Il ritorno dell'anno Mille

Sempre aperto. La storia al femminile è stata troppo a lungo trascurata Il ritorno dell'anno Mille EONO esistite, dunque, le trovatrici nel Medioevo? Verrebbe voglia di rispondere con un'altra domanda: e perché no? Il Medioevo è durato mille anni, milioni di uomini e donne si sono affollati nelle strade delle sue città e hanno zappato nei suoi campi, e fra tutta questa gente, com'è ovvio, c'era di tutto, dall'intellettuale al serial-killer. Dato che dopo il Mille, fra le persone ricche e beneducate, i rituali del corteggiamento erano considerati una specie di gioco di società, e che la composizione di versi era parte integrante del gioco, perché stupirsi se ad esso partecipava anche qualche donna? Forse, perché la storia al femminile è stata così a lungo trascurata da giustificare un certo spirito di rivalsa; e infatti continuano a far notizia libri in cui si dimostra che nel Medioevo c'erano anche donne che lavoravano e mantenevano la famiglia, o donne filosofe e letterate, o artiste capaci di miniare un manoscritto come e meglio di un uomo. Sono porte aperte, che non ci sarebbe bisogno di sfondare, se la storiografia novecentesca, influenzata dall'antropologia, non avesse invece aumentato la percezione del Medioevo come un'epoca irrimediabilmen¬ te altra rispetto alla nostra. Marc Bloch amava citare un proverbio arabo, per cui gli uomini assomigliano più al loro tempo che ai loro padri; e la scuola delle Annales ha sempre voluto esplorare quel che distingue uomini e donne del passato dai nostri contemporanei. Ma la lezione degli antropologi, pronti a riconoscere l'irriducibile alterità delle società primitive, è stata forse assimilata troppo letteralmente da quei medievisti che si interessano ai rapporti fra i sessi. E' nata così l'immagine drammatica di un «Medioevo maschio», per citare Georges Duby; di un'età oscura in cui le donne erano totalmente oppresse e represse, e ogni discorso usciva dalle bocche e dalle mani dei maschi. Sorvoliamo pure sul fatto che Duby, là dove descrive il silenzio delle donne ed evoca i rituali crudeli d'un mondo di uomini, non è sempre immune da compiacimenti; tanto che qualche storica ha cominciato, fra il serio e il faceto, ad accusare proprio lui di maschilismo. Più importante è non dimenticare che in termini antropologici il Medioevo è pur sempre un pezzo importante nella formazione della nostra civiltà, i cui aspetti fondanti sono già riconoscibili in quello specchio lontano che è l'Europa medievale. Era una società violenta e maschilista? Certo, e lo sarebbe rimasta ancora a lungo; ma non c'è il minimo indizio che l'infanticidio, ad esempio, colpisse le femmine più dei maschi, come invece succede regolarmente nella civiltà cinese. Era una società sessuofoba e repressa? Chissà; certo più della nostra, ma molto meno di quella islamica. Già nel XII secolo quei musulmani che avevano occasione di conoscere gli europei rilevavano scandalizzati la libertà di cui godevano le loro donne, al punto che una donna sposata poteva tranquillamente uscire in strada da sola, e fermarsi a parlare con gli uomini, senza suscitare la gelosia del marito. Ammettere che a qualcuna di quelle signore potesse venir voglia di comporre versi, e magari di parlare della propria sessualità con una libertà che giudicheremmo a torto poco medievale, significa allora soltanto riconoscere che fra noi e loro c'è un linguaggio comune: se oltre l'abisso dei secoli quelle voci ci suonano così moderne, è perché nonostante tutto apparteniamo alla stessa civiltà. Alessandro Barbero

Persone citate: Alessandro Barbero, Duby, Georges Duby, Marc Bloch

Luoghi citati: Europa