«Espellete il calciatore che bestemmia»

«Espellete il calciatore che bestemmia» Dopo il caso Del Piero, il fondatore della nazionale dei frati accusa lo sport blasfemo «Espellete il calciatore che bestemmia» Appello agli arbitri: «La regola c'è, dovete applicarla» SASSUOLO. Basta con la profanazione dello sport, con il calcio volgare, con parolacce e bestemmie sui campi di gioco. La crociata parte da padre Sebastiano, sacerdote modenese con il pallino dello sport (è il fondatore della nazionale dei frati cappuccini). Chiede iniziative forti, padre Sebastiano. «La regola numero 12 della Federazione calcio - dice - al comma 36 prevede, come provvedimento disciplinare per il giocatore che usi un linguaggio blasfemo e offensivo, l'espulsione. Perché non viene applicata?». E poi: «Esiste la giornata della pace, quella della lotta al razzismo, del papà. Perché non proclamare la giornata contro la volgarità e le bestemmie nello sport?». Che mediti, Alessandro Del Piero (colto da una telecamera a bestemmiare durante la partita fra Juventus e Real Madrid, mercoledì scorso). Che mediti chi come lui fatica a tenere i nervi e la lingua a posto quando si trova sul campo da gioco. Quello che ieri sera il sacerdote ha lanciato nel corso di un convegno tenutosi a Sassuolo è un «urlo di condanna contro la profanazione dello sport». Non a caso l'incontro aveva come titolo «Se anche lo sport perde l'anima», presenti calciatori e ex come Ancelotti, Corradini, Romairone e Rabitti, pallavolisti come Cantagalli e Vullo, oltre a campioni di altri sport. Il calciatore? Un maestro di vita se in campo ha un comportamento corretto, un «killer dell'anima» se si lascia andare al turpiloquio o, peggio, alla bestemmia. Padre Sebastiano non ha dubbi: «Lo sport è un dono di Dio, perché serve a far crescere i ragazzi, a offrire loro un modello positivo di vita. Purtroppo sta diventando uno spettacolo degradante, la televisione ci fa sentire e vedere ogni giorno parolacce e bestemmie uscire dalle labbra di quelli che sono considerati idoli dalle folle. Li vedi farsi il segno della croce mentre entrano in campo e bestemmiare quando subiscono un fallo. Si mettono in ginocchio se segnano un gol ma offendono Dio se sbagliano un rigore. Scemo, l'hai sbagliato tu, che c'entra il Signore?». «Lo sport - spiega il frate - è un mezzo di aggregazione e formazione. E' un dono di Dio, se praticato con dignità e rispetto. Anche la Chiesa ha riconosciuto questa improtante funzione, e infatti gli oratori sono sempre stati i serbatoi più affollati di sportivi». Ma adesso... Adesso i tempi sono cambiati, e spesso i campioni non sono - moralmente parlando - all'altezza del ruolo che rivestono. «Un campione - spiega padre Sebastiano - per i ragazzini è un idolo da copiare, è più importante dei genitori, più autorevole del Papa. Ecco perché certi loro comportamenti blasfemi fanno enormi danni. I giovani osservano e imparano. Purtroppo». Insomma, segnare un rigore o vincere una partita è solo una parte della responsabilità che un calcia-tore dovrebbe sentire sulle propriespalle. «Certi stipendi alti - attaccail sacerdote dal pulpito del conve- gno - sono giustificati se i campioni sono maestri di vita, cioè se favori- scono la crescita dei ragazzi. Altri- menti sono dei ladri, dei sacrileghi profanatori». Raffaella Quaquaro Il calciatore della Juventus Alessandro Del Piero, accusato di aver bestemmiato in campo

Luoghi citati: Madrid, Sassuolo