Berlusconi-Prodi è rissa sul fisco di Zeni

Milano, scontro totale in diretta tv davanti a una platea di quasi mille commercianti Milano, scontro totale in diretta tv davanti a una platea di quasi mille commercianti Berlusconi-Prodi, è risso sul fisco «Romano, bugiardo». «Silvio, vuoi spaccare il Paese» MILANO. Arrivano puntuali, alle 11, un minuto prima dell'inizio della diretta su Raiuno, quando la sala dell'Unione commercianti è piena e strapiena. Settecento persone più un numero mai visto di giornalisti, fotografi, televisioni. Tutti qui, nel quartier generale dei commercianti milanesi dove va in scena il momento clou del tax day, giorno della protesta fiscale: il grande confronto - il primo in assoluto - tra i due candidati premier del governo che verrà, il leader del Polo Silvio Berlusconi contro il leader dell'Ulivo Romano Prodi. Il Cavaliere contro il Professore. Succede di tutto. Applausi (21 a 9 a favore di Berlusconi), fischi (tre a uno contro Prodi), interruzioni (quattro, tutte a svantaggio di Prodi, che a un tratto sbotta: «Io ho lasciato parlare voi e voi dovete lasciar parlare me»), interventi decisi di Vespa («Adesso basta, li avete invitati, fateli parlare»), comizi e controcomizi. Si parla di fisco. «Noi vogliamo un nuovo patto fiscale avallato dalle categorie, altrimenti si continuerà ad andare avanti con una categoria che accusa l'altra di evasione», sintetizza Prodi. Subito bacchettato da Berlusconi: «Voi volete ammazzare il fiore dell'economia italiana, i commercianti e i piccoli imprenditori, la storia è maestra di vita, spero lo sia anche di voto». E, inevitabile, scoppia la polemica politica sintetizzata in quello scambio di battute, il più duro di tutti, con Berlusconi che quasi urla («Ho visto ieri in tv cos'è l'Ulivo, il Jurassic Park della Prima Repubblica, altro che nuovo che avanza») e Prodi, per una volta pronto alla controbattuta: «Peccato che il Jurassic Park Berlusconi lo tiene qui sul palco, il suo quindi è molto più autorevole». «E' vero che sul commercio avete copiato il programma dell'Ulivo?». Parte lancia in resta, nelle sue domande, Bruno Vespa. Chiede risposte secche e veloci. «Non è vero nel modo più assoluto», esclude Berlusconi agitando la testa: «Abbiamo solo contattato la Confcommercio per sapere quali l'ossero i problemi dei commercianti». Prodi sorride, magnanimo: «Come professore ho sempre avuto molta tolleranza per chi copia ma sono stato io a scrivere la parte del programma dell'Ulivo sul commercio e ho poi ritrovato in quello del Polo passi copiati parola per parola». La platea tace. Berlusconi scoppia : «Menzogne, caro Prodi, lei come tutta la sinistra usa il metodo della menzogna e una menzogna ripetuta sette volte diventa verità». Primo applausone. Calma, chiede Vespa e passa alla domanda sui Bot: è giusto o è una follia detassarli? «Detassare i Bot significa incentivare l'investimento verso i titoli pubblici a sfavore di quelli più direttamente collegati alla produzione. Non me l'aspettavo dal Polo, va all'opposto dell'incentivo all'imprenditorialità», argomenta Prodi. Berlusconi la prende alla larga: «Vede, Vespa, sarebbe meglio se ognuno di noi potesse presentare prima le proprie idee. Noi crediamo che questo Paese può fare risultato se liberato da tutti i laccio- li, noi siamo per una politica di sviluppo ma è ovvio che per ottenere risultati serve un governo stabile». Prodi non ci sta: eh no, sussurra a Vespa, deve rispondere, non può far comizi... Vespa fa sì con la testa: stia calmo, aspetti. D'accordo, cambia tema il moderatore, cosa pensate della riduzione delle aliquote? Prodi risponde in meno di un minuto: «E' nostra intenzione - dice - ridurle da 7 a 4, forse a 3, portando la massima dal 51% al 40%, alzando la minima per mantenere inalterato il gettito». Berlusconi ha bisogno di due minuti abbondanti: «Ci vuole un'aliquota media del 30%, ognuno di noi è disposto a pagare allo Stato il 33% di quanto guadagna, non di più». Ancora applausi. Tenta di stringere i tempi, Vespa, la diretta tv è quasi al termine: siete d'accordo sull'abolizione dello scontrino? Prodi: «Io non solidarizzo con le abolizioni fiscali in campagna elettorale, comunque mi pare un'abolizione doverosa». Berlusconi: «Se oggi il governo volesse, potrebbe farla, solo che sta facendo tante cose, alcune a fini elettorali al limite della decenza». La sala s'infiamma. E Prodi sbotta: troppo facile parlare di detassare, detassare, detassare... «Abbiamo visto cosa significa tenere in disordine i conti, col governo Berlusconi - aggiunge - abbiamo avuto un aumento dei tassi che ci è costato 50 mila miliardi». Non l'avesse mai detto. Riesplode il Cavaliere: «E' una bugia grossa come una casa, la verità è che la sinistra ha sempre criminalizzato i commercianti, vi ha chiamati con disprezzo bottegai, ricordatevelo». Il Professore si ribella: «Qui si vuole spaccare il Paese in due, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi». Berlusconi incurante: «La verità è che la sinistra gli unici interessi che ha sempre difeso sono quelli della grande industria e dei sindacati». Gli applausi sommergono la replica di Prodi: «Terminologia ridicola». Ma è vero o no che la grande distribuzione è la rovina dei commercianti?, insiste Vespa. «Berlusconi ha parlato di grande impresa ma non della grande distribuzioe dove lui è protagonista», ironizza Prodi. E Berlusconi: «Ma se il gruppo Fininvest è stato costretto a cedere gli Euromereati perché i compagni avevano smesso di frequentarli... Perché non parla lei della "piovra" delle Coop?». Armando Zeni L'ex premier: voi siete i killer dell'imprenditoria Il leader dell'Ulivo zittisce il pubblico «Fatemi parlare»

Luoghi citati: Milano