«le ragazze impazzivano per me»

«le ragazze impazzivano per me» Asti, l'ex parroco che ha investito la madre dell'amata aveva affidato a un diario la sua vita tormentata «le ragazze impazzivano per me» // libro-confessione delprete in cella per tentato omicidio DON ENZO ALLO SPECCHIO E m ASTI in un libretto di 32 pagine la chiave del dramma esistenziale vissuto da don Enzo Trambaiolo. Il sacerdote le aveva appena scritte e portate in tipografia per le bozze. Un testo che «La Stampa» è in grado di anticipare. Una «confessione» scritta di getto dal giovane sacerdote. Squarci della sua vita: 10 studio in seminario, i viaggi, la missione in Spagna, il ritorno come parroco nel Monferrato. Poi l'attività in oratorio con i giovani, le difficoltà con i parrocchiani, le speranze, i difficili rapporti con la Curia. Ma il testo racchiude anche e soprattutto i turbamenti, gli amori, le passioni, i dubbi dell'uomo. Un'inquietante «anticipazione» delle risposte che il sacerdote dovrà dare ai magistrati. Il volumetto porta il titolo: «Se tu conoscessi il dono di Dio». Nella prefazione don Enzo usa uno stratagemma classico in letteratura. Scrive di aver trovato un manoscritto nella biblioteca di un convento di suore francescane vicino a Barcellona. Sulla copertina appare l'indicazione «Da un anonimo del XX secolo». In realtà è il diario di una tribolata vocazione. «Finii i due anni di Ginnasio con scarso merito. E ci recammo poi in un luogo appartato dal mondo per riflettere sul nostro futuro tra preghiera, studio e lavoro» scrive il giovane Enzo che ricorda... «Conobbi una simpatica ragazza durante il Liceo Classico. Tra un canto di Dante e una poesia di Lorenzo il Magnifico mi dilettavo a scriverle». L'estate dopo il cuore del seminarista torna a battere per un donna: «Mi innamorai di ima semplice e bella fanciulla. Anche con lei tenni un lungo rapporto epistolare. Non ci scappò neppure un bacio... ma per fortuna, avevo sempre un asso nella manica. Conobbi prima una ragazza nel collegio stesso. E un'altra fuori. La rividi spesso e con molta passione, direi». Il giovane Enzo eccelle nello sport, atletica e calcio. Studia filosofia e teologia. Vive la vita di studente dai Padri Somaschi finché è destinato a Roma per concludere gli studi che lo avrebbero portato all'abito talare. Nella capitale incontra una «bella fanciulla, ma lei rovinò tutto spifferando la cosa ai miei superiori». Il giovane non sembra preoccuparsene: «Mi andò meglio - prosegue il racconto con un'altra, passammo giorni veramente felici. E ancor meglio andò con una studentessa di liceo, perché le facevo scuola di religione e costei si innamorò di me e io di lei. In un'altra scuola le ragazze andavano pazze di me. Difatti nel giorno del mio Diaconato la chiesa era gremita di giovani e le ragazze erano in maggioranza» annota con malcelato orgoglio. Alla facoltà di Teologia segue corsi di professori stranieri: «Ero ben voluto e oltre allo studio mi dedicavo alla fotografia, alla chitarra e alla piscina. Insegnavo religione in una scuola privata». Puntuale arriva un altro turbamento: «Per poco non mi innamorai di una suorina... avevo fatto voto di povertà, castità e obbedienza. Non sempre 11 ho osservati. Anche per quanto riguarda la castità... una volta ci cascai; diciamo pure due, la prima volta con una stupenda ragazza non di Roma, la seconda con una ragazza che era venuta a Roma e che avevo conosciuto in precedenza. Nella Capitale conobbi anche una donna sposata che abitava però molto lontano. La raggiunsi in treno. Mi ricordo che a metà strada tra la stazione e la casa di lei mi tremavano le gambe e dovetti sostare un bel po' prima di riprendermi. Ci scrivemmo spesso. Possiedo ancora il suo indirizzo, come di molte altre». Ancora studio e ancora incontri. Poi un viaggio in Inghilterra, dapprima negato dai superiori, e infine concesso, accompagnato da un sacerdote più anziano. Il giovane Enzo non demorde: «Conobbi una ragazza in aereo... dormii nella sua stanza l'ultima notte, senza avere cattivi pensieri». Arriva l'ordinazione sacerdotale, ma non la serenità: «Riflettei molto sul passo che dovevo compiere, ma il mio problema principale era la donna. Feci finalmente il passo, ma non ne ero molto convinto. D'altra parte la mia famiglia era povera e di la- sciare tutto per creare altri problemi in casa non me la sentivo». Inizia la vita da prete. Viene mandato in un centro per ragazzi «difficili». Ci resterà due anni. Si dà da fare e scrive: «Erano in parte sparite la noia, la solitudine, la paura e la nostalgia. Ma anche qui qualcosa non doveva andare per il verso giusto». Ancora una donna: «Venne come assistente laica a darci una mano, una bella ragazza... finii coll'innamorarmi e lei di me. Il tutto veniva fatto di nascosto con grande disagio per tutti e due. Non ne potevo più». Ancora una fuga, un viaggio in Portogallo, a Fatima. Torna dopo un anno e lo destinano in una missione in Spagna, in Galizia. Don Enzo racconta degli incontri con la gente spagnola, della capacità di apprendere la loro lingua, degli incontri di calcio con i ragazzi della parrocchia. «Era il 1982, l'anno della vittoria Mumbai dell'Italia». Torna, come un'ossessione, il tema della solitudine: «Beh, di cascamorte ne avevo, ma non successe mai nulla di serio. Solo un giorno, o meglio, una notte conobbi una ragazza. Per alcuni giorni rimasi fuori dal mondo. Poi una sera andammo fuori, spingendo la macchina senza far rumore per non dare nell'occhio. Qualcuno ci notò, ma ormai era fatta. Il desiderio carnale ebbe il sopravvento sulla paura. Ci fermammo vici- no alla spiaggia. Faceva un freddo cane, io tremavo, non so se per il freddo o se perché avessi una donna accanto». Viene trasferito a Barcellona. Vive nei quartieri popolari. Organizza campeggi e attività sportive. Nel libro entra, immancabile, un nuovo amore impossibile: «C'era una ragazza che veramente mi è piaciuta. L'amicizia era corrisposta. Ne soffrimmo entrambi quando lasciai la Spagna. Era carina, simpatica. Ma cosa potevo offrire io in cambio a questa ragazza? Potevo lasciare il Sacerdozio. E poi? Dove avremmo vissuto e poi? La situazione era troppo complicata e fuggii. Si è sposata. Ogni tanto ci scriviamo». Don Enzo rientra in Italia e ricorda così quei momenti: «Inizia il periodo più delicato della mia vita. I miei primi 40 anni: quaranta è anche un numero biblico. In questo numero c'è tutto: il distacco, il deserto, la manna, la mancanza di fede, la ribellione, ma anche l'amicizia e l'amore». Don Enzo Trambaiolo lascia l'Ordine dei Padri Somaschi e torna a casa. «Da allora feci finta di fare il prete... chiesi al Vescovo una parrocchia. E me la diede...». Il racconto descrive senza nominarli direttamente gli incarichi come parroco di Cella Monte e poi a Montemagno d'Asti. Anni mtensi, don Enzo diventa «un personaggio». Le sue azioni dividono i paesi. I giovani lo seguono. Scrive il sacerdote: «Continuavano ad arrivare telefonate a me, ai carabinieri, in municipio e, infine, dulcis in fundo, anche in Curia. Non riuscivo più a dormire la notte, non mangiavo più, tanto me la presi. E alla fine mi beccai due ulcere gastriche sanguinanti. Prima di essere sottoposto alle cure, però, volli distrarmi e meditare un po' sugli ultimi avvenimenti. Mi recai in Grecia con quattro ragazzi, scelti a mio piacimento. Pagai loro il viaggio e trascorremmo una bella settimana di relax. Ritornai, ma non ero più lo stesso. Chiesi le dimissioni al mio vicario, mi vennero concesse». Torna in Spagna a trovare i vecchi amici. Poi è nuovamente in Italia: «Appena mi sono sentito uccel di bosco, conobbi (non in senso biblico) una bella e giovane ragazza. Abbiamo passato momenti veramente sublimi, a livello di amicizia, così mi risollevai. Mai mi ero trovato così in basso, e mai così in alto, inebriato di volo. Stordito da questo improvviso eccesso di libertà, come un ragazzotto fattosi uomo ad un tratto, buttato nel vasto mondo». Le ultime frasi fanno raggelare alla luce della lucida follia omicida che ha mosso don Enzo nella notte tra sabato e domenica: «Chiedo scusa e perdono se ho potuto offendere alcune persone, ma nel mio cuore non ho nulla da rimproverarmi, se non, forse, quello di non aver saputo venire incontro a certe esigenze che, purtroppo, nessuno aveva avuto il coraggio di rivelarmi». Brunella Mascarino Sergio Miravalle fi fi Ho passato giorni terribili, non dormivo e non mangiavo più Chiedo scusa se ho offeso alcune persone ma nel mio cuore non ho nulla da rimproverarmi j ej fi fi Al momento dell'ordinazione non ero molto convinto: ma feci il passo perché non volevo creare altri guai alla mia famiglia p p ti Non sempre ho osservato il voto di castità La prima volta l'ho tradito con una splendida giovane di Roma Nella capitale ho conosciuto anche una donna sposata Ricordo che quando andai a trovarla mi tremavano le gambe a Una volta ho rischiato di innamorarmi di una suorina Anche quando andai in Spagna avevo molte cascamorte intorno a me Nulla di serio fino a quando conobbi una ragazza con cui la passione ebbe il sopravvento sulla paura ■■ ttc\v**r, «*rté*tttìSVi* «...««ina Ut*' X iX%& . \t alt** ' off La madre di Fiammetta Mussio (sopra) e la sua casa a Camagna A destra Enzo Trambaiolo Sotto, una pagina del suo libro

Persone citate: Brunella Mascarino, Camagna, Enzo Trambaiolo, Fiammetta Mussio, Magnifico, Ricordo, Sergio Miravalle