Tifosi, dura protesta di Angelo Caroli
Tifosi, dura prolesta Tifosi, dura prolesta Capello: «Hanno ragione loro» DAI FISCHI ALLE OVAZIONI IMILANO L Milan passa dalle uova marce alle ovazioni, nel giorno dello scudetto ipotecato. Ma Capello tocca ferro perché la parola magica gli fa l'effetto di un gatto che attraversa la strada. Ma torniamo alle contestazioni. Un centinaio di tifosi aspettano la squadra nei pressi dell'ippodromo di S. Siro. Sono le 13,30, non hanno digerito la sconfitta nel derby e a Bordeaux. Uova e ortaggi decorano i cristalli e la carrozzeria del pullman, che «è irriconoscibile», racconta un operatore dello stadio. Ma non è finita, la curva Sud espone striscioni scottanti: «Ora basta, vergognatevi, i derby si possono perdere la dignità no»; «2400 km col cuore, voi 90 minuti di vergogna»; «Derby e Bordeaux, vi è mancata la rabbia ed eccovi la nostra»; «Non ci irrita la sconfitta, ma l'aria che si respira». I giocatori entrano in campo, è uno scoppio di fischi. E il disappunto è condito con lunghi tempi di silenzio fino a quando il genio di Savicevic, che fa anche da scialuppa di SalvaBaggio, guida la navigazione per il gol comodo del Codino. Lo stadio si scuote. Ci vorrà la rete di Donadoni per la scossa collettiva. Ma gli striscioni non vengono rimossi. Savicevic è comunque più forte del dissenso. Sembra assurdo contestare una squadra che in 4 anni ha vinto 3 scudetti e alla 5a stagione si accinge a conquistare il 4°. Il fronte critico si spacca, II presidente Silvio Berlusconi è fuori dalla grazia di Dio. Capello, in sala stampa, si colloca invece su posizione opposta. Forse per lui la contestazione ha dato una spinta alla squadra: «I tifosi hanno fatto bene a contestare, è stato un atto di amore e di orgoglio. Venivano a vederci anche in serie B, dunque...». Poi attacca con il fervorino per la squadra: «Chi veste questa maglia deve imparare a soffrire, al gruppo servono grinta e umiltà, in due gare ci sono mancate e abbiamo pagato. Avevamo attenuanti (assenze, ndr), ma la concentrazione non deve mai venirci meno». Concentrazione o no, resta il fatto che se Savicevic non avesse usato il delizioso grimaldello voi magari sareste ancora a soffrire. «Ho sempre detto, a differenza di altri (riferimento a Sacchi che è in tribuna, ndr), che si vince con i giocatori. Comunque tutta la squadra si è comportata bene anche se la contestazione aveva lasciato tracce sulla nostra pelle. Non mi piace fare nomi, meritano un'eccezione Tassotti e Galli. La vecchia guardia non sbaglia mai colpi». Arriva Savicevic, è preceduto dal figlio Vladimir che presenta il papà con un filo di voce: «Ha giocato bene», e se lo mangia con gli occhi. Telecamere e taccuini tutti per il Genio, che esterna con modi solenni innazitutto su uova, fischi e striscioni: «Non me l'aspettavo. Gli altri anni anche quando perdevamo con Juventus e Parma non eravamo trattati così. Dopo due sconfitte, in fondo, non casca il mondo. Anche senza la reazione dei tifosi la musica in campo non sarebbe cambiata. A noi è tornata la fame. Magari soffriremo, ma ce la faremo... fino in fondo». Savicevic rientra e trascina tutti: «La mia presenza si è sentita di più perché mancavano molti miei compagni. Sono felice per il gol di Baggio, questa per lui è una stagione sfortunata con due rigori sbagliati. Si è mosso bene, migliora di partita in partita. Il battibecco con Sensini? Mi teneva per la maglia, ho tentato di liberarmi, non volevo colpirlo. Ha fatto scena». Cala il sipario mentre il pr Tarozzi comunica il bollettino degli infortuni: a Desailly (polpaccio dolente) e Albertini (distensione muscolare). Angelo Caroli Gli striscioni esposti dai tifosi che prima avevano lanciato uova e ortaggi contro il pullman dei giocatori; foto piccola, Baggio che si è fatto parare un rigore da Bucci
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