Fini-Berlusconi duello per la premiership di Alberto Rapisarda

Interno Il Cavaliere «apre» all'alleato: a Palazzo Chigi il leader più votato della coalizione. La replica: il candidato è lui Fini-Berlusconi, duello per la premiership Gli «exit-poli» banditi dal video ROMA. Prego, vai tu al governo, caro Gianfranco, se prendi più voti di me. Ma no, caro Silvio, non scherziamo neanche. Il capo sei tu e lo resti in ogni caso. Sembra uno sportivo scambio di cortesie quello che si è incrociato ieri tra il capo del Polo, Berlusconi, e il suo maggiore alleato e principale concorrente interno, Fini. E invece, è il segno che il capo del Polo sente insidiato il suo primato da Fini e tenta la carta di spaventare gli elettori moderati. Invitandoli a non astenersi, perché se An prende più voti di Forza Italia, si dovranno tenere il capo della destra come presidente del Consiglio. Questo è 0 senso del messaggio che Berlusconi ha affidato ad una intervista ad Oggi. «In una democrazia dell'alternanza, il candidato naturale alla presidenza del Consiglio è il leader del movimento che ottiene più voti nella coalizione. Questa è la giusta regola e credo che sia giusto rispettarla». Fini ha capito perfettamente il senso della mossa e si è precipitato a disinnescarla. «E se D'Alema, come è scontato, prenderà più voti di Prodi, chi andrà a Palazzo Chigi? In una situazione come quella italiana, in cui la legge elettorale non consente di scegliere direttamente il capo dell'esecutivo - ha risposto a Berlusconi - è normale che gli schieramenti contrapposti indichino un candidato a Palazzo Chigi indipendentemente dai voti che prenderanno». Insomma, vada Berlusconi se vince il Polo «anche se An prenderà più voti di Forza Italia». Eventualità, questa, che i dirigenti di FI cominciano a considerare minacciosamente concreta. Per questo Berlusconi ha deciso di affidare il coordinamento della sua campagna elettorale a Domenico Mennitti (che lo fu anche nel 1994 ma che è stato «premiato», prima con l'emarginazione e poi con la mancata candidatura a Gallipoli). E"p'èr'quèsto il"Tg"4 manderà ogni sera in onda appelli contro l'astensionismo. Perché sta lì il maggior pericolo per FI. Il timore dell'imbarazzante sorpasso di Fini su Berlusconi ce l'ha anche il «centrista» Pierferdinando Casini. Il quale, non fidandosi della assicurazione del presidente di An, aggiunge un'altra clausola: «All'interno del Polo c'è un centro alleato con una destra. Il centro avrà senz'altro più voti della destra, per cui credo che a Palazzo Chigi andrà Berlusconi». Ci dovrà andare, dice di fatto il segretario del ccd, anche se FI prende meno voti di An, perché con l'aggiunta di ccd e cdu i moderati e centristi ne avrebbero comunque di più. E così il sordo duello interno al Polo tra Fini e Berlusconi emerge alla luce del giorno. Non è che sia una novità. Gli alleati (anche i centristi) in passato avevano più volte invitato Berlusconi a fare un mezzo passo indietro, convinti che le sue vicende personali lo potessero indebolire. E si era parlato di candidature per Monti, Scognamiglio, Tremonti. Ma il capo di Forza Italia tenne duro. Ora, dalla sponda dell'Ulivo Walter Veltroni commenta: «Le affermazioni di Berlusconi confer¬ mano che la destra non ha un leader e vive nell'incertezza. E' lo stesso Berlusconi che si rimuove delegando all'esito delle urne la scelta del candidato del Polo alla presidenza del Consiglio». Pronta la replica di Berlusconi, che certo non desidera che sia presa sul serio la sua mossa tattica: «Anche in questa occasione Veltroni dà il peggio di sé. Fini ha già dato una risposta precisa sulla leadership del Polo, che non posso non confermare». E così Berlusconi sembra soddisfatto per essere riuscito ad ottenere da Fini la sua impegnativa dichiarazione. Ma non è detto che Fini pensi di scalzare di persona Berlusconi. Irene Pivetti, per esempio, sostiene che Fini potrebbe tenersi di riserva la carta Di Pietro «se le elezioni finissero in parità, per dar vita ad una specie di Maccanico-bis, con più lustrini». Di Pietro per un governo di «tregua per le regole», ma anche, è un'altra ipotesi, Di Pietro come uomo sponsorizzato da An per Palazzo Chigi anche in caso di vittoria del Polo. Per quel che riguarda le elezioni, infine, quest'anno Rai e Fininvest si sono accordate per non diffondere più i controversi «exit-poli», ma solo sondaggi sulle «intenzioni di voti» raccolti dalla Abacus. Alberto Rapisarda «Rinnovamento italiano» rischia di non poter raggiungere il quorum «Rindr Sopra, il numero due dell'Ulivo Walter Veltroni Il leader del Polo Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Gallipoli, Oggi, Roma