fondamentalista allergico ai diritti civili e tra quelli del partito democratico c'è la fernminista protagonista delle battaglie per l'aborto e l'antiabortista ad oltranza. Anche in Italia un elettore favorevole alle unioni civili tra gay dovrebbe poter scegliere il centro-destra per la sua politica sul fisco o, viceversa, un elettore contrario ai matrimoni tra omosessuali potrebbe optare per il centro-sinistra accogliendone la politica sullo «Stato sociale». La realtà, si sa, è molto lontana da questo quadro puramente ideale. Ma perché soffiare sul fuoco dello scontro finale sui Valori? Pierluigi Battista sta |
Persone citate: Carlo Giovanardi, Gerardo Bianco, Giovanardi, Giovanna Melandri, Pierluigi Battista
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