OASIS sesso birra e rock'n'roll

sesso birra e rock]rìroll Dublino, in concerto i cinque musicisti considerati gli «eredi dei Beatles», il 29 saranno al Palalido di Milano sesso birra e rock]rìroll DUBLINO DAL NOSTRO INVIATO E' proprio vero: ci marciano. Soprattutto i due fratelli Gallagher, nati a Manchester da genitori irlandesi. Hanno perfino i capelli tagliati a caschetto, appunto come i Beatles prima maniera. La somiglianza, vedremo poi, non si ferma lì. I due sono comunque l'anima degli Oasis, una coppia artistica destinata a ripetere il binomio fatale Lennon/McCartney, (e Bichards/Jagger, e Bono/The Edge). Ma le carte del pop Anni Novanta si sono furiosamente mescolate: Noel Gallagher, autore di canzoni beatlesiane, chitarrista, somiglia più o meno a George Harrison, e nessuno mette in dubbio - grazie anche a certi occhialetti ovali - una qualche vicinanza con la figura di John Lennon del fratello minore Liam, asciutto performer della band più osannata del momento, voce nasale che ricorda pericolosamente il leggendario impasto canoro. Dei Beatles, naturalmente. E il ventisettenne Liam s'è fatto birre a catena, sabato sera, nel secondo concerto qui al Point di Dublino, davanti a ottomila ragazzi che saltavano come ossessi sul ritmo martellante della musica. Cantava efficace ma distratto, si vedeva che aveva la testa altrove. Era anche «fatto»? Ah, saperlo. Dopo l'osannato concerto, s'è comunque scoperto che era reduce da una notte da cani giù al Westbury Hotel: la sua compagna Patsy Kensit aveva semidistrutto la camera, dopo averlo acchiappato mentre faceva il cascamorto con una rossa irlandese alle 4 del mattino. Patsy - ed è già un segno del successo degli Oasis che lei, cacciatrice di star, si sia messa con Liam, abbandonando Jim Rendei Simple Minds scomparso dalle hitparades - ha chiesto poi una stanza per sé sola; il suo ganzo, dopo la lite ha continuato a bere come niente fosse, finché (per la cronaca) alle sei precise del mattino ha vomitato sul tappeto del bar. Ma tutto il soggiorno dublinese degli Oasis (si pronuncia, mi raccomando, «Oésis», con l'accento sulla «e»), seguito con trepidazione dai media, ha avuto sempre come protagonista Liam, che giovedì si era trattenuto a lungo con Bono Vox degli U2: si sono ubriacati insieme al pub, e della ciucca sono uscite, a testimonianza imperitura, foto curiose di un «bocca a bocca» fra i due. Cose da ciucchi, appunto. Le cronache rosa non sono peregrine, in questo caso: la minuziosità delle testimonianze dimo- stra l'avvio di un fenomeno divistico scomparso da anni, che può diventare anche planetario. Per ora, i cinque Oasis - e già li chiamano i Fab Five - hanno frustato le reni al British Pop, ridandogli clamore internazionale; nel tramonto del giunge, hanno gran¬ dissimo successo negli Stati Uniti, dove svettano nelle zone alte della classifica con «(What's The Story) Morning Glory?»; riviste e giornali - perfino il «New York Times» - gh dedicano copertine e paginate intere; hanno venduto 150 mila copie di questo loro secondo disco anche in Italia, dove l'unico concerto di venerdì prossimo è esaurito. E non si riesce a convincerli a passare dal piccolo Vigorelb" al più capace Palatrussarsi: «We don't care, non ce ne frega niente. Noi voghamo un ambiente dove stare vicini ai fans». «(What's The Story) Morning Glory?» ha un merito enorme: le canzoni hanno una melodia cantabile, molte con un sapore di innegabile marca beatlesiana. Piace ai diciottenni, ma presto piacerà anche ai quarantenni legati al ricordo antico dei Fab Four. Gh Oasis non nascondono mai il loro debito nei confronti del Beatles: terminano il concerto con «I'm The Walrus», dai brani si colgono frasi come «Yellow Submarine», e una delle canzoni di maggior successo - «Wonderwall», che Noel canta accompagnandosi solo con la chitarra acustica - ha lo stesso titolo di un album di George Harrison. Poi però in concerto martellano come dannati, con una ritmica punk che fa saltare la platea, trascurando la partitura per una formula musicale intercambiabile, innervata dalla chitarra: e questo è forse il limite degli Oasis dal vivo. Che però suscitano grandi cori felici, con la piacevolezza di brani di puro r'n'r come «Roll With Me» e «Some Might Say»; ed è già un inno «Champagne Supernova», che narra come un temuto scontro fra stelle si trasformi invece in bell'evento, da festeggiare. Ma i testi sono per lo più intrisi di amarezza; la limpida poetica beatlesiana, ahimè, resta lontana. Canta «Wonderwall»: «Forse tu sei quella che mi salverà». Nelle loro parole non ci sono certezze, solo una speranza venata di pessimismo; purtroppo i felici Sessanta stanno al museo delle cere. Una parentesi d'intimismo arriva con Noel solo alla chitarra acustica, che per tre brani si limita a suonare perché, tanto, cantano i fans. Una delle canzoni più amate, «Don't Look Back in Anger», avverte comunque: «Non mettere la tua vita nelle mani di una band di rock'n'roll». Chissà se i fans riusciranno a resistere (ma, a giudicare dal concerto, pare proprio di no). Successone. Unico concerto italiano: 29 marzo al Palalido di Milano. Marinella Venegoni Le notti brave di Gallagher: gran bevute, camere d'albergo distrutte dopo la lite con Patsy Kensit che lo sorprende con una rossa espili i ! " Qui a sinistra Liam Gallagher (nella foto in basso il cantante col fratello maggiore Noel) in alto a destra i Beatles cui gli Oasis si ispirano

Luoghi citati: Dublino, Italia, Manchester, Milano, Stati Uniti