Tutti gli enigmi di Pannella di Filippo Ceccarelli

Tutti gli enigmi di Pannello RETROSCENA Tutti gli enigmi di Pannello E adesso si lancia verso il «suicidio elettorale» IL MARCO EQUILIBRISTA AROMA LZI la mano chi riesce a capire Marco Palmella, Il Pannella di oggi: con Sgarbi, ma senza Sgarbi. Nel Polo, ma fuori del Polo. Artefice dell'elezione di Scalfaro e fautore delle sue dimissioni. Lanciato verso le elezioni, e tuttavia privo di candidati riformatori in parecchi collegi. Il Pannella che rinuncia sdegnosamente le offerte del centrodestra, ma poi tenta fino all'ultimo di ricucire l'alleanza, offrendo lui, a quel punto, mortificanti dispombihtà. Il Pannella che protegge Berlusconi dai giudici, ma gli dà del bugiardo. Che continua a riempire i teatri e a far audience esplosive, ma poi si prenota per qualche 1 o 2 per cento. Il Pannella che dopo essersi presentato contro Fini, e dopo averlo attaccato a tutto spiano nei giorni scorsi, lo incontra e lo lascia parlare di «telenovelas... E ci deve essere per forza qual- cosa di grandiosamente misterioso, in questa specie di suicidio elettorale. Qualcosa che trascende i pregiudizi o le ironie che ormai da quasi quarant'anni accompagnano il personaggio - senza avergli mai impedito di esercitare un'influenza di tutto rispetto nella vita pubblica italiana. Si faccia avanti, dunque, chi è capace di comprendere l'enigma di quest'ultimo Pannella. Ecco, ci ha provato con persuasive ma anche terribili conclusioni Massimo Teodori, già deputato radicale e oggi autore di Marco Pannella, un eretico liberale nella crisi della Repubblica (Marsilio, 166 pag, L. 20 mila, in libreria fra tre giorni). Una pacata requisitoria che senza indùlgere all'astio degli ex cerca di dare un senso al cupio dissolvi e lo trova infine in questa affermazione: «Il peggior nemico di Pannella è Pannella medesimo». Giudizio tanto più severo quanto più motivato dalla circo- stanza che forse solo questo leader, per il suo limpido passato e per la sua straordinaria creatività, poteva porsi oggi alla guida di quell'Italia liberale che fin dal 1951, come invocato nel bel distico iniziale di Mario Ferrara (papà di Maurizio e nonno di Giuliano), aveva tanto bisogno di un «matto». «Uno di quei matti - appunto che non sono mai stati al manicomio e che non ci andranno, che sono simpatici a tutti, non fanno ridere né piangere, ma cominciano con il farsi ridere dietro dai savii e farsi ascoltare da altri pazzi come loro e, alla fine, si tirano dietro il grande esercito dei savii e dei ben pensanti...». Questa la missione, si direbbe, che Pannella, «progettista, armatore, carpentiere e capitano di lungo corso della zattera, del motoscafo incursore e quindi del vascello radicale», ha assolto fino a un dato momento. Ma che poi ha come sacrificato a un «titanismo auto- distruttivo», a un «disegno di azzeramento», a «pulsioni esistenziali» che inesorabilmente condizionavano l'efficacia dell'azione. Nel corso del tempo - è la tesi del libro - Pannella «è stato portato a servirsi prevalentemente di strumenti politici plasmati quali appendici ed espansioni» di un ego (dbrtissimo e strabordante». Ha vissuto la politica come «la forma più nobile di realizzazione della sua stessa personalità». Convinto di avere in sé la forza di muovere uomini e cose, «ha tracimato in tutte le direzioni, ha tentato di sedurre ogni genere di interlocutori e ha ritenuto possibile superare qualsiasi ostacolo». Uno dei quali, dopo tutto, era il gruppo dirigente radicale (di cui Teodori ha fatto parte), intralcio a una leadership sempre più personale. E quindi dissolto senza rimpianti. Osservata così, nell'ottica di una grande occasione perduta, l'avventura del pr finisce addirittura per confliggere con quella dell'uomo che l'ha accesa e poi spenta. «Nell'analizzare il ruolo assolutamente preminente che nella vicenda radicale ha giocato Pannella - scrive Teodori - occorrerebbero le risorse concettuali di Sigmund Freud, oltre a quelle politologiche di Max Weber». Se quest'ultimo, infatti, ha studiato il carisma - che nel mondo pannelliano, «intrecciandosi con l'intensità dei rapporti personali, è talvolta sconfinato in un sottile dispotismo, soffice ma pervasivo» - hanno forse a che fare con il fondatore della psicanalisi tutte quelle figure più o meno mitologiche che la pubblicistica ha via via accostato al personaggio: «Il Narciso che ama guardare la propria immagine riflessa, il Saturno che mangia i suoi figli, l'Icaro a cui si sciolgono le ali volando verso il sole, 0 Prometeo che muove le montagne, la Trinità Divina che vuole riassumere in sé la tesi e il suo contrario, il Vampiro che ha sempre bisogno di sangue fresco...». A queste rappresentazioni Teodori ne aggiunge una che sa di rimpianto quasi scientifico: «Un potente fascio di energia che, invece di proiettare luce su un'ampia radura in ombra, cortocircuita con se stesso provocando tuoni e lampi, di grande intensità sì, ma destinati a scaricarsi in un attimo». Filippo Ceccarelli Ai tanti quesiti risponde Teodori con «Un eretico liberale nella crisi della Repubblica» Marco Pannella A destra: Massimo Teodori ex parlamentare radicale autore del volume «Marco Pannella, un eretico liberale nella crisi della Repubblica»

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