Meglio anestetizzare il toro i mostri dell'Alto Adige di Guido Tiberga

Un aiuto per il povero Gianluca AL GIORNALE Meglio anestetizzare il toro; i mostri dell'Alto Adige Non era necessario abbattere l'animale Leggo fra le notizie «in breve» dell'inseguimento del toro a Vigevano, conclusosi con la morte della povera bestia. Fermare l'animale non inferocito ma spaventatissimo è cosa lecita, ma affermare che l'unica soluzione possibile sia stata l'abbattimento è assurdo. Si può immobilizzare un animale sparando a distanza un anestetico, quando si sveglierà sarà certamente tranquillo ed al sicuro. Sono veramente indignata e meravigliata per il metodo adottato dai signori delle volanti e spero, almeno, che non si siano anche divertiti. L'eventuale giustificazione «poteva essere un pericolo per la comunità» non lo posso accettare. Maria Rita Ciaramella Novara L'imperativo del benessere Adesso che tutto è finito in merito all'agghiacciante serie di delitti che ha insanguinato la nostra bella regione, l'Alto-Adige/Sùdtirol, si impongono delle riflessioni. Non mi è piaciuto il titolo dell'articolo di Ferdinando Camon, «Nord-Est terra di mostri». Mostri ce n'è dappertutto dove c'è disagio esistenziale, non c'entra la ricchezza e la povertà. Nel caso di Ferdinando Gamper, agricoltore-pastore non certo povero (il suo emblema o statussymbol era una squillante Bmw color rosso) ci sono varie componenti, isolamento alpino, una latente foiba di base, solitudine volontaria, non-dialogo, disagi familiari (ma non di soldi), misogino, infelice, odiava tutti, soprattutto se stesso. Mestatori politici ce n'è dappertutto e spesso lasciano il segno (anche qui) in un animo debole, predisposto alla foiba; le «parolen» hanno portato a fraintendimenti, chiusura, dis-umanità, rivalsa, delirio, groviglio di pensieri contorti di odio e disprezzo, rimuginamenti. Un «requiem» per le povere vittime e per un povero assassino. Gabriella M. Ottolini Bolzano coniugata Kemenater (mio marito, sposato 34 anni fa, è un sudtirolese, in famiglia siamo tutti bilingui, 4 figli, 3 femmine e 1 maschio) Risponde Ferdinando Camon: Se la stampa seguisse gli eventi anche quando non fanno più notizia, per spiegarli, ora che il mostro di Merano non c'è più dovrebbe indagare sulla «vita nei masi», cioè nella perenne solitudine. Una lettera come questa, così acuta e piena di conoscenze, potrebbe fare da guida. Il mostro di Merano ha caratteristiche che lo distinguono, certo, e ne fanno un mostro individuale, ma ne ha altre che lo fanno un mostro sociale: anche nei masi è arrivato l'imperativo del lavoro per il benessere e non per la vita, per la socialità, la famiglia, il sentimento. Ferdinand Gamper aveva tutto quel che gli occorreva per vivere, tranne la vita. Le pubbliche relazioni della Fenice Perché, come hanno riferito le cronache, si è fatto ricorso a un'esperta di pubbliche relazioni, romana e probabilmente costosa, per il Don Giovanni andato in scena sotto un tendone sull'isola del Tronchetto in luogo della defunta Fenice? Non bastava l'ufficio stampa del teatro, come basta alla Scala anche nelle grandi occasioni, o com'è bastato al Teatro Regio di Torino anche per la superserata del centenario della Bohème! Guido Rezzonico Milano «Quell'immagine non mi piace» Il sig. Oliviero Toscani, mentre nella sua tenuta alleva cavalli Appaloosa e gode di uno dei più bei paesaggi del mondo, obbliga centinaia di migliaia di persone meno fortunate di lui (costrette perciò a risiedere nelle affollate metropoli italiane) a guardare i suoi manifesti per la Benetton, l'ultimo dei quali (tre cuori umani sezionati) è francamente ripugnante. Dire che Toscani (o più propriamente Benetton, che ne usa il talento a fini commerciali) costringa la gente a guardare i suoi manifesti può sembrare, a prima vista, esagerato: ma chiunque abbia provato a scendere da una vettura della metropolitana trovandosi di fronte tre cuori umani macellati e ripuliti, ciascuno dei quali alto circa due metri, può confermarlo. Come libero cittadino posso opporre a questa ennerima, in tollerabile aggressione ai miei oc spendiamo l'erogazione. Che un'azienda simile arrivi a questo ha veramente del patetico, come è invece vile e disonesto caricare di tasse una necessità indispensabile, come lo è il pane e l'acqua. Siamo quasi ad un ricatto e non esiste ragion di Stato che giustifichi tale estorsione. Ho fatto cambiare idea a non poche persone che vedendo il manifesto «Arriva l'azzurro» s'erano quasi convinte a farsi fregare. Sicuramente ritornerò al vecchio gasolio, almeno quello una volta pattuito e pagato non ero in balìa di totali assurdi. In fondo è anche sbagliato indignarsi, da un Paese come il nostro non ci si può che aspettare di peggio. Gianfranco Isoardi Testona Torinese Il lettore non capisce chi ha torto e chi no Scrivo dopo aver letto su La Stampa l'articolo di Guido Tiberga (in seconda pagina); la lettera dell'Avv. Pecorella; la risposta di Galante Garrone. Molti sono indignati, altri sono anche spaventati... tutte legittime reazioni emotive che però non entrano nel merito del problema che non è quello sollevato da Giuliano Ferrara al quale è facile rispondere emotivamente. Il problema vero a me sembra che sia un altro. Scrive l'Aw. Pecorella: «E' stato violato il principio alla libertà personale che può essere tolta...» ecc. ecc. «E' stato violato il principio del giudice naturale...» ecc. ecc. «E' stato violato il diritto di difesa...» ecc. ecc. Tutti hanno interloquito emotivamente sul comportamento emotivo dell'indagato, ma nessuno ha esposto argomentazioni giuri iiche contrapposte a quelle espresse dal difensore dell'indagato. Il lettore come può farsi un'idea ragionata sui torti, e sulle ragioni, della posta in gioco? Sergio Bocca, Roma chi, al mio stomaco e, soprattutto, alla mia dignità il personale boicottaggio della Benetton (e di Toscani, se ce ne fosse bisogno). Spero di non essere il solo a farlo; spero anche che il numero di quelli che non vogliono farsi aggredire per strada dalla pubblicità, sia pure in nome di un «fine sociale» più che dubbio, aumenti ogni giorno di più. Ma i miei figli? Cosa possono fare loro se non assorbire attraverso di essa e attraverso il suo linguaggio aggressivo, l'educazione alla violenza verbale, fisica o (è il caso) immaginifica che ne scaturisce? Mi chiedo se il sig. Toscani mostri ai propri figh le sue opere; se, ad esempio, non abbia appeso fuori dal bagno o nel vestibolo, prima di entrare in sala da pranzo, i suoi tre cuori recisi, così, tanto per educarti o per farli discutere. Io non credo proprio. Così chiedo a lui e al suo «patron» di lasciar stare i miei, e lo chiedo senza gridare, sperando che riescano ancora a sentirmi in mezzo a tutto il baccano che fanno per vendere qualche maglietta in più. Giuseppe Spertini, Milano Arriva il metano cresce la bolletta Ho commesso un grave errore che sconto amaramente con estrema pesantezza ad ogni fine di mese, ed è quello di essermi fatto illudere che installando il gas metano in sostituzione del gasolio avrei goduto di rari privilegi. Ho sbagliato in modo clamoroso e spero con questa mia esternazione di allertare chi avesse voglia di fare altrettanto. Al reale consumo di gas, già abbastanza caro, vengono aggiunte »na serie di voci in tasse tali da rendere la spesa quasi insostenibile per un salariato medio. Tassando un genere di prima necessità come lo è il calore si colpisce senza via d'uscita le famiglie, con bimbi e vecchi, lasciando loro solo l'avvertenza di leggere in calce alla bolla l'avviso all'utente: se non paghi ti so¬

Luoghi citati: Bolzano, Merano, Milano, Novara, Roma, Torino, Vigevano